Via al Sinodo della Chiesa caldea in Iraq per far fronte all’esodo dei cristiani: dal 2003 l’80% ha lasciato il paese
È cominciato a Baghdad il primo Sinodo della Chiesa cattolica caldea convocato dal nuovo patriarca Louis Raphaël I Sako. Il patriarca ha messo all’ordine del giorno le nomine di vescovi nelle numerose sedi episcopali caldee rimaste vacanti in Iraq, in Medio Oriente e nei Paesi occidentali; la formazione dei sacerdoti; la stesura definitiva di un “Diritto proprio” della Chiesa Caldea da sottoporre al consenso della Sede apostolica e l’aggiornamento e l’armonizzazione dei riti liturgici celebrati in maniera non uniforme nelle varie diocesi.
FUGA DEI CRISTIANI. Tra i punti fondamentali che verranno affrontati nel Sinodo, c’è quello della fuga dei cristiani dall’Iraq a causa dell’instabilità politica e delle persecuzioni. Lo scopo è prendere misure concrete per incoraggiare i cristiani a rimanere nella propria terra d’origine o a farvi ritorno. Come dichiarato dallo stesso patriarca, eletto il 31 gennaio scorso, a tempi.it «a volte l’Occidente facilita la fuga dei cristiani. Molti comprano un visto con migliaia e migliaia di dollari, vanno via ad abitare in terra straniera dimenticandosi della loro tradizione, della loro terra, perdendo gli amici, la famiglia e anche la fede. È molto brutto. La comunità internazionale invece di spendere soldi per fornire loro abitazioni all’estero, dovrebbe investirli qui per fare progetti educativi e migliorare la vita di chi vive nella miseria. Ci servono infrastrutture, alloggi, scuole. Noi non vogliamo andarcene dall’Iraq, non vogliamo restare in pochi per essere una presenza simbolica».
[internal_gallery gid=97591] ESODO SENZA PRECEDENTI. In un Iraq in cui la violenza si fa ogni mese più intensa e il numero delle vittime più alto, anche la situazione dei cristiani è drammatica: secondo lo stesso patriarca «sono emigrati più cristiani dall’Iraq dal 2003 a oggi che negli ultimi 200 anni. Oggi saremo rimasti in 500 mila circa». A Mosul, prima del 2003 c’erano 35 mila cristiani, oggi meno di 3 mila. A certificare l’esodo senza precedenti anche padre Paul Sati, religioso redentorista caldeo originario di Mosul, secondo cui dall’intervento americano e dalla caduta di Saddam Hussein l’80 per cento dei cristiani iracheni ha lasciato il paese.
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