Scuola. La sentenza del ministro Bianchi: «La Dad è finita, ha fallito»

Di Redazione
10 Settembre 2021
Intervistato dalla Stampa, Bianchi promette che gli studenti non staranno più a casa. Ma il decreto del governo dice altro
Patrizio Bianchi, ministro dell'Istruzione, annuncia novità su scuola e Dad

Patrizio Bianchi, ministro dell'Istruzione, annuncia novità su scuola e Dad

Partiamo dalle buone notizie. Intervistato dal direttore della Stampa, Massimo Giannini, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha intonato il de profundis alla didattica a distanza. A domanda diretta ha infatti sentenziato: «La Dad è finita, non ha funzionato l’idea che si possa sostituire la didattica in presenza con una surrogata».

La Dad ha fallito, ma è davvero finita?

Parole lapidarie, che dimostrano come il governo abbia inteso la lezione. I dati del test Invalsi 2021, ad esempio, parlano chiaro: alle medie il 39% dei ragazzi non raggiunge il livello minimo accettabile in italiano, il 45% in matematica, soglie ampiamente superate nel Mezzogiorno dove oltre il 50% dei ragazzi non ha competenze adeguate in italiano e il 60% in matematica. Ma è in quinta superiore che si registra una disfatta totale della scuola: non arriva al livello minimo di italiano e di matematica rispettivamente il 44 e 51% degli studenti. Nel 2019 erano rispettivamente il 35 e il 42%. Drammatici anche i numeri dell’abbandono scolastico.

Poiché la Dad ha fatto più danni di un uragano per quanto concerne l’apprendimento, la capacità relazionale e la salute psicofisica degli alunni, non si può che salutare con soddisfazione le dichiarazioni del ministro. Resta però un dubbio. Se da un lato Bianchi è stato categorico nell’intervista, non si può dire lo stesso del governo in cui milita. Infatti, il decreto 211 del 6 agosto prevede la didattica a distanza nelle zone arancioni e rosse in presenza di focolai. Come fa il ministro a essere certo che, qualora si verificasse una recrudescenza dei contagi, i presidenti di Regione non richiuderanno nuovamente le classi? Non è chiaro.

Il governo ha fatto poco per la scuola

E qui veniamo alle note dolenti dell’intervista. Il governo Draghi infatti, nonostante la buona volontà, ha fatto poco o nulla per risolvere i problemi della scuola e prevenire nuove chiusure: al di là del green pass, restano le classi pollaio, i trasporti inadeguati, l’assenza di un piano per monitorare il livello dei contagi a scuola, la messa a disposizione degli istituti di spazi aggiuntivi dove svolgere lezioni e attività.

Bianchi si batte per rivendicare quanto fatto, sottolineando soprattutto i «270 milioni stanziati per gli interventi degli enti locali e i 350 milioni per le scuole pubbliche per dotarsi di strumenti di areazione». Ma, come notato da Rachele Furfaro, fondatrice della scuola paritaria impresa sociale “Dalla parte dei bambini” e presidente della Fondazione dei Quartieri Spagnoli Foqus, «i fondi sono stati stanziati ad agosto, mentre siamo in emergenza da un anno e mezzo».

Ora le promesse vanno mantenute

Quando avrebbero dovuto fare i lavori di ampliamento le scuole, verrebbe da chiedere al ministro, in pieno agosto? Davanti all’obiezione Bianchi fa spallucce e si trincera dietro al «principio dell’autonomia scolastica» specificando che «noi abbiamo messo le risorse a disposizione degli istituti e degli enti locali». Vedere il ministro di un paese campione di centralismo statale che scarica eventuali inefficienze e mancanze sulla risicatissima autonomia della scuola non è un bel vedere.

Solo per la risposta sulla Dad durante il colloquio con Giannini, tralasciando il resto, il ministro meriterebbe comunque un bel 7 in pagella. Ora deve però stare attento a non prendere 4 in condotta: resta infatti da vedere se quanto promesso verrà anche applicato in autunno e in inverno o se si tornerà al solito ritornello di chiusure indiscriminate al primo allarme.

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.