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La politica estera era il vero regno di Berlusconi

Di Rodolfo Casadei
14 Giugno 2023
Il leader di Forza Italia sbagliava spesso nella forma, ma non nella sostanza. L’accordo con Gheddafi e quella stretta di mano tra Bush e Putin che lui forzò sono stati i fiori all’occhiello di una strategia mai velleitaria
Silvio Berlusconi fa stringere la mano a Putin e Bush al vertice Nato-Russia di Roma del 2002

Silvio Berlusconi sbagliava spesso nella forma, ma mai nella sostanza, per quel che riguarda la politica estera. Concedeva troppo alle stravaganze di Muammar Gheddafi che sbarcava a Roma per condurre sessioni di proselitismo religioso alle hostess italiane attorniato di amazzoni armate fino ai denti e accompagnato da cavalli arabi. Ma se Sarkozy e Londra non ci avessero messo lo zampino, oggi il Mediterraneo non sarebbe un cimitero di migranti annegati, Libia e Tunisia conoscerebbero stabilità e prosperità, l’Europa si avvantaggerebbe dei loro progressi sotto molti aspetti e l’Italia sarebbe tornata ad essere una potenza equilibratrice nella regione, cerniera della cooperazione fra Unione Europea e Nord Africa. Il tutto grazie al Trattato di amicizia che era riuscito a far firmare al rais di Tripoli nel 2008.
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