La vera storia di Boko Haram, dalla tentata purificazione dell’islam ai massacri quotidiani
Da due anni Steadfast Onlus, organizzazione umanitaria, coopera in territorio nigeriano. Primaria preoccupazione per l’intera equipe di lavoro e nello specifico per i due fondatori Emmanuele Di Leo (presidente) e Edmund Agbo (consigliere e nigeriano di nascita) è misurarsi con il problema principale della Nigeria: il terrorismo. Dopo un attento e scrupoloso lavoro di ricerca, consultandosi con persone del posto e con i chief (capi) dei villaggi, Di Leo con l’aiuto di Agbo ha provato a risalire alle origini dell’attuale piaga nigeriana.
LE ORIGINI. Fin dagli anni ’80 nello stato di Kano, si insediò un gruppo denominato Yan Tatsine. Missione del gruppo era la “purificazione” dell’islam che, a loro dire, era corrotto dall’occidente e dalla sua modernizzazione. Mohammed Marwa, fondatore del gruppo, negli anni che seguirono alla seconda Guerra Mondiale, si distinse per il suo modo cruento e irrispettoso di predicare, a tal punto da essere soprannominato “Maitatsine”, colui che maledice. Dopo aver iniziato la sua missione nei confronti degli “impuri”, partendo dagli emirati di Kano, Maitatsine è stato condannato dalle autorità britanniche all’esilio fuori dallo Stato nigeriano.
CONDANNA ALL’INFERNO. Nei successivi anni, dopo l’indipendenza della Nigeria, Maitatsine rientrò in patria e iniziò una campagna di reclutamento per la sua missione. Promuovendo come caposaldo della rivelazione il Corano, si proclama mujaddid e riformatore ispirato dell’islam. Con modalità rigorose e disumane, cominciò a condannare all’inferno chiunque usufruisse di mezzi come radio, biciclette, automobili e ancora chi venisse sorpreso a leggere libri o a possedere ingenti ricchezze.
IL NUOVO “PROFETA”. Nel 1979 la sua “leadership” delirante ebbe una svolta. Non essendo neanche più in accordo con il profeta Maometto, si proclamò Annabi, che in haussa significa “Profeta”. In quegli anni i suoi sostenitori erano in netto aumento, giovani fanatici pronti a sacrificare la vita per il loro Dio. Yan Tatsine, così denominati, erano ormai una setta fermamente decisa ad instaurare un regime totalitario islamico. Negli anni a seguire gli scontri efferati contro le forze governative nigeriane aumentarono, portando alla decisione di emanare un decreto di allontanamento per gli Yan Tatsine dallo Stato di Kano. Tale decreto accese la rivolta furiosa dei fanatici, provocando l’intervento della presidenza della Nigeria, con conseguente invio di forze militari che portarono all’uccisione di più di 4.000 persone e dello stesso fondatore Maitatsine.
BOKO HARAM. Di Leo e Agbo, cercando di comprendere le origini della matrice terroristica in Nigeria, hanno scoperto che l’allora setta Sahaba non era considerata dalla popolazione un potenziale pericolo per via della scarsa cultura del leader. L’allora Sahaba, oggi meglio conosciuto come Boko Haram, era poco accreditata per via della scarsa capacità di convincere e “illuminare” la popolazione. Infatti nel 1995 la setta aveva perso il carisma del passato e i suoi fini imprecisi, senza una meta concreta, miravano solamente a vietare tutto ciò che è occidentale.
LA MISSION. Yusuf, nonostante influenti musulmani gli proibiscano di predicare nelle grandi moschee, si dimostra però un brillante giovane e uno stretto seguace, nonché migliore studente dello Sheik Jafar Mohammed. Le attività del giovane leader e dei suoi seguaci si intensificano, l’insegnamento, il saper persuadere e gli obiettivi si affinano. Le attività di Boko Haram iniziano ad assomigliare a quelle dei Talebani in Afghanistan e Pakistan. La mission si rende evidente quando il gruppo comincia a combattere l’influenza, la cultura e l’insegnamento dell’occidente, elementi che secondo la setta rendono la religione musulmana debole. Yusuf, approfittando della mission condivisa da gruppi come al-Qaeda e Isis e affiancandosi al miscuglio di principi e fini di vari gruppi terroristici di matrice islamica, cerca d’insediare uno Stato Islamico immaginario all’interno della Nigeria. Uno Stato, secondo Yusuf, dove risiederanno solo musulmani e dove regnerà la legge divina d’ispirazione coranica.
LE COLPE DEI GOVERNI. Ad oggi, Boko Haram sta operando per questo obiettivo con efferati attentati, seminando il regime del terrore. Ogni territorio occupato da Boko Haram è affidato ad un Amir (leader) che per conto di Yusuf prima e Shekau poi controlla, gestisce, arruola e semina terrore. Questi “stati” con i loro Amir sono presenti anche in Niger e Ciad. Racconta Agbo che tutti i vizi nel sistema di Nigeria, Ciad e Niger (corruzione, prostituzione, ricorrenti scioperi delle scuole ed il conseguente indebolimento del sistema dell’educazione) hanno reso più semplice offrire un modo “diverso”, uno stile di vita promettente e “remunerativo” per i giovani abbandonati alla miseria e confusi. L’iniquità e la povertà hanno giovato al reclutamento libero alla causa terroristica.
La situazione politica in Nigeria, afferma Di Leo, ha consentito la sopravvivenza di Boko Haram. Essa si presentava sempre come un’egemonia a favore dei musulmani, che hanno detenuto il potere per più del settanta per cento della vita politica della Nigeria post-indipendente. L’attuale lotta incessante dei capi musulmani del nord contro la presidenza guidata da un esponente cristiano del sud della Nigeria, sta creando terreno fertile ai terroristi, che approfittando delle lotte politiche, espandono i loro domini.
CONNIVENZE E MASSACRI. Agbo conferma che persone di ceto alto, figli di famiglie benestanti e membri del governo appoggiano indirettamente Boko Haram ed è per questo molto difficile scoprire i volti dei suoi aderenti. La lista dei danni causati da Boko Haram alla vita e all’intera Nigeria è lunga. Dagli anni ̕80, la violenza di matrice islamica e religiosa non ha lasciato nessun respiro, culminando dal 2009 nel massacro senza tregua di migliaia di persone: adulti, bambini, civili e militari.
