La Cina limita l’export di terre rare per piegare l’Occidente
La rivoluzione digitale, l’economia green e tutto ciò che riguarda le armi e la mobilità di ultima generazione dipendono dalle terre rare e dalle materie prime critiche. Se la Cina ha il monopolio dell’estrazione, lavorazione e produzione della maggior parte di esse, Usa e Ue dipendono da Pechino. E il regime comunista, è il senso dell’allarme lanciato dall’Ocse, ha deciso di far capire al mondo chi ha il coltello dalla parte del manico.
La Cina limita l’export di terre rare
Tra il 2009 e il 2020, si legge in un rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, sono state implementate più di 13 mila restrizioni all’export di materie prime critiche sotto forma principalmente di tasse sulle esportazioni.
I principali paesi che le hanno applicate – Cina, India, Argentina, Russia, Vietnam e Kazakistan – avrebbero forse preferito mettere un tetto alle esportazioni ma quest’ultimo è vietato dall’Organizzazione mondiale del commercio, al contrario dei balzelli.
«Impatto notevole sull’economia mondiale»
Dal 2020, continua l’Ocse, sono probabilmente state applicate nuove restrizioni, anche se ancora mancano i dati per confermarlo. Le mosse soprattutto della Cina, nota il Financial Times, potrebbero «far aumentare il costo della transizione verso l’energia pulita e indicano che l’Occidente industrializzato potrebbe cedere il passo nei confronti delle nazioni ricche di minerali».
Secondo l’Ocse le restrizioni faranno probabilmente aumentare i prezzi delle materie prime, diminuendo la loro disponibilità sul mercato e provocando così «un impatto notevole» sull’economia mondiale.
L’Ue non ha paura di dipendere dalla Cina?
La Cina ha sfruttato il monopolio su litio, cobalto e manganese aumentando di nove volte le restrizioni in soli 11 anni. L’Unione Europea, che ha deciso di puntare tutto sulle auto elettriche prima di risolvere il problema della dipendenza dalla Cina, potrebbe presto pagare un conto salato.
Forse è anche alla luce di questa situazione se Emmanuel Macron, durante il suo viaggio in Cina, si è mostrato così deferente verso l’imperatore Xi Jinping. Ma questo dovrebbe far risuonare un campanello d’allarme nelle stanze di Bruxelles: con i venti di guerra che soffiano lungo lo stretto di Taiwan, la dipendenza green dalla Cina è ancora più pericolosa di quella dalla Russia di Vladimir Putin.
Foto Ansa
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