Abitavano in Siria, conducevano la vita di una famiglia qualunque. Ma erano in realtà i familiari più vicini a Osama Bin Laden, il ricercato numero uno dagli Stati Uniti. Protetti dallo sguardo condiscendente delle autorità siriane, alcuni tra i familiari più stretti del miliardario saudita avrebbero vissuto indisturbati in Siria fino al giorno prima degli attacchi terroristici contro le Torri gemelle e il Pentagono. Da quel giorno sono scomparsi. Una parte della famiglia Bin Laden sarebbe arrivata in territorio siriano nel 1998, due anni dopo la fuga di Osama dal Sudan, da dove a lungo aveva gestito la sua organizzazione Al Qaeda, prima di rifugiarsi in Afghanistan. Damasco aveva assicurato al saudita protezione per i suoi congiunti in cambio di un ingente sostegno finanziario. Fino al dieci settembre. Poi la partenza per destinazione ignota. Ma adesso la Siria potrebbe pagare a caro prezzo l’aiuto indiretto concesso al miliardario saudita. In queste ore gli uomini dell’intelligence americana sono lavoro per mettere a punto la prima fase di “Operazione infinita”. La Siria potrebbe essersi guadagnata in questo modo uno scomodo posto nel primo elenco di cattivi. A Damasco del resto hanno trovato asilo in passato i terroristi di mezzo mondo, dal leader del Pkk (Partito comunista curdo) Ocalan, al terrorista palestinese Ahmed Jibril. A questo punto il presidente siriano Bashir al Assad dovrà preparare una serie di risposte convincenti da fornire agli Stati Uniti, o perlomeno garantire un appoggio da fedele alleato come già fece durante la Guerra del Golfo. Senza apparente via di scampo invece l’Iraq, i cui servizi segreti nel ‘93 avevano tentato di assassinare il presidente Bush senior. Connessione irachena quasi comprovata anche nel caso dell’attacco all’incrociatore americano Cole colpito lo scorso ottobre nel porto di Aden, nello Yemen. Negli elenchi dei cattivi compilati in queste ore a Washington sarebbero presenti quasi tutte le organizzazioni integraliste islamiche attive in Israele e Libano, da Hamas al movimento Hezbollah nonostante le scarse conferme di legami diretti con l’Al Qaeda di Osama Bin Laden. In alcuni paesi moderati come Egitto e Giordania Al Qaeda gode di legami ben più radicati. Il rapporto più stretto ed organico è sicuramente quello con il Jihad islamico egiziano. Ayman al-Zawahiri, capo supremo del Jihad egiziano, l’organizzazione coinvolta, nel 1981, nell’uccisione del presidente Anwar el Sadat e‚ da anni, uno dei più stretti collaboratori di Osama Bin Laden. Ricercatissimo dai servizi segreti di Washington e del Cairo, al-Zawahiri vive da anni nelle basi afghane da dove ha coordinato il fallito attentato del ’95 contro il presidente egiziano Hosni Mubarak in Etiopia e l’attacco all’incrociatore Cole. L’altro legame storico in terra egiziana è quello con la Jamaat al-Islamiya‚ l’organizazione fondamentalista il cui leader spirituale, lo sceicco cieco Omar Abdel Rahman, è in carcere negli Stati Uniti accusato di aver organizato nel 1993 il primo attentato contro il World Trade Center.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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