Lego abolisce i giochi per maschi e femmine: qui solo pupi e passioni gender neutral
Ma signori Lego, dopo il mattoncino a base vegetale ecosostenibile, la linea “sposa e sposo” («disponibili singolarmente, rendendo così molto più facile per le coppie dello stesso sesso riprodurre se stessi nel loro giorno più importante»), il set Lgbtqia+, la campagna per la Giornata mondiale delle donne, il ritiro di parte delle pubblicità sulle costruzioni di stazioni di polizia, accessori e vetture dei poliziotti in seguito all’assassinio di George Floyd, lo stop definitivo alla produzione di soldatini, carri armati, cose di guerra, che altro devono fare i bambini per poter giocare in santa pace con le costruzioni, ops costruire il futuro, ops decostruire gli stereotipi con i Lego?
Barbie Astrazeneca e Masha putiniana
Va bene, giocare è diventata un’operazione intellettuale, e anche rieducativa: sono anni che Barbie non sforna crostate ma bambole president e vicepresident o con la tuta da Samantha Cristoforetti (oggi c’è Barbie vaccinologa Sarah Gilbert, la co-creatrice del vaccino Astrazeneca: praticamente una Barbie ma mora, occhialuta, in polacchine, tailleur con pantalone e il physique du rôle del dottorando in biochimica all’Università dell’East Anglia, a Norwich). Intellettuale, rieducativa e politica, mica per nulla il Times andava vedendo in cartoni e merchandising di Masha e Orso uno strumento soft power del Cremlino che avrebbe convito i bambini a riprendersi l’Estonia o desiderare per Natale nuovo un Icbm ipersonico non balistico in grado di sfuggire ai sistemi di intercettazione statunitensi.
La Barbie Nasa e la patata gender
Va bene, le aziende di giocattoli per bambini bambolizzano le paranoie degli adulti, moltiplicando tutti i tic generati dalle storture che intende combattere: ha iniziato Mattel affiancando a bambole dall’aspetto realistico (leggi di ogni peso, altezza, forma e colore) versioni sempre più aggiornate di Barbie “Carriere iconiche”, che vestivano i panni della Nasa o la divisa di volo dell’Esa per rafforzare l’empowement femminile e decostruire il modello stereotipato (dalla stessa Mattel) per mezzo secolo, per poi ripiegare sulle Creatable world, Barbie senza sesso, senza stereotipi di genere, senza etichette tutte mix and match e gender-fluid. E questo è niente: per dire alla Hasbro, quelli di Mr e Mrs Potato hanno deciso che siccome ai bambini di oggi piace vestire le patate, creano famiglie di patate, hanno bisogno di riconoscersi nelle patate con cui giocano, bisognava assolutamente creare una patata gender neutral così che ognuno fosse libero di scegliere che sesso attribuire alle proprie patate.
Lego maschi e Lego femmine
Insomma, va bene che quello delle complicazioni cose gender è un ufficio in continua evoluzione ed espansione, tuttavia da progresso a megalomania è un attimo: Lego ha sentito la necessità di annunciare di avere appena abolito per decreto tutti i condizionamenti, gli stereotipi, i pregiudizi di genere: d’ora in avanti non esisteranno più i giocattoli per maschi e per femmine ma per passione. Secondo l’imprescindibile sondaggio commissionato al Geena Davis Institute on Gender in Media, infatti, mentre le bambine sono pronte a giocare anche con le confezioni di mattoncini pensate per i maschi, il 71 per cento dei bambini intervistati ha confessato di temere di essere presi in giro qualora avessero utilizzato i “giocattoli per ragazze”.
Stop alla danza per bimbe
In pratica c’è un problema di «asimmetria», lo spiega anche la neurobiologa autrice di The Genedered Brain Gina Rippon al Guardian: «Incoraggiamo le ragazze a giocare con cose da maschi, ma non viceversa». Pertanto l’azienda ha deciso che eliminerà «le etichette», confezioni e shop online non saranno più divise in base a prodotti pensati per bambine e bambine ma divisi “per passioni”. Capito? Così, i 7 mila tra genitori e bambini tra i 6 e i 14 anni intervistati in Cina, Repubblica Ceca, Giappone, Polonia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti potranno dormire sonni tranquilli e inclusivi: secondo il sondaggio esistono infatti ancora genitori disgraziati che incoraggiano i bambini a giocare a calcio e le bambine a fare danza (cinque volte più di quanto siano incoraggiati i bambini a ballare).
Le femmine facciano il pompiere
Ma ora c’è Lego che rimetterà a posto le cose: «Queste rilevazioni sottolineano quanto siano radicati i pregiudizi di genere in tutto il mondo», ha commentato l’attrice Geena Davis, che nel 2004 ha fondato l’omonimo istituto per combattere gli stereotipi. Applausi via Twitter dall’attivissima associazione Let Toys Be Toys che nel Regno Unito è riuscita a far soccombere al politicamente gender corretto catene come Marks & Spencer e che in vista dello scorso Natale ha collaborato con la Fawcett Society che insieme al gigante editoriale Pearson si è messa a produrre materiali scolastici per «ribaltare gli stereotipi di genere ed evitare pregiudizi inconsci»: 22.500 dipendenti in 70 paesi hanno ricevuto libri illustrati con ragazze che svolgono il mestiere del vigile del fuoco, astronauta e meccanico e ragazzi che annaffiano le piante e cucinano.
Pupi appassionati
Certo, andrebbe chiesto a Lego perché una ragazzina che vuole giocare al meccanico è certamente sintomo di una società emancipata ed inclusiva mentre un maschio che sogna lo stesso lo è sicuramente di un mondo retrogrado, sessista e prigioniero degli stereotipi. O perché, gira e rigira, sempre lì si finisce: a uno stereotipo (in questo caso il bimbo armato di innaffiatoio e pentolino) a cui conformarsi. Ma vogliamo mettere con l’ebrezza di denunciare per reiterata stereotipia il malcapitato commesso che oserà chiedere se il giocattolo è «per un maschio o per una femmina?» al posto di «per un appassionato di attività stem, relazioni diplomatiche, attività enogastronomiche o industria metalmeccanica?».
Foto di James A. Molnar su Unsplash
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