Terra di nessuno

Le balene in Monferrato

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Capisco che è una notizia minore, quella che mi colpisce sulle pagine della Stampa dell’11 febbraio. Quella delle balene in Monferrato. In epoca pliocenica, tra i 2 e i 5 milioni di anni fa, c’erano le balene in Monferrato, che era allora un gran golfo del mare padano. Non è una ipotesi ma una certezza, giacché di scheletri di balene ne sono stati ritrovati già negli anni Cinquanta. Ora i fossili sono esposti insieme nel Museo Paleontologico di Asti. Io però, che frequento il Monferrato da vent’anni quasi, delle balene fra le vigne non sapevo niente.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Dunque, la più grande è la balenottera di Valmontasca, otto metri di lunghezza, trovata nel 1959 nel sud della provincia di Asti, a Vigliano, durante gli scavi per la posa di una condotta d’acqua. Poi c’è Tersilla, un cetaceo tra i sei e i sette metri spuntato dalla terra in mezzo a una vigna a San Marzanotto d’Asti nel ’93, nei lavori per la costruzione di una strada. (Tersilla, dal nome della anziana proprietaria della vigna). E poi il delfino di Settime e quello di Belangero, e il cetaceo ritrovato sulle colline di Portacomaro, il paese del Papa. Nel terreno argilloso del Monferrato gli scheletri si sono conservati perfettamente.

Chiudo il giornale. Cerco di immaginarmi quando era un gran mare il Monferrato, e queste sue dolci colline, dune sommerse, regno di coralli, fra cui le balene nuotavano maestose e tranquille – deserto il mondo, attorno. Ma già svettava forse, a ovest, come una sentinella, la mole chiara e aguzza del Monviso. Già, nelle notti di plenilunio, questa luna bianca era gentile e uguale. E la luce, alla fine dell’inverno, era chiara e trasparente come ora, sopra al mare padano? Tersilla e le sue sorelle con le loro grandi moli pigre, a tratti emergenti, poi di nuovo immerse con uno splash sonoro, nell’assoluto silenzio.

E code, grandi code ampie come ventagli, oscillanti dolcemente sull’acqua. Sotto a questo stesso cielo, sotto a queste stesse stelle. Non è straordinario? Mi viene in mente il Dio che parla a Giobbe: «Dov’eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? (…) Chi ha chiuso tra due porte il mare/ quando erompeva uscendo dal seno materno/ quando lo circondavo di nubi per veste/ e per fasce di caligine folta?».

E straordinario è anche che gli scheletri di Tersilla e delle altre siano arrivati ai tempi nostri. Un segno, la forte orma di un possente disegno, orma che si può toccare ancora con le mani, vado pensando mentre cammino per queste colline. E sorridendo mi immagino, nello spazio di cielo fra le vigne spoglie e ordinate di febbraio, un’ombra grande, una coda, e uno splash.

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