Libia. Neanche l’Onu crede nell’accordo tra islamisti e laici, mentre l’Isis si prende i pozzi petroliferi

Di Leone Grotti
05 Marzo 2015
Oggi i governi rivali si incontrano in Marocco con la mediazione dell'Onu, mentre già viene preparato il "piano B"

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Bombardare la fazione con la quale dovresti allearti il giorno dopo non è proprio il modo migliore per raggiungere un accordo. Ieri, uno dei due governi della Libia, quello laico di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, ha condotto dei raid aerei sull’aeroporto della capitale Tripoli, comandata dal secondo governo, quello islamista.

UNITÀ NAZIONALE. Questa non è la miglior premessa per l’incontro che oggi, in Marocco, secondo il mediatore dell’Onu Bernardino Léon, potrebbe portare alla creazione di un governo di unità nazionale, in grado di concentrarsi sulla lotta allo Stato islamico. Oggi si inizierà a capire se questa strada è praticabile ma persino l’ambasciatore spagnolo all’Onu, Oyarzun Marchesi, non crede che il suo connazionale possa riuscire nell’intento. Per questo ha consigliato di preparare un “piano B”.

PIANO B. Tra le ipotesi considerate, c’è il blocco marittimo per impedire la vendita del petrolio, ottenendo così due risultati: da una parte una pressione economica su tutte le fazioni in gioco, che traggono vantaggi dalle vendite, anche di contrabbando, dall’altra un controllo delle coste. In alternativa, sanzioni individuali ai governi o congelamento totale dei proventi del petrolio (che però vanno anche alla popolazione).

libia-stato-islamico-isis-youtube3STOP ALL’EMBARGO. Ieri, alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il governo di Tobruk, appoggiato dall’Egitto,  ha chiesto di interrompere l’embargo sulle armi, permettendo così al suo esercito di comprare dall’Ucraina 150 carri armati, due dozzine di jet, sette elicotteri, migliaia di fucili, lancia-granate e milioni di munizioni. Se non ci saranno obiezioni, la richiesta sarà approvata lunedì, ma è difficile: Usa e Gran Bretagna, infatti, sono percepiti come sostenitori del governo di Tripoli. Ieri, addirittura, l’ambasciatore libico ha accusato esplicitamente Londra di stare con i terroristi.

TUTTI CONTRO TUTTI. Nel frattempo, la situazione sul terreno continua a peggiorare ed è per questo che Léon ha chiesto di «agire velocemente». Il generale Khalifa Haftar, nominato comandante in capo dell’esercito libico di Tobruk, ha dichiarato di aver «accerchiato Derna», la roccaforte dell’Isis in Libia, e di essere pronto a sferrare un attacco: «L’esercito attende ordini». I jihadisti, in compenso, hanno occupato i pozzi petroliferi di Al Bahi e Al Mabrouk, a sud-est di Sirte, e si «stanno rinforzando». Zintan invece, città-Stato fedele a Tobruk, è stata bombardata da jet non identificati.

INCONTRO NON RISOLUTIVO. L’unica certezza, in una situazione estremamente instabile, è che l’incontro di oggi in Marocco non sarà risolutivo. Ieri infatti il governo algerino ha riunito 200 capi politici e militari delle varie fazioni libiche per raggiungere un compromesso. Questo incontro, il cui contenuto è stato tenuto segreto, riprenderà la prossima settimana. È chiaro che nessuno ritiene che l’incontro in Marocco possa essere risolutivo.

@LeoneGrotti

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