Lo sgombero di Sainte-Rita a Parigi per far posto a un parcheggio è avvenuto troppo a ridosso dell’omicidio di padre Hamel per non cogliervi dolorose analogie
Pubblichiamo la rubrica di Alfredo Mantovano contenuta nel numero di Tempi in edicola da oggi, giovedì 18 agosto (vai alla pagina degli abbonamenti)
3 agosto 2016, appena otto giorni dopo la terribile esecuzione di padre Jacques Hamel al termine della Messa nella chiesa di Saint-Étienne. Ancora una Messa, ma stavolta la chiesa è Sainte-Rita a Parigi. Anche qui entrano degli uomini armati: non sono terroristi che si richiamano all’Isis, sono poliziotti in tenuta antisommossa. Non invocano Allah, agiscono secondo la legge. Non tagliano la gola al celebrante o a qualcuno dei fedeli, “si limitano” a interrompere il rito. Trascinano di forza i sacerdoti con i paramenti sacri e i fedeli fuori dall’edificio.
In Italia ne dà notizia per prima l’agenzia Zenit. L’iter amministrativo è formalmente corretto: nel 2000 l’associazione belga “Les Chapelles Catholiques et Apostoliques”, proprietaria della chiesa, l’aveva messa in vendita. Dieci anni dopo si accerta che la cessione può avere corso, mancando vincoli ostativi, e l’acquista la società immobiliare Garibaldi: quest’ultima – non fosse mai che non onori la sua gloriosa denominazione! – ne decide la demolizione per costruire al suo posto un parcheggio. La resistenza dei fedeli, e con loro dei sacerdoti, riesce a far spostare l’esecuzione di qualche mese, ma nel giorno dell’Epifania 2016 il tribunale amministrativo di Parigi conferma che l’accordo va rispettato e la chiesa rasa al suolo. L’intervento delle forze dell’ordine è solo l’ultimo anello di una lunga catena.
Conosco bene la differenza tra chi uccide in chiesa applicando l’ordine del vertice Isis e chi, in divisa, sgombera una chiesa eseguendo l’ordine di un giudice francese. Ma le due vicende sono troppo vicine nel tempo, entrambe dolorose, se pure a diverso titolo e con differente intensità, per non coglierne le analogie:
1. vicino Rouen due giovani sciagurati mostrano – né da primi né da ultimi – che la follia in nome di Allah arriva a togliere la vita a innocenti, e sceglie di farlo al culmine del Sacrificio dell’Innocente. A Parigi uomini che hanno il compito di tutelare la sicurezza di tutti mostrano – pur essi né da primi né da ultimi – che la follia in nome del popolo francese arriva a non tenere in alcun conto il medesimo Sacrificio;
2. a St.-Étienne il messaggio di morte è che la Chiesa è un obiettivo, per lo meno fino a quando ne resterà qualcuna aperta. A Parigi il messaggio amaro è che i terroristi sono solo impazienti: se attendessero – nemmeno tanto – sarebbero i popoli una volta cristiani e chi li rappresenta a passare loro stessi le ruspe sulle proprie chiese. Un po’ come i capitalisti che, secondo Lenin, avrebbero fabbricato le corde alle quali sarebbero stati impiccati dai comunisti;
3. la reazione dopo l’uccisione di padre Jacques è apparsa proporzionata alla gravità di quanto accaduto. Perché “è apparsa”? Perché sono bastati pochi giorni per archiviare un atto così mostruoso, mentre la reazione allo sgombero di Sainte-Rita a Parigi praticamente è mancata;
4. non vi è reazione di fronte alla enorme sequela di preti, religiosi e fedeli in Cristo, ogni anno uccisi selvaggiamente perché cristiani in ogni luogo del mondo: se si mostra attenzione alla persecuzione solo quando avviene a casa nostra, vuol dire che essa nella realtà non c’è. Se oggi la persecuzione è arrivata senza ostacoli nel cuore dell’Europa con modalità così simbolicamente crudeli è perché ha potuto agire nella quasi totale indifferenza dell’Europa e dell’Occidente quando si è scatenata in Siria, in Iraq, in Nigeria, in Pakistan, in Cina… Ma pure perché non si coglie il profilo persecutorio che passa da leggi e sentenze in virtù delle quali in Francia, in Europa, in Occidente, si processano vescovi perché ricordano le verità di fede e si spianano chiese per fare al loro posto dei garage.
Rileggiamo Solzenicyn: «Ci viene tolto ciò che abbiamo di più prezioso: la nostra vita interiore. All’Est è il bazar del Partito a calpestarla, all’Ovest la fiera del commercio». Nel profetico discorso di Harvard del 1978 forse va cambiato il termine “Partito”. Il resto vale più oggi di quando fu pronunciato.
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