NIGERIA VUOLE RIEMERGERE. I sequestri di persona sono ormai all’ordine del giorno in Nigeria. Più di 5.000 persone sono state già rapite, le ragazze di Chibok incluse. Recentemente, più di cinquemila persone sono state uccise, sempre nel nord della Nigeria. Gli aiuti umanitari non bastano. Portare medicinali, cibo, cura, sostentamento è un’impresa ardua. Concludendo, il presidente di Steadfast Onlus, Di Leo, ci lascia con una lieve nota di speranza: «Nonostante tali eventi sanguinosi, le tante difficoltà legate alla povertà e le malattie come ebola, la Nigeria e i nigeriani rimangono un popolo che vuole riemergere. Ora sta a noi, occidente ed oriente, dar loro la possibilità di svegliarsi da un incubo che sembra senza fine».
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11 commenti
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A Kobane comincia la sconfitta del piano Yinon e degli amici della Clinton e di McCain. Avanti così !
Grazie alle forze occidentali, non certo grazie ai complottisti filo-islamisti col cervello ballerino. E sarà lo stesso in Nigeria, alla faccia di bronzo dei menagramo complottisti al servizio dell’islamismo armato o migratorio.
Per tutti i mistificatori e i fiancheggiatori che appesantiscono questo sito con serie interminabili di copia/incolla chilometrici che nessuno legge:
Kobane non è caduta.
I daesh a Kobane le hanno prese di santa ragione.
I partigiani Curdi hanno vinto.
Gliel’hanno data la batosta, e per l’isis contrabbandare petrolio in Turchia è sempre più difficile e rischioso.
Nonostante i depistaggi di voi fiancheggiatori mediatici.
Scusate, potreste fare passare il post con cui rispondo a quest’altro mistificatore filo-islamista al punto da scegliere come nickname il nome arabo di Gerusalemme? Se non si possono rimuoverne le castronerie, date modo di rispondere tempestivamente a questi cultori delle decalcomanie paranoiche.
All’ottimo articolo postato da Leo aggiungo quest’altro interessante articolo di Glen Ford, editore di Black Agenda Report, del giugno scorso. E’ bene essere informati al di là del main stream completamente sotto controllo dei poteri occidentali, che frammistano verità con bugie.
E come dice un proverbio arabo “Una mezza verità è una bugia intera”.
Emergenza terrorismo o destabilizzazione Occidentale?
di Glen Ford
Goma (Congo) – Il rapimento delle 276 studentesse nigeriane ha rappresentato un’occasione unica per l’Occidente per riuscire a interferire nella vita politica ed economica del piú importante Paese dell’Africa Occidentale, prima potenza economica del continente e primo produttore di petrolio: la Nigeria. L’azione mondiale contro Boko Haram, dichiarata durante il summit a Parigi, è affidata a un specialista delle forze speciali americane con un lungo passato di comandante di squadroni della morte e violazione dei diritti umani nei Paesi latinoamericani. Gli obiettivi reali degli Stati Uniti non sarebbero quelli di liberare le ragazze rapite o sconfiggere Boko Haram, ma di sfruttare la situazione per soggiogare il Paese africano, ridurre al minimo la sua sovranità nazionale e riattivare le quote di greggio importate ridotte dal 2010 a favore della Cina. Questa la tesi di Glen Ford, giornalista investigativo americano ed editore di Black Agenda Report un network di informazione Liberal per la comunitá afro americana fondato nel 2006 da Glen Ford, Bruxe Dixon, Margaret Kimberley e Leutisha Stills, ex giornalisti del network televisivo canadese CBC. Boko Haram sarebbe in realtà una semplice sigla utilizzata da quasi 100 gruppi terroristici islamici, spesso composti da stranieri, che operano in Nigeria. Boko Haram, come entità eversiva autonoma avrebbe smesso di esistere nel 2009 quando il suo leader Mohammed Yusuf fu ucciso dalle forze armate nigeriane a Bauchi, nord Nigeria. Boko Haram nacque come una setta Salafista che proibiva ogni contatto con la cultura occidentale considerata satanica. La setta fu totalmente sterminata durante la battaglia di Bauchi: 700 militanti uccisi o arrestati. Boko Haram ritornò improvvisamente all’attenzione nazionale nel 2011 quando Abubakar Shekau, ex braccio destro del defunto leader, annunciò il ritorno della setta terroristica e si autoproclamò leader. Sulla sua testa pendono due taglie: quella americana da 7 milioni di dollari e quella nigeriana da 300.000 dollari. Recentemente Shekay è soppravvissuto ad un attentato organizzato dai servizi segreti nigeriani ed ha rivendicato il rapimento delle 276 studentesse. In realtà il nome del movimento islamico sarebbe stato ripreso da un nucleo originale di dieci gruppi terroristici (a cui si sono successivamente aggiunti altri) coordinati da Shekau e intenzionati a sfruttare il “martirio” del leader storico per ottenere un riconoscimento morale e la notorietà difficili da conquistare in Nigeria e a livello mondiale utilizzando le proprie sigle spesso impronunciabili e sconosciute. Boko Haram sarebbe in realtà una scatola vuota che funge da marchio per le operazioni di questi gruppi islamici estremisti privi di una ideologia e obiettivi comuni. L’escalation di Boko Haram, che ha tramutato le azioni terroristiche in una guerra civile contro il governo federale nigeriano, è stata registrata dopo la caduta del governo libico di Mouammar Kadhafi. Le migliaia di jihadisti che hanno partecipato alla guerra civile libica (febbraio 2011 – ottobre 2011) una volta raggiunta la vittoria grazie agli interventi diretti NATO e degli Stati Uniti, avrebbero lasciato il Paese per concentrare le loro energie nel conflitto siriano e per destabilizzare i Paesi africani del Sahel, spesso collaborando con i servizi segreti occidentali, dell’Arabia Saudita, Kuwait e Qatar. È in questa fase storica che Boko Haram assume una pericolosa dimensione, prima nazionale e successivamente regionale, allacciando stretti legami con altri movimenti estremisti islamici africani quali Al-Shabaab (Somalia) e i Séléka (Repubblica Centroafricana) con cui condivide gli stessi finanziatori: le monarchie arabe. Secondo Glen Ford, Boko Haram è un semplice esperimento mediatico per coprire operazioni segrete delle