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Nel suo L’anno che verrà (Itaca) Marina Corradi racconta l’Italia del Covid. Con la prosa lirica e cristallina che i lettori di Tempi amano da sempre, la scrittrice regala 84 bozzetti struggenti, «sms da un’Italia trasfigurata». E lo fa, scrive nell’introduzione, «come un viaggiatore su un treno in corsa in un paese mai visto», tanto «l’Italia, fra il 2020 e il 2021, è un altro paese».
Le istantanee che la Corradi, «prigioniera come gli altri», ha annotato sulle pagine di Avvenire e poi fatto confluire in questo libro, raccontano un’Italia in cui «si moriva in due giorni, spesso soli», e in cui «la morte, di tutte le verità la più censurata», era d’improvviso diventata la dominatrice di ogni discorso.
Aprono il libro due reportage, in cui l’autrice affronta «la Milano e la Roma del lockdown più duro». Eccola, allora, Marina Corradi, il 3 aprile 2020, inoltrarsi nella sua Milano. Un inquietante deserto in cui – le succede una notte in G...
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