Lezioni di amore da una Chiesa che ama l’amore umano

Di Livio Melina
20 Settembre 2015
Perché l’amore non è solo la scintilla momentanea e seducente di un sentimento, ma la risposta responsabile ad una vocazione

love-stories.giorgio-cariniArticolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Pubblichiamo stralci della prefazione di monsignor Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, alla seconda edizione del volume di Love Stories. Manuale di sopravvivenza per il matrimonio cattolico, di don Giorgio Carini, parroco a Grottammare (Ap) e che sarà pubblicato a puntate su tempi.it.

Il sottotitolo di questo agile libretto può trarre in inganno solo un affrettato lettore. Infatti nell’opera di don Giorgio Carini invano si cercheranno “istruzioni per l’uso”. Ancora meno regole in vista di un minimalistico obiettivo di sopravvivenza per matrimoni in crisi.

L’ironica modestia della presentazione non può nascondere la pretesa grandiosa dell’Autore, che potrebbe venire espressa con le stesse luminose parole con cui individuava la sua specifica vocazione sacerdotale il giovane prete Karol Wojtyla, che fu poi proclamato da papa Francesco “il Papa della famiglia”: «Questa vocazione all’amore è naturalmente l’elemento di più stretto contatto con i giovani. Da sacerdote mi resi conto di ciò molto presto. Sentivo quasi una sollecitazione interiore in questa direzione. Bisogna preparare i giovani al matrimonio, bisogna insegnare loro l’amore. L’amore non è cosa che s’impari, e tuttavia non c’è cosa che sia così necessario imparare! Da giovane sacerdote imparai ad amare l’amore umano. Questo è uno dei temi fondamentali su cui concentrai il mio sacerdozio, il mio ministero sul pulpito, nel confessionale, e anche attraverso la parola scritta. Se si ama l’amore umano, nasce anche il vivo bisogno di impegnare tutte le forze a favore del “bell’amore”. Poiché l’amore è bello. I giovani, in fondo, cercano sempre la bellezza nell’amore, vogliono che il loro amore sia bello» (Varcare la soglia della speranza, A. Mondadori).

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Il fascino di queste pagine, giunte non casualmente alla seconda edizione, dipende dal metodo scelto per sfidare l’ambizioso (impossibile?) obiettivo di “insegnare ai giovani ad amare”: la via dell’esperienza vissuta, degli incontri reali di vita, della simpatia fraterna e paterna, che permette di partecipare alle attese, alle inquietudini e ai drammi dell’umana avventura dell’amore, senza ammiccamenti e superficialità, senza abdicazioni alla propria missione pastorale. Lo sguardo del sacerdote, che non dimentica la propria umanità nel proporre integralmente la luce del Vangelo, è capace di cogliere con intelligenza la bellezza del dono ricevuto, di stupirsi della grandezza del cuore umano, di seguire con inquietudine le incertezze e fragilità, di soffrire per i fallimenti, di sperare sempre al di là di ogni fallimento. Allora l’accoglienza non è mai equivoca tolleranza, perché diventa accompagnamento cordiale al compimento della speranza iniziale nell’orizzonte di una promessa che non è solo umana. L’invito è dunque a fare memoria di una roccia su cui si può edificare, perché l’amore non è solo la scintilla momentanea e seducente di un sentimento, ma la risposta responsabile ad una vocazione, che è sostenuta dal Dono dell’amore di Dio, che suggella l’alleanza dell’uomo e della donna in vista della famiglia, piccola chiesa domestica.

Amare diventa un cammino, esigente e attraente, un’impresa possibile, nonostante le difficoltà, le fragilità e gli ostacoli. Così l’etica si fonda sulla solida base di un dono e sul fascino di un incontro umano, che il sacramento innesta nel tronco fecondo, assicurando la linfa divina della grazia e del perdono.

Kierkegaard aveva contrapposto l’estetismo dell’avventuriero gaudente alla fedeltà del padre di famiglia e alla fede cieca e assoluta del credente. Ma queste dimensioni sono davvero estranee l’una all’altra e incompossibili? Il libro di Carini ci mostra che il cammino per imparare ad amare rende oggi il matrimonio e la vita famigliare una grande avventura di fede, in cui tutto quello che accade è una finestra sul Mistero, in cui la serietà della responsabilità non si identifica affatto con la noia, ma diventa la condizione di una apertura ad un orizzonte sempre più grande.

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1 commento

  1. paolo

    Tempi ha la stupenda capacità di farmi ri-cordare (non rammentare) in due articoli successivi persone incontrate che hanno lasciato un segno nella mia vita: Madre Teresa, mons. Melina. Grazie, redazione!

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