Intelligence occidentale tese a prendere il controllo di punti strategici dell’Africa Occidentale. Boko Haram può essere equiparata ad Al-Qaeda, originalmente creata dai servizi segreti americani per utilizzarla contro l’esercito sovietico in Afganistan negli anni Ottanta. Attualmente anche Al-Qaeda non è altro che una sigla di riferimento per centinaia di gruppi terroristici che operano nel Medio Oriente, Asia e Africa. La teoria di Glen Ford potrebbe rientrare nel vasto elenco delle teorie del complotto se non fosse supportata da dati di fatto assai inquietanti. Il prolificarsi dei gruppi terroristici islamici nel Sahel e successivamente nell’Africa Centrale, ha permesso a Francia e Stati Uniti di attuare vere e proprie invasioni in Mali e in Centroafrica miranti a trasformare questi due Stati africani in protettorati occidentali. Sia in Mali che in Centroafrica Parigi e Washington fin dal 2010 erano a perfetta conoscenza dell’esistenza dei principali gruppi islamici che hanno reso possibili le invasioni occidentali: il Movimento Nazionale per la Liberazione del Azawad (NMLA) e i Séléka. La loro ascesa al potere sarebbe stata favorita tramite finanziamenti ricevuti sopratutto dalla Francia e in misura minore dagli Stati Uniti che hanno utilizzato questi gruppi come un cardine per liberarsi da regimi divenuti scomodi e presidenti “ribelli”: Alpha Ouma Konaré e Francois Bozize, evitando il coinvolgimento diretto ed imbarazzante come quello avvenuto nel 2011 nella Costa d’Avorio quando l’esercito francese revocò con l’uso della forza il mandato presidenziale di Laurent Gbagbo eletto democraticamente per istallare un loro uomo di fiducia: Alassane Ouattara. Il supporto offerto non è da intendersi come un appoggio all’Islam estremista, ma come una precisa tattica che prevede la facilitazione per la presa del potere di questi movimenti impresentabili, fanatici e lontani anni luce dal Islam e dagli insegnamenti coranici, al fine di poter facilmente individuare chiari nemici ed ottenere l’approvazione dell’opinione pubblica mondiale per le invasioni militari in nome della lotta contro il terrorismo internazionale. Le fazioni jihaidiste trasferitesi dalla Libia al Sahel si sono concentrate sul Mali e sulla Nigeria. Secondo fughe di notizie provenienti dalla Intelligence Americana almeno il 42% dei miliziani di Boko Haram sarebbe composto da mercenari stranieri. Un’affermazione credibile che seguirebbe il modus operandi attuato in Siria per superare la difficoltà di creare una ribellione puramente autoctona a causa del mancato entusiasmo della popolazione civile a sposare la causa della “democrazia”. Nei tre principali Paesi, Mali, Nigeria e Siria, la maggioranza della popolazione musulmana è chiaramente contraria a queste ribellioni e i profughi rifugiatesi in altri paesi non hanno abbandonato le loro città e villaggi in quanto contrari ai rispettivi governi, come parte dei media internazionali affermano. Più semplicemente per sfuggire dalle violenze della guerra e dal rischio di venire ammazzati. La mancanza di supporto popolare induce questi gruppi terroristici a concentrare le loro azioni criminali sulla stessa popolazione mussulmana che teoricamente dovrebbe essere da loro liberata. Gli esempi di Nigeria e Siria sono i più eclatanti. Il rapimento delle 276 studentesse nigeriane, ha rappresentato una occasione inaspettata per creare uno stato emotivo internazionale idoneo a indirizzare l’opinione pubblica occidentale verso l’intervento militare. Secondo Glen Ford, il movimento popolare Bring Backs Our Girls, creato dai genitori delle ragazze rapite, sarebbe stato condannato a restare un fenomeno di protesta locale se non fosse stata attuata un’opera di ampliamento di questa giusta causa dai servizi segreti francesi e americani tramite un sapiente utilizzo dei social network. «Quante cause altrettanto giuste ed importanti in Africa vengono ignorate e non trovano eco internazionale? Dal popolo del Saraawi allo sterminio di elefanti e rinoceronti? Addirittura gli omosessuali africani repressi e perseguitati stentato ad ottenere visibilità e solidarietà nonostante l’appoggio delle lobby gay occidentali», afferma Glen Ford. Il summit di Parigi che ha riunito Nigeria, Ciad, Niger, Benin e Camerun, organizzato da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, ha ufficializzato l’impegno militare occidentali per “liberare” le ragazze rapite, attraverso un piano d’azione mondiale e regionale. Quattro di questi Paesi africani non hanno alcuna capacità di contrastare le attività terroristiche causa limitate risorse finanziarie, governi e forze dell’ordine corrotti, mancanza di formazione ed equipaggiamento tecnologico. Quindi il piano d’azione deve per forza essere attuato dagli eserciti occidentali. Scarsi i risultati registrati nella liberazione delle ragazze, arrivate al settantaduesimo giorno di prigionia, ma in compenso sono state accelerate le azioni di posizionamento delle truppe strategiche nella scacchiera dell’Africa Occidentale. Washington hanno inviato 80 soldati in Ciad (principale fornitore di greggio per gli Stati Uniti) per aprire una nuova base di droni da combattimento che si aggiungerà a quelle già esistenti in Niger, Burkina Faso, Etiopia, Somalia, Seychelles e Djibouti. Consiglieri militari del AFRICOM (l’esercito americano impegnato nelle operazioni in Africa) creeranno battaglioni di Ranger nigeriani, maliani, mauritani e nigerini specializzati nella lotta contro il terrorismo e le insurrezioni armate sotto diretto comando del Pentagono e della CIA. Il ‘New York Times’, in un suo articolo pubblicato il 27 maggio scorso (US trains african commandos to fight terrorism), rivela che la formazione di questi Ranger africani è stata affidata a Michael Sheehan, un esperto della CIA incaricato della formazione e del coordinamento dei squadroni della morte e delle operazioni speciali. Sheehan ha un “brillante” curriculum che renderebbe estremamente facile l’opera degli avvocati dell’accusa presso la Corte Penale Internazionale. Direttore operativo del Centro Anti Terroristico di West Point, ha ricevuto vari incarichi