«Solo Mario Monti può rimettere insieme i moderati». Così in una intervista al Corriere della Sera Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera in quota Pdl, invita il premier tecnico a «ripetere a distanza di 18 anni quello che aveva fatto Silvio Berlusconi nel ’94». Secondo Lupi «la maggioranza del nostro paese continua ad essere composta da moderati e quindi l’urgenza di una ricerca di unità è ancora più forte. Se Monti non si candida dovremo cercare di aggregare il più possibile ma la divisione sarà inevitabile e i moderati, divisi, perdono». Se Monti rifiutasse la proposta «ci sono diverse ipotesi: potrebbe scendere in campo per rappresentare solo alcuni e credo che sprecherebbe un’occasione storica. Oppure potrebbe dire di no: ma io mi auguro che accetti la sfida. Come può dire no al Partito popolare che lo chiama?».
NIENTE CALCOLI DI CONVENIENZA. «Berlusconi – insiste Lupi – ha fatto una scelta di grande responsabilità: è in campo ma ha detto che di fronte a Monti si tira indietro, perché evidentemente ne riconosce statura e valore». Commentando la manifestazione di ieri di Italia popolare, aggiunge: «La manifestazione ha detto con chiarezza che noi non vogliamo un nuovo partito, ma vogliamo lavorare insieme perché il Pdl diventi un partito nuovo». I sondaggi tra i votanti del Pdl, però, bocciano l’appoggio a Monti: «È il momento della persona e credo che chi vuole usare senso di responsabilità e persegue l’interesse del paese non guardi i sondaggi e i calcoli di convenienza. Quando il Pdl appoggiò il governo tecnico lo fece contro le opinioni indicate dai sondaggi, ma nella consapevolezza che esiste un bene comune più alto del calcolo politico».
«ABBIAMO SBAGLIATO». È stato un errore far cadere il governo Monti? «Col senno di poi, l’astensione che voleva segnalare una presa di distanze non su Monti, ma su alcune proposte del suo governo, forse andava evitata. Forse avremmo dovuto arrivare alla scadenza naturale, perché questo fatto potrebbe rivelarsi un inciampo sul percorso di questo nuovo polo».