Israele dice sì al cessate il fuoco. Hamas respinge la proposta

Di Chiara Rizzo
15 Luglio 2014
Dopo 7 giorni di raid, il bilancio delle vittime sale a 194 morti (tra cui, secondo l'Unicef, 31 bambini) e 1.400 feriti. Ieri il Cairo ha proposto uno stop a partire dalle 8 di oggi, mentre Tel Aviv ha detto sì, Gaza fa sapere: «Si tratta si una resa, e la rifiutiamo senza appello»

Hamas e il suo braccio armato, le Brigate al-Qassam, hanno respinto la proposta egiziana di cessate il fuoco, nello scontro tra Gaza e Israele. La proprosta è arrivata ieri in serata, dopo che dal tramonto si è riunita la Lega araba, che ha avallato il cessate il fuoco chiesto dal Cairo, che dovrebbe partire dalle 8 ora italiana di oggi, con la disponibilità ad accogliere entro 48 ore delegazioni rappresentanti Israele e palestinesi. Su pressione anche degli Stati Uniti (anche Obama ha avallato la proposta egiziana), Israele ha deciso di accettare la proposta.

IL NO DI HAMAS. Proprio mentre il governo di Tel Aviv ha dato la sua disponibilità, sull’altro fronte le Brigate al-Qassam per prime hanno rilasciato un durissimo comunicato: “Se il contenuto di questa proposta di tregua è quello che sembra, si tratta di una resa e noi la rifiutiamo senza appello. La nostra battaglia contro il nemico si intensificherà”. Poco dopo Sami Abu Zuhri, alto esponente di Hamas, ha confermato che anche dal “fronte” politico la proposta viene rifiutata, in barba all’impegno della Lega araba: la tregua per Zuhri «non è accettabile».

31 BAMBINI UCCISI. Dopo sette giorni di raid israeliani, il bilancio in termini di perdite umane è altissimo: 194 morti, 1400 feriti. Inoltre ieri i miliziani palestinesi hanno continuato a lanciare razzi contro Israele, creando panico diffuso sia a Gerusalemme che a Tel Aviv. L’Unicef ieri ha diffuso i dati sulle vittime minorenni: sono 33 i bambini morti a Gaza. “Nessun bambino dovrebbe soffrire l’impatto terrificante di una simile violenza. Le ostilità in corso producono danni all’infanzia, sia sul piano fisico che psicologico, e hanno conseguenze allarmanti per le future possibilità di pace, stabilità e dialogo”.

I NODI DI UN POSSIBILE DIALOGO. La diplomazia continua incessantemente a lavorare però per arrivare alla fine delle ostilità. Stamattina giungono al Cairo il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro italiano degli Esteri Federica Mogherini, che ora ricopre la carica di presidente di turno dell’Ue. Già da ieri è nell’area anche il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. Il piano egiziano prevederebbe come punto di partenza per un accordo sul cessate il fuoco il precedente accordo raggiunto nel novembre 2012, grazie alla mediazione egiziana. Israele da parte sua chiederebbe ad Hamas di consegnare tutte le riserve di razzi a sua disposizione e di smantellare tutti i tunnel tra la Striscia e Israele. Dal canto suo Hamas chiederebbe la liberazione di 56 operativi arrestati tra Israele e Cisgiordania, dopo il rapimento dei tre ragazzi ebrei (la cui uccisione ha scatenato quest’ultima settimana di conflitto) Hamas chiederebbe inoltre la riapertura del valico di Rafah, tra la Striscia e l’Egitto, e il denaro per pagare 40mila propri impiegati a Gaza.

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