Laos, dove si trasformano le bombe americane inesplose in cucchiai

Di Leone Grotti
03 Aprile 2016
Negli anni 60 e 70 gli Stati Uniti hanno sganciato milioni di ordigni sul Laos. Ora vengono usati dai poverissimi abitanti per guadagnarsi da vivere
UXO Lao SEOD technition preparing UXO for destruction, 2007. Photo: Steffen Peter UXO Lao

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È da quando aveva otto anni che La lok Phengparkdee raccoglie le bombe inesplose (Uxo) e le trasforma in cucchiai. Il ragazzo 23enne ha imparato il mestiere da suo padre, che si inventò questa strana attività nel 1978. Per quanto riguarda la materia prima, dal momento che La lok vive in Laos, non manca di certo.

PAESE PIÙ BOMBARDATO. Negli anni 60 e 70, infatti, gli Stati Uniti hanno sganciato due milioni di tonnellate di ordigni sul Laos per impedire che la guerra civile fosse vinta dagli alleati dei vietnamiti. Secondo alcune stime, sul piccolo paese asiatico di sette milioni di abitanti è caduta una bomba ogni otto minuti, per 24 ore al giorno, per nove anni consecutivi. Inoltre, le bombe erano a grappolo: ciascuna di queste dunque era composta da circa 200 sotto-munizioni. La campagna aerea tra il 1964 e il 1973 è costata agli Stati Uniti 13 milioni di dollari al giorno e non è servita a granché: oggi il Laos è una delle ultime dittature comuniste al mondo ed è considerato il più repressivo del Sudest asiatico

BOMBE E CUCCHIAI. Le bombe si trovano ancora a milioni nelle aree più colpite dai raid aerei, soprattutto nella provincia di Xiang Khouang, dove vive La lok. «Nel 1978 erano dovunque», racconta il ragazzo al Guardian. «Così mio padre ha pensato di farne una risorsa, ricavando il massimo da quello che c’era». Il Laos resta uno dei paesi più poveri del mondo e la popolazione vive per il 70 per cento nelle aree rurali con meno di 1,25 dollari al giorno. In queste zone, però, le aree più adatte alla coltivazione sono rese inutilizzabili dalla presenza di decine di milioni di bombe inesplose. Dalla fine della guerra, già 20 mila persone sono state uccise o mutilate dagli ordigni.

«L’ULTIMA GENERAZIONE». Come La lok, anche Son Mia Seeonchan, madre di 37 anni, ha imparato il mestiere: raccoglie le bombe, le disinnesca, poi le mette a fondere in una grande fornace costruita in casa e riutilizza il metallo per costruire cucchiai e altri utensili da cucina. «Usiamo le risorse che abbiamo. Però spero che i miei figli siano l’ultima generazione a dover lavorare con le bombe».

BACO DA SETA. Nella provincia stanno nascendo progetti importanti come quello di Kommaly Chanthavong, che nel 1976 ha fondato una cooperativa per produrre la seta. In questa anni ha insegnati agli abitanti dei villaggi come ripulire un terreno dalle bombe e piantare il gelso per nutrire i bachi da seta. «Molti sono spaventati all’idea di arare nuova terra. Temono di saltare in aria ma noi insegniamo a fare tutto in sicurezza». Nella sua azienda oggi lavorano 50 persone e ben 600 famiglie rurali sono state istruite su come lavorare con il baco da seta.

@LeoneGrotti

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