eversivi negli anni Ottanta tra cui la famosa Operazione Condor consistente nella coordinazione dei squadroni della morte delle giunte militari in Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay e Uruguay con l’obbiettivo di contenere la minaccia comunista nella America Latina. Il bilancio dell’operazione è 60.000 vittime civili, per lo più attivisti politici, sindacalisti, difensori dei diritti umani e clero cattolico appartenente alla Teologia della Liberazione, movimento cattolico noto in Italia negli anni Settanta con la sigla: Preti Operai. Stati Uniti e Francia stanno attuando pesanti pressioni sul presidente nigeriano Jonathan Goodluck affinché conceda a questi Ranger la piena libertà di azione sotto coordinamento americano. Una concezione che comprometterebbe seriamente il controllo di queste forze speciali da parte del parlamento nigeriano e dell’esercito federale con gravi rischi che esse diventino unità altamente specializzate ed indipendenti o che si trasformino in squadroni della morte utilizzati per scopi di repressione politica. Secondo Glen Ford, i Ranger nigeriani non si limiterebbero a combattere Boko Haram ma dovrebbero contenere tutti i movimenti sociali e politici nel Paese considerati “eversivi” da Parigi e Washington. I piani geo-strategici rivolti contro la Nigeria stanno trovando una seria opposizione del presidente Jonathan Goodluck che, pur dimostrando la volontà di collaborare, ha ben precisato che tale cooperazione può terminare qualora mettesse a repentaglio gli interessi e la sovranità nazionale. Prendendo rispettosamente nota della decisione di questo Stato Sovrano, Parigi e Washington stanno attuando una campagna denigratoria internazionale contro il governo federale nigeriano e il presidente, allacciando stretti rapporti con l’ex presidente Olusegun Obasanjo, stranamente una tra le voci più critiche che denuncia l’incompetenza governativa nella lotta contro Boko Haram. Vi è da notare anche una strana coincidenza. Dall’annuncio di Goodluck relativo a privilegiare gli interessi nazionali alla cooperazione con le potenze occidentali per sconfiggere il terrorismo, sono drasticamente aumentati gli attacchi di Boko Haram ormai attuati su tutto il paese. Prendendo spunto dalle inchieste di Glen Ford, altri giornalisti investigativi americani stanno analizzando la recente escalation terroristica in Kenya di Al-Shabaab iniziata il 21 settembre 2013 con l’attacco altamente mediatico al centro commerciale Westgate a Nairobi. Si nutre il sospetto che si tratti di una strategia della tensione attuata su vasta scala dall’Occidente per piegare il presidente Uhuru Kenyatta, considerato troppo amico della Cina. Anche se la teoria di Glen Ford merita un approfondimento prima di essere sposata in pieno, occorre far notare che Parigi e Washington hanno mal digerito la decisione presa dalla Nigeria nel 2010 di diminuire del 50% le esportazioni di greggio in Occidente a vantaggio della Cina. Le piú importanti multinazionali occidentali (a eccezione della inglese Tullow) sono state praticamente escluse dal mercato emergente degli idrocarburi in Kenya. Consci della politica di destabilizzazione occidentale e dei seri rischi di caos regionali sempre piú paesi africani si stanno indirizzando verso il blocco politico ed economico BRICS, in particolare verso Cina e Russia. Nell’Africa Orientale questa tendenza è attuata da Kenya, Rwanda e Uganda, tre storici alleati di Stati Uniti e Gran Bretagna. Dal 2013, stranamente, Washington è diventata improvvisamente critica anche verso i governi di Kampala e Kigali, il primo accusato di reprimere le minoranze sessuali e il secondo l’opposizione interna. Se comprovati, i piani di destabilizzazione occidentali, tramite l’utilizzo dei gruppi terroristici, potrebbero riservare vari effetti boomerang nel futuro. Quelli già evidenti sono il ritorno delle milizie islamiche in Libia con relativo caos dettato dalla ripresa della guerra civile (ritorno causato dalle sconfitte subite in Siria), e il reale rischio di attentati in Europa e America che potrebbero essere attuati dai combattenti islamici occidentali, addestrati dalle forze speciali europee e americane per le operazioni in Siria. Questi potrebbero esportare il terrore nelle principali capitali europee e negli Stati Uniti al loro rientro, forti della ottima preparazione militare ricevuta direttamente sui campi di battaglia siriani. Dopo la caduta del muro di Berlino, gli Stati Uniti, sono stati salvati dal terrorismo islamico, il nuovo nemico mondiale estremamente utile per giustificare ogni interventi militare americano all’estero. Recentemente il presidente russo Vladimir Putin ha affermato di essere in possesso di documenti segreti che dimostrerebbero il complotto americano sul terrorismo internazionale e chi ha veramente attuato l’attentato alle torri gemelli a New York il 11 settembre 2001.
http://www.lindro.it/0-politica/2014-06-23/132792-emergenza-terrorismo-o-destabilizzazione-occidentale
Anche mescolare discorsi che spaziano di qua e di là in cui al mistificatore n°1 si aggiunge il trovarobato del mistificatore ° 3 non contribuisce a nulla. Basta dare per scontato che sia indiscutibilmente quello che dice, dichiara o pensa un funzionario o ex funzionario, uno statista che i suoi motivi per fare l’agnellino, un analista o qualche presunto giornalista free lance: e il gioco è fatto.
Putin ha le prove, un altro che è contro gli U.S.A. ne ha accumualto altre: e i sospetti e i complotti che saltano in testa a proposito di attentati come, in ultimo, quello a Charlie Hebdo, improbvvisamente, non hanno più corso. E’ provato che i servizi segreti, non certo solo quelli della “triade-.diade-monade diabolica”, tengono a libro paga un sacco di gente; è provato che gli arabi sono in grado di corrompere singoli parlamentari e di fare lobby che, insieme al potere finanziario di cui gli arabi dispongono, permettono di condurre campagne stampe, azione di sostegno o di disturbo a proprio favore; ma su tutte queste cose i complottisti paranoici, con i Blondet e gli altri appositamente citati, non hanno nulla da riferire.
Ma pensate a tutte le cose che possono essere plasuibili e diventano sospette se solo le si guarda dall’ottica distorta dei complottisti filo-islamici in azione su questo blog:
– il presidente nigeriano non riesce a debellare i Boko Haram? Lo fa perché non vuole fermare i jihadisti armati dagli occidentali.
– Il presidente della Nigeria accetta l’assistenza militare occiodentale? E’ la provache ha ceduto la sovranità agli Occidentali.
– Gli occcdentali intervengono in Nigeria? E’ la prova lampante che vogliono ingerirsi e sottomettere un Passe africano ricco di petrolio.
– Gli occdientali non intervengono in Nigeria? E’ la rpova che li bastano i Boko Haram per destabilizzare la Nigeria. Già, ma perchp ci tengono tanto? Il petrolio della nigeria destabilizzata vale quanto prima, a prezzi di mercato: e sul prezzo incidono le decisioni dei Paesi del Golfo, non certo il Washington Consensus.
– A lamentarsi del presidente nigeriano sono gli stessi nigeriani, compresi i vescovi nigeriani: e i complottisti dalla paranoia facile ci hanno tenuto, fino a qualche mese fa, a sollevare sospetti su Goodluck – ah, questo servo degli occidentali! Che non fa nulla per distruggere queste bande di predoni!. Ora, invece, contrordine! E a essere al servizio della campagne-stampa anglo-francese sono i nigeriani e i vescovi che denunciavano e denunciano l’inerzia del governo nigeriano!
D’altra parte, anche l’Angola e il Sud Sudan sono ricchi di petrolio, ma sono controllati dalla Cina. Nessun sospetto?
– E perchè mai noi occidentali dovremmo essere contenti se il greggio finisce in mani cinesi?
– I cinesi sono “più buoni” di noi occidentali, se vediamo come sfruttano i loro – pensate i nostri – lavoratori? Come contraffanno la nostre merci, distruggendo industria, artigianto e commercio del nostro Paese? Sono più democratici, come si vede nel tratameto di cristiani e uiguri – gente, questa, che professa un nazionalismo e islamismo, ovviamente, armato?
Solo a titolo di esempio della serqua di idiozie a senso unico dei complottisti al servizio dell’Islam all’opera in tutto il mondo – già: mentre non vale per nessun’altra religione: e su questo, silenzio di tomba dei complottisti da riporto, portavoce di tutti e solo gli spifferi anti-occidentali -; mentre, in Occidente, basta e avanza – l’Islam – nella versione migratoria: che gli dà modo di dire che una suscettibilità che produce effettio inequivocabili ovunque, viene esportata dai servizi segreti dell’Occidente contro l’Occidente. assurdità, per altro, senza la minima parvenza di congruenza con le logiche detsabilizaqnti di se stessi. E comunque, i complottisti paranoic non spiegano perché, per destabilizzare i propri Paesi, gli occientali dsebbano aspettare che i jihadisti emigrino qui, né perché, ripeto, abbiano per forza bisogno di terroristi islamici; mentre l’effetto auto-destabilizzante dell’immigrazione imposta all’Occidente, neppure un cenno piccolo piccolo. Per fare una confusione più grande delle loro terste perse.
Boko Haram: al soldo dell’Occidente
Riporto di nuovo una interessante intervista ad una suora italiana che vive in Nigeria dal 1996 apparsa su “African Voices” del 2 luglio 2014 di Fulvio Beltrami & Ludovica Iaccino già da me “indecorosamente” postata un mese e mezzo fa: come dicevano i latini repetita iuvant.
Leo
È stata veramente una fortuna poter intervistare Enza Guccione, una suora italiana che vive nel sud della Nigeria da 18 anni. Suor Enza si trasferì in Nigeria nel 1996 e attualmente è responsabile della comunitá di Igbedor, una isolata cittadina collocato su una isola fluviale tra lo Stato di Kogi e quello di Amambra. Nel 2009, Suor Enza contribuí alla creazione della prima scuola materna ed elementare nella cittadina: la Emmanuel Childrenlanda Nursery/Primary School of Igbedor, dove circa 400 bambini frequentano oggi regolarmente le lezioni. Nello stesso anno Suor Enza fonda, con l’aiuto del vescovo di Onitsha, l’associazione Emmanuel Family Foundation che si occupa di assistenza umanitaria alla popolazione di Igbedor.
Forte dell’ esperienze acquisite in 18 anni di permanenza in Nigeria, Suor Enza ha accettato di rilasciarci questa intervista in esclusiva che verte sull’emergenza terroristica di Boko Haram. Una finta emergenza creata dalla instabilità politica interna, dall’incapacità di garantire un armonioso sviluppo economico e da interferenze internazionali, in primis Stati Uniti e Unione Europea.
Suor Enza, da quanti anni è in Nigeria e cosa sta facendo?
Sono in Nigeria da 18 anni. Mi dedico come meglio posso alla popolazione di Igbedor, un’isola fluviale nel Niger tra lo Stato del Kogi e del Anambra. Un’isola dimenticata dal governo locale, dagli istituti religiosi ( noi siamo le prime ed uniche suore che vivono nell’isola ). La missione che dirigo si occupa di alleviare le sofferenze tramite concreti aiuti nei settori scolastico e idrico. La popolazione è costituita da circa 5000 bambini da 0. A 12 anni secondo i dati di un censimento fatto nel 2005, senza scuole funzionanti, ospedali, elettricità’ acqua potabile. La città più vicina è a circa 4/5 ore di imbarcazione.
Come vive personalmente la guerra civile al nord scatenata da Boko Haram?
Gli attacchi dei Boko Haram personalmente li vivo con molta amarezza soprattutto per le vittime innocenti che causano, per i disordini di destabilizzazione politica che portano in un paese cosi grande e ricco di risorse naturali da poter porsi ad un livello economico pari agli Stati Occidentali.
La guerra civile innescata da Boko Haram ha come obiettivo scatenare una guerra religiosa come si sta assistendo nella Repubblica Centroafricana. Ci stanno riuscendo? Quale è la posizione della Chiesa Cattolica e delle altre chiese cristiane?
Non credo che stiano tentando o stiano riuscendo a scatenare una guerra religiosa. Non si vedono e sentono musulmani armarsi contro cristiani e viceversa. La maggioranza dei cristiani vive insieme ad una minoranza di musulmani nel sud ovest della Nigeria e tutto qui procede serenamente. Cristiani e musulmani vivono nelle stesse città, frequentano gli stessi mercati, i bambini frequentano le stesse scuole. La Chiesa stessa non vive nessuno stato di allarme o pericolo rivolto ai cristiani. Vive il dolore per una situazione di terrorismo che continua a seminare vittime innocenti, destabilizzazione causata da “forze maggiori” che tentano solo di prenderne il controllo e il dominio. Se fosse una guerra di religione, certamente Boko Haram avrebbe dovuto spostarsi verso il Sud Ovest non restare vicino alle frontiere con il Ciad, Niger e Camerun a prevalenza di religione islamica.
Boko Haram riceve un supporto attivo della popolazione mussulmana?
In Igbedor vivono gruppi musulmani. Dai loro discorsi e reazioni, non approvano affatto gli attentati dei Boko Haram. Li definiscono degli ‘”assassini‘” pagati, senza alcun ideale politico o religioso, come degli “assunti” per un business qualunque. E questa è anche la convinzione dei tanti cristiani che abitano da queste parti, negli stati del Anambra e Kogi.
Come spiega che le principali vittime di Boko Haram sono la popolazione civile mussulmana del nord?
A mio parere è solo un caso che Boko Haram si sia scagliato verso la popolazione musulmana del nord. Penso che se al nord avessero abitato popolazioni cristiane, sarebbe stato lo stesso. Credo invece che si siano scagliati contro la popolazione di quel posto, indistintamente, semplicemente perché è un punto strategico per le loro comparse e fughe. Infatti dopo i loro attacchi si ritirano nelle frontiere con il Ciad, Niger e Camerun dove difficilmente riescono ad essere rintracciati. Ed è sorprendente notare come le loro zone sono abbastanza circoscritte. Anni fa tentarono di raggiungere Bayelsa nel sud, ma i miliziani del Delta li bloccarono. Da allora, le loro zone sono rimaste quelle del Nord Ovest.
Come si svolge la vita quotidiana, in particolare al nord, con la paura di attacchi da parte di Boko Haram?
Vivendo al Sud posso solo immaginare come si vive al Nord con il pensiero di una esplosione in qualsiasi minuto del giorno o della notte, in qualsiasi luogo, specie nelle scuole, nei mercati, per strada e persino nei luoghi di culto. Questa situazione crea panico, diffidenza, tensione costanti, ribellioni e reazioni aggressive tra la popolazione che necessariamente tenterà di proteggersi iniziando a non fidarsi di nessuno.
Quali sono i pericoli dell’associare Boko Haram all’Islam?
Credo che associare i Boko Haram agli islamici crei una sorta di forza ai fondamentalisti, concentrando l’attenzione su di loro incoraggiandoli ad emergere ancora di più rendendoli una sorta di potenza da temere.
Mi conferma che vi è una forte presenza di jihadisti stranieri all’interno di Boko Haram?
Si, sono convinta che i Boko Haram sono jihadisti stranieri reclutati e ben pagati insieme a pochi nigeriani usati come informatori.
Secondo Glen Ford, giornalista americano, Boko Haram non sarebbe altro che una sigla, un marchio, utilizzato da quasi 100 gruppi terroristici islamici e sostenuto da Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, e dalle monarchie arabe per interferire nella vita politica ed economica della Nigeria. Lei concorda con questa analisi?
Boko Haram è stato sconfitto molti anni addietro. Adesso è solo una Sigla dietro la quale si nasconde il terrorismo (islamico o meno) che cerca di destabilizzare il paese, supportato dalle grandi potenze mondiali le quali forniscono armi che diversamente i terroristi non potrebbero permettersi. Sono più che convinta che dietro tutte le guerre in Africa come in altri paesi dell’America Latina, ci siano le super potenze con i loro grandi interessi verso le risorse naturali di questi continenti. È sempre più comodo che gli africani si facciano guerra tra loro mentre l’occidente continua a rubar loro petrolio, diamanti, cobalto…..
Cosa ne pensa del fatto che Jonathan abbia accettato l’aiuto degli Stati Uniti per cercare le oltre 200 ragazze scomparse e che, a distanza di tre mesi, esse non siano state ancora ritrovate e Boko Haram ha attuato un altro rapimento di massa tra giovedì 19 e domenica 22 giugno 2014 in alcuni villaggi del Borno, nord est del paese?
Si parla di 91 persone rapite tra cui molti bambini. Non so cosa abbia spinto Il Presidente ad accettare l’aiuto degli Stati Uniti per il ritrovamento delle 200 ragazze. Certo è che nella situazione di caos in cui si trova al momento la Nigeria, è difficile capire cosa sia meglio fare, soprattutto trovandosi solo. Ciò di cui sono convinta è che gli Stati Uniti nel corso della storia hanno cercato di dominare il mondo intero. Se le loro capacità strategiche, le energie … fossero state messe al servizio del bene e dello sviluppo del mondo, sarebbe stato un grandissimo onore per gli Stati Uniti abbattendo le frontiere e le discriminazioni e contribuendo ad un mondo più eguale. Purtroppo tutte le super potenze mostrano quell’aspetto infantile dei bambini che amano mettersi in mostra dominando i coetanei più deboli. Credo, per quel poco di esperienza che ho, che solo i Nigeriani uniti potranno liberare la loro Nazione da questa situazione in cui si trova il paese, e uscire da queste nuove forme di schiavitù. I nuovi attentati e sequestri a mio parere avranno fine solo nel momento in cui Jonathan non sarà rieletto e al suo posto ci sarà un Presidente che continui a fare gli interessi dell’occidente, dimenticando gli interessi dei suoi connazionali. Questo lo definisco corruzione e chi continuerà a pagarne il prezzo saranno sempre e solo gli innocenti.
Sempre secondo Glen Ford il movimento popolare Bring Backs Our Girls, creato dai genitori delle ragazze rapite, sarebbe stato condannato a restare un fenomeno di protesta locale se non fosse stata attuata un’opera di ampliamento di questa giusta causa dai servizi segreti francesi e americani tramite un sapiente utilizzo dei social network. Lei concorda con questa analisi?
Il movimento popolare Bring Backs Our Girls è stato il fenomeno che ha spinto l’attenzione dei media su un caso che come migliaia di altri sarebbe rimasto soffocato. Anche se credo, di controparte sia stata la scusa ben motivata per far arrivare Francia, UN in Nigeria ad attuare il loro piano strategico, non a favore delle giovani rapite o della Nigeria, ma per salvaguardare la produzione petrolifera che sembra ormai grandemente orientata verso Cina e India.
I piani occidentali nella lotta contro il terrorismo in Nigeria stanno trovando una seria opposizione del presidente Jonathan Goodluck che, pur dimostrando la volontà di collaborare, ha precisato che tale cooperazione può terminare qualora mettesse a repentaglio gli interessi e la sovranità nazionale. Come giudica la presa di posizione del presidente nigeriano?
Personalmente ammiro molto il Presidente Jonathan Goodluck che si trova dentro ad un vespaio, ostacolato e lasciato solo da politici corrotti interessati al proprio bene, non curanti della crescita dello sviluppo e del progresso dei Nigeriani intesi come popolo unitario e non tribù o religioni. Sono in supporto delle decisioni e affermazioni del Presidente. Se gli accordi circa gli aiuti da parte della Francia, UN … ed altri non fossero veramente rivolti al bene della Nazione e compromettessero questa stessa, quei patti e accordi dovranno essere interrotti subito
Secondo lei il governo federale è veramente incapace di proteggere i propri cittadini e sconfiggere Boko Haram?
Il Governo Federale può benissimo sconfiggere I ribelli e i terroristi, come in tutti gli altri paesi del mondo, solo se l’interesse di tutti i governanti è rivolto verso la Nigeria. Purtroppo uno dei fenomeni causa di tutto questo è proprio la corruzione dei politici e che l’occidente usa come buona opportunità per se stesso, approfittandone.
Come giudica le iniziative di gruppi di auto difesa popolare al nord tra i quali anche reparti femminili che collaborano con l’esercito? Sono gruppi formati da mussulmani e cristiani?
Resto convinta che i musulmani e cristiani non c’entrano niente. I gruppi di auto difesa sono formati da Nigeriani che vogliono pace e serenità nelle loro famiglie, nei loro villaggi, nelle loro scuole, nella Nazione. Che poi siano di credenza cristiana o musulmana, non fa alcuna differenza.
Si sta notando una strana coincidenza. Dall’annuncio di Goodluck relativo a privilegiare gli interessi nazionali alla cooperazione con le potenze occidentali per sconfiggere il terrorismo, sono drasticamente aumentati gli attacchi di Boko Haram ormai attuati su tutto il paese. Lei come se lo spiega?
Chi è dietro i Boko ha solo un intento: prendere il dominio. Se Jonathan mostra di andar fuori track, certamente gli attentati aumenteranno per impaurire, creare più confusione, fomentare focolai contro il bene e la serenità’ del paese. L’ex Presidente Obasanjo durante il suo mandato mostrò di saper tenere a bada Boko Haram, perché i suoi rapporti con l’occidente specie UN andavano a gonfie vele. Fu proprio in quel periodo che addirittura il leader di Boko Haram venne ucciso e il gruppo terrorista si disintegrò.
Quali sono le interazioni tra la guerra civile, Boko Haram, la politica nigeriana e la produzione petrolifera?
Secondo le mie impressioni, la politica nigeriana, famosa per la grande corruzione, non ha un interesse mirato verso la crescita del paese. Ha un solo interesse: arricchirsi, sfruttando quella grandissima risorsa naturale che è il petrolio e che si trova solo nel sud ovest della nazione. Da qui la continua lotta per chi deve mettere le mani su questa grande fortuna naturale. Terrorismo e mondo occidentale fanno parte di questa continua lotta di potere.
Secondo lei una maggior collaborazione da parte di Goodluck Jonathan con Boko Haram ( come per esempio il rilascio di alcuni membri imprigionati) aumenterebbe o diminuirebbe gli attacchi?
Secondo me no. La trattativa basata sul rilascio di altri terroristi non risolverebbe il caso, forse calmerebbe momentaneamente le acque e aiuterebbe a pianificare altri attacchi e ricatti. Sono dell’idea che per sconfiggere il terrorismo bisogna innanzitutto impegnarsi a costruire il futuro della Nazione, puntando sull’istruzione per tutti, creando posti di lavoro specie per i giovani e impegnando le risorse per il bene dei Nigeriani senza distinzione, puntando alla difesa dei diritti umani di tutti i cittadini. Il terrorismo generalmente esplode quando le disuguaglianze e gli sfruttamenti sono troppi e continui. I Boko Haram, secondo me, si fermeranno solo quando la corruzione dei politici e delle forze principali della Nazione sarà smantellata.
Secondo lei quante possibilità avrà l’intervento militare occidentale contro Boko Haram? Ci sarà veramente? Non vi é il rischio di un allargamento del conflitto?
Dalle esperienze passate penso che anche qui in Nigeria, l’intervento militare occidentale porterà solo più caos, problemi e confusione senza risolvere niente. Sembra una farsa, il cane che insegue la coda, Le armi chiamano armi, e la guerra in qualsiasi posto in qualsiasi tempo non ha mai portato bene, progresso e crescita.
Quali soluzione alternative lei propone?
La soluzione alternativa secondo me, dovrebbe partire dalla base, creando coscienze diverse che si impegnino a sconfiggere la mentalità del tribalismo che crea divisioni e si cominci a sentirsi e vedersi tutti come un solo popolo di una sola nazione. Questo svilupperà il senso della solidarietà dell’interesse per il bene comune, per lo sviluppo comune dell’intera nazione. Solo così la corruzione politica potrà essere distrutta e la Nigeria e i Nigeriani potranno avere e godere dell’onore, dignità e prestigio che sono loro di diritto.
di Fulvio Beltrami & Ludovica Iaccino.
