Libia. È cominciata la «battaglia finale» per strappare Sirte all’Isis

Di Redazione
29 Agosto 2016
Ieri le milizie leali al governo di unità nazionale di Serraj sostenuto dall'Onu hanno subito pesanti perdite. Ma ai jihadisti restano solo due quartieri
Ammainate le ultime bandiere nere dell'Isis nei palazzi di Sirte conquistati dalle milizie. Le ultime fotografie postate dalle forze libiche mostrano i combattenti in festa nel cortile del Centro Ouagadougou - ex quartier generale dello Stato islamico - mentre tengono in mano un vessillo del Califfato e dietro di loro sventola la bandiera della Libia. ANSA/ALBINYAN AL MARSOUS MEDIA CENTER +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++

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Ieri è cominciata la «battaglia finale» per la conquista della roccaforte dello Stato islamico in Libia, la città di Sirte. L’assedio da parte delle milizie leali al governo di unità nazionale (Gna) di Fayez Serraj, aiutate da forze speciali americane, britanniche, francesi e italiane (nelle retrovie), va avanti dal 12 maggio e dovrebbe essere entrato nelle sue fasi conclusive.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]L’ASSEDIO. Come scrive l’inviato della Stampa a Sirte, un centinaio di uomini dell’Isis, su 5.000 che erano all’inizio della battaglia, sono asserragliati nel quartiere 1 della città, a nord vicino alla costa, e nel quartiere 3, a est. Entrambi sono controllati dai jihadisti solo per il 50 per cento e assediati dalle milizie di Misurata e di Ibrahim Jathran.

ALMENO 34 MORTI. Nonostante l’intervento americano dall’1 agosto con continui bombardamenti, lo Stato islamico resiste e con una serie di attentati suicidi solo ieri ha ucciso almeno 34 combattenti libici e ne ha feriti altri 180. Le milizie di Misurata insistono che la vittoria è vicina: «Siamo entrati negli ultimi due quartieri di Daesh (acronimo arabo dell’Isis) a Sirte», ha dichiarato il portavoce delle forze che appoggiano Serraj, Reda Issa.

DIVISIONI POLITICHE. Al di là delle operazioni militari, il paese resta diviso anche politicamente. Una settimana fa il Parlamento di Tobruk, sul quale è forte l’influenza dell’Egitto e del generale Khalifa Haftar, che controlla la parte orientale del paese, si è rifiutato per l’ennesima volta di votare la fiducia al governo di Serraj, sostenuto dalle Nazioni Unite ma ancora illegittimo formalmente.

Foto Ansa

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