La prima mostra d’arte contemporanea al Quirinale dedicata alle periferie
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Un titolo curioso, per la prima mostra d’arte contemporanea che verrà presentata nel Palazzo del Quirinale dal 24 ottobre al 17 dicembre, voluta dal presidente Sergio Mattarella: Da io a noi: la città senza confini. Promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica, curata da Anna Mattirolo, in dieci saloni storici degli appartamenti di Alessandro VII Chigi l’esposizione proporrà le opere di 22 artisti italiani e internazionali (ma residenti o «spesso attivi», come viene indicato dal Colle, in Italia), Lara Almarcegui, Rosa Barba, Botto & Bruno, Maurizio Cattelan, Gianluca e Massimiliano De Serio, Jimmie Durham, Lara Favaretto, Flavio Favelli, Claire Fontaine, Alberto Garutti, Mona Hatoum, Alfredo Jaar, Francesco Jodice, Adrian Paci, Diego Perrone, Alessandro Piangiamore, Eugenio Tibaldi, Grazia Toderi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa, Tobias Zielony, offrendo la visione delle metropoli.
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Un progetto ambizioso, dice Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, «con molteplici obiettivi: restituire, attraverso una selezione di opere, un panorama artistico d’eccellenza che racconti le varie interpretazioni del tema; consigliare al cittadino con messaggi visivi, sonori o tattili un maggiore rispetto per sé, per l’altro e per lo spazio che viviamo, rafforzando la fiducia nelle istituzioni». E la scelta delle opere, afferma Mattirolo, «è stata ispirata dalla capacità di ciascuna di trasmettere con immediatezza ai visitatori il tema in un percorso unico nel suo genere, che crea un corto circuito tra gli ambienti fastosi del passato e la percezione del presente». La ricerca artistica è frutto della collaborazione di un comitato scientifico, composto da Vincenzo de Bellis, Carolina Italiano, Luca Molinari, Chiara Parisi, Andrea Segre, Esmeralda Valente.
Il progetto, secondo le intenzioni, muove dalla riflessione sul concetto di “periferico”, utilizzando i diversi linguaggi dell’arte contemporanea (pittura, scultura, fotografia, video, installazione) per restituire una dimensione poetica di una società in trasformazione, seguendo le tracce lasciate dall’uomo sul territorio, le forme di paesaggio che l’azione umana genera, gli oggetti che perdono la mera funzione pratica per acquisire il valore di testimonianza del percorso di un’esistenza, l’identità che quel nuovo ambiente, così generato, è in grado di trasmettere. Tutto nei saloni del centralissimo potere quirinalizio.
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