Tutto l’impegno di ritaglio e copincollaggio di questi mistificatori non ha bisogno di rivelare la propria fonte di approvvigionamento: ed è noto che enti come l’Ue e gruppi legati a Stati o istituzioni finanziarie o anche consorterie a base clanica di silamici finanziano giornali, singoli politici e gruppi politici, nonchè legioni di hacker e troll per sabotare o diffondere ogni sorta di idiozie al solo scopo di creare disoreintamento o intimidire e in ogni caso, per favorire la causa islamica.
Comunque la si pensi in merito, non capisco perchèp la Redazione di “Tempi.it”, se non può impedire l’accesso, non rimuove post che hanno il solo scopo di delegittimare il blog e la stessa Redazione con tutta una serie di interviste, dichiarazioni e così via che possono essere reperite altrove.
Si tratta di una miriade di illazioni, opinioni e ossessioni che non recano alcun contributo utile alla discussione o alla comprensione dei fatti che “Tempi” sottopone all’attenzione dei lettori: come in un caso del genere, con una suora e altri che non negano che a ammazzare i cristiani siano islamici, ma che lo farebbero per conto di altri: né i predetti né i paranoici al servizio della causa islamica provano a spiegare perchè siano – in ogni caso e in ogni parte del mondo – gli islamici a prestarsi all’ufficiodio carnefici. Questa sarebbe una cosa assai più interessante e importante da capire rispetto alle speculazioni e illazioni stumentalizzate dai mistificatori al servizio dell’Islam allo stesso titolo degli assassini cui trovano manuntengoli “triadici.”
D’altra parte, l’Anonima Mistificatori non si cura neppure di spiegare come mai le stesse forze che armerebbero, addestrerebbero e finanzierebbero gli islamici che ammazzano, da una parte,siano, dall’altra, quella che impongono all’Occidente un’immigrazione, segnatamente islamica, che si configura, per dimensioni numeriche, impatto demografico e politico, come una vera e propria invasione. Come mai l’Occidente che arma i musulmani – l’unica religione sul piede di guerra ovunque nel mondo – ci tiene tanto a mettersi in casa milioni e milioni di musulmani. Non è una cosa di poco conto: ma è troppo per le teste di certa gente.
In effetti, una spiegazione, l’unica spiegazione convincente alla luce di documenti e di fatti conseguenti, è stata data, in fatto di Eurabia: ma l’argomento usato per contestarne la veridicità si riduce a una parola. ebrea! E questo basta per capire a quale livello di meschinità senza fine si collochi gente che, per tirarsi più su dei piedi, si è messa in testa un Piano.
Sarei grato se pubblicaste il post con cui rispondo all’ennesima demenziale operazione di depistaggio del solito mistificatore.
Come volevasi dimostrare.
L’influenza del colonialismo occidentale è stata minima e superficiale.
L’elemento discriminante è stata l’incapacità a gestire stati interi di queste nazioni decolonizzate, stati in cui sono presenti etnie diverse, con fedi diverse.
E’ per quello che l’Occidente ha commesso una serie di sbagli fatali nel voler democratizzare questi stati, cioè importare un modello che non è quello loro.
I missionari cristiani hanno creato un modello che si incastra perfettamente con lo stile di vita e la cultura preesistente, come le missioni gesuitiche nel Sudamerica.
Gli anni della grande speranza, della decolonizzazione, del modello africano di progresso, sono finiti nell’anarchia e nelle guerre su base etnica, di etnie che si affrontano mortalmente all’interno dello stesso stato, stato i cui confini sono stati delimitati non si sa come.
Ammettiamo che si faccia un intervento e boko haram venga messa a ferro e fuoco e smantellata, che è l’unico modo di eliminare boko haram prima che boko haram elimini tutti gli altri.
Quanti anni di …..non dico pace, ma di nonguerra dichiarata…potranno seguire fino al prossimo gruppo di matti che si metteranno in testa di fare la pelle a tutti gli altri?
La Nigeria è uno degli stati africani con la più ingente provvigione di risorse naturali.
Di queste risorse cosa giova alla gente?
I Cinesi stanno espandendo la loro influenza economica sull’Africa; gli Occidentali hanno lasciato il posto ai Cinesi, e gli Africani stanno sempre a guardare, e quando sono loro a gestire le loro ricchezze, un gruppo intasca tutto lasciando gli altri a bocca asciutta e pancia vuota, e con tanto risentimento.
3-4 anni fa ho pranzato con un prete del Camerun, e mi ha raccontato molto su ciò che resta della presenza francese in Camerun e Algeria……pare la pensa del contrappasso: diceva che in Camerun non hanno mai odiato i Francesi mentre gli Algerini si. Ma alla Francia del Camerun non è mai fregato niente a parte ciò che potevano sfruttare, mentre in Algeria volevano restare per sempre ed arrivare anche a forme di governo miste.
Così in Camerun hanno realizzato solo strutture atte allo sfruttamento temporaneo delle risorse, per abbandonarle quando queste finivano, così non hanno mai investito nella manutenzione delle infrastrutture, cascava giù un edificio, lo lasciavano lì in macerie, con la logica che ormai non serviva più, mentre in Algeria curavano le infrastrutture come se fossero per restarci sempre ASSIEME agli Algerini, mentre della gente del Camerun a loro non fregava niente, gli interessava solo quello che potevano portar via.
Ma – diceva questo prete africano, non italiano operante là, in Camerun ci era nato ed in Camerun era diventato cristiano, ed ora faceva parte del giro del vescovo di Orvieto di qualche anno fa – la gente del Camerun voleva che i Francesi continuassero a cooperare anche dopo con lo stato indipendente, mentre con l’Algeria è stata avviata una guerra senza fine, oggi riattizzata dalla jihad.
Ecco il senso di quel “contrappasso dantesco”.
Questa è la testimonianza che lui mi ha dato.
Assai istruttiva, Menelik. iL’Algeria uscita dal colonialismo francese era il Paese islamico col più alto livello di istruzione. L’anticolonialismo su base islamica ha prodotto conseguenze peggiori di quelle che voleva combattere
Grazie.