
Iraq. Le campane tornano a risuonare a Mosul quattro anni dopo la sconfitta dell’Isis

Oggi, per la prima volta dal 2014, le campane di una chiesa tornano a risuonare nella parte destra di Mosul. La città, che in quell’anno fu conquistata dall’Isis per diventare la capitale irachena del califfato, sentirà nuovamente i rintocchi provenire dalla storica Nostra Signora dell’Ora, gestita dai padri domenicani. La chiesa si trova sulla riva destra del fiume Tigri, che taglia a metà la capitale economica del paese, nella Città vecchia distrutta dai bombardamenti durante la guerra per cacciare i tagliagole, ed è stata pesantemente danneggiata come tutto il resto del centro abitato. Nonostante i bombardamenti e la furia iconoclasta dei jihadisti, la chiesa però non è crollata e oggi, quattro anni dopo la fine del Califfato, le sue campane torneranno a suonare.
Segnali di rinascita a Mosul
Suoneranno per pochi fedeli, visto che oggi a Mosul sono rientrate appena una cinquantina di famiglia cristiane. Una situazione drammatica per una città che nel 2003 era abitata da 45 mila cristiani, serviti da 15 parrocchie e 82 sacerdoti. A far scappare i fedeli, ancora prima dell’invasione dell’Isis, è stata una violenta campagna di omicidi e rapimenti di cristiani. Oggi le chiese aperte e i sacerdoti residenti in città si contano sulle dita di una mano, ma i segnali di rinascita non mancano.
Najib Mikhael Moussa, arcivescovo caldeo di Mosul, ha annunciato pochi giorni fa di essere definitivamente rientrato in città, dopo aver vissuto per sette anni a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. «Finalmente il vescovo e i suoi preti hanno una casa in cui stare», ha dichiarato inaugurando il nuovo arcivescovado caldeo. «Una giornata di festa, di speranza e di gioia anche per i musulmani». Ora l’obiettivo è velocizzare la ricostruzione della città, che porta addosso ancora le pesanti ferite della guerra e dei bombardamenti, e ricostituire il suo tessuto sociale: «Finora è stato fatto solo il 10%, ma per garantire un pieno ritorno dei cristiani bisogna puntare sulla casa e il lavoro, oltre alla necessaria sicurezza».
Le campane tornano a suonare
Circa 200 famiglie cristiane vivono ancora vicino alla città, nei villaggi della Piana di Ninive, e dopo il ritorno dell’arcivescovo molte potrebbero cominciare a pensare al rientro. Serve però un’opera di contrasto all’ideologia islamista, che in città è ancora viva, spiega monsignor Moussa: «L’educazione dei bambini e dei ragazzi è un fattore essenziale, ma è altrettanto importante monitorare le preghiere e i sermoni nelle moschee. Basta fanatici!».
Il secondo segnale di rinascita è proprio il parziale restauro della chiesa dedicata alla Nostra Signora dell’Ora, costruita alla fine del XIX secolo, simbolo della città soprattutto per il suo visibilissimo campanile che, con il suo grande orologio, era stato donato alla chiesa dall’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III. Il restauro, al quale hanno contribuito Unesco ed Emirati Arabi Uniti, è ancora parziale, ