Caro direttore, so che tu capisci a stento di calcio, quindi ti uso come sponda neutrale per tornare sul “caso Luna Rossa”. Ho ricevuto due lettere furibonde per come ho parlato dell’ultimo gioiello nazionale. Gli italiani, brava gente, sono abili nel saltare sul carro (o sulla barca) del vincitore. A ottobre, in tempi non sospetti, augurai a Luna Rossa l’affondamento (peccato relativo al settimo comandamento: non uccidere) e tutto passò sotto silenzio. Ora ho espresso un mio diritto di scelta (Maurizia Paradiso al posto della vela, peccato relativo al sesto: non commettere atti impuri) e il popolo si ribella. Come mai? Semplice, i velisti della domenica neanche sapevano dell’esistenza della barca italiana, fino a un mese fa. Del resto, a parte l’affondamento della disgraziata nave albanese davanti a Brindisi, le ultime vittorie navali italiane risalgono alla Battaglia di Lepanto (1576, circa). È un classico: siamo sportivi per caso, per una notte di luna, più o meno rossa. Una storia già vista: seguiamo il grande evento, specie quello gonfiato dai media, e poi ci rintaniamo nelle nostre abitudini. Vedremo frotte di velisti, conclusa la Coppa America? Forse, ma ho i miei dubbi. Incombono gli Europei di calcio e, a seguire, le Olimpiadi. Allora scopriremo discipline fondamentali come tiro, beach volley, triathlon e, magari, badminton. Detto questo, visto che c’è arrivata, spero che Luna Rossa vinca. Perché il napoletano triste De Angelis mi sta simpatico. Sono i suoi tifosi che non sopporto.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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