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«Leah Sharibu non deve morire». Appello per salvare la cristiana di 15 anni

La giovane è l'unica studente di Dapchi (Nigeria) rapita dai jihadisti a non essere stata liberata perché «non si è convertita all'islam»: «Leah è l'ambasciatrice del cristianesimo nella Repubblica di Boko Haram».

Leone Grotti
24/05/2018 - 4:00
Esteri
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«Leah Sharibu non deve morire. La sua morte, Dio non voglia, potrebbe portare all’implosione la Nigeria innescando una guerra religiosa, perché Leah è prigioniera solo a motivo della sua religione». A 93 giorni dal rapimento della giovane cristiana, che settimana scorsa ha compiuto 15 anni, l’Associazione cristiana della Nigeria (che comprende anche la Chiesa cattolica) ha lanciato un appello al governo federale del paese africano perché non dimentichi la sua figlia rimasta nelle mani di Boko Haram.

RAPIMENTO DI DAPCHI. Delle 111 ragazze rapite il 19 febbraio dai terroristi islamici a Dapchi, nello stato di Yobe, 105 sono state liberate dopo l’intervento del governo il 21 marzo. Altre cinque sono morte nelle mani dei jihadisti. Una sola è ancora detenuta: Leah, che come dichiarato dagli stessi uomini di Boko Haram, non è stata rilasciata perché si è rifiutata di convertirsi all’islam.

«AMBASCIATRICE CRISTIANA». «Leah è diventata l’ambasciatrice del cristianesimo nella Repubblica di Boko Haram e chiediamo che possa tornare sana e salva a casa dai suoi genitori», ha dichiarato pochi giorni fa il segretario nazionale dell’Associazione cristiana pentecostale, il vescovo Emmah Isong. Il governo nigeriano ha dichiarato settimana scorsa di essere in trattativa con i terroristi, aggiungendo che i colloqui sono però difficili e «tortuosi».
«DOV’È LEAH?». Rebecca Sharibu, la madre di Leah, ricorda il giorno in cui gli islamisti sono improvvisamente arrivati a Dapchi per riconsegnare alle famiglie le 105 ragazze rapite. Allora si raccomandarono solamente di «non mandare le vostre figlie a scuola, perché “boko è haram”, l’educazione occidentale è proibita». «Dov’è Leah?», Rebecca chiese ai miliziani. «Si è rifiutata di convertirsi all’islam, ha detto che non lo farà mai, ma finché non diventerà musulmana non sarà rilasciata», la risposta secca.
ABBANDONATI DAL GOVERNO. Leah, racconta la madre alla Cnn, è una ragazza mite, che cantava nel coro della chiesa del villaggio. «Quando tornerà finalmente a casa, non la manderò più nella scuola di prima», assicura Rebecca, che sembra voler cedere alle minacce di Boko Haram. «Nessun membro del governo è venuto a farci visita. Ci hanno lasciati soli», continua la madre della ragazza. «Solo le organizzazioni cristiane ci aiutano».
ALTRI APPELLI. Anche uno dei giornali locali più letti, il Vanguard, ha lanciato un appello per la liberazione di Leah: «In primo luogo è inconcepibile che dopo il rapimento di Chibok (ancora un centinaio di ragazze si trovano in cattività, ndr) il governo non abbia imparato dai suoi errori, permettendo quello di Dapchi. Il modo in cui queste ragazze sono state prese e poi riportate dai terroristi lascia molte domande senza risposte circa la sicurezza dei nostri bambini nelle scuole. In Nigeria tutti hanno il diritto di professare la propria fede e il governo deve proteggere anche il diritto di Leah di rimanere cristiana».

@LeoneGrotti

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Tags: Boko HaramchibokCristiani Perseguitatidapchigoverno nigeriaIslamleah sharibuNigeriaTerrorismo Islamico
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