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Che “dire la verità” non sia esattamente la specialità numero uno delle applicazioni alimentate dall’intelligenza artificiale dovrebbe essere chiaro a tutti ormai da tempo. Dovrebbe. Tempi ha provato più volte a spiegare perché (in super sintesi: si tratta di sistemi basati su statistica e verosimiglianza, più che su effettiva “intelligenza” e verità). Tuttavia basta osservare come tendiamo ostinatamente a berci qualunque corbelleria, basta che “lo ha detto l’intelligenza artificiale”, per concludere come il concetto non sia in realtà affatto chiaro. E l’ormai innumerevole elenco di appelli firmati dai maggiori esperti del settore – tra gli ultimi quello lanciato dai giganti delle tlc e dei media del Giappone, tra i più clamorosi quello dello stesso inventore dell’Ai – è lì a confermare come il rischio che la civiltà si lasci travolgere da questa innovazione è concreto.
Ad aggiungere altri motivi di inquietudine a questo scenario è ora uno studio pubblicato dalla rivista open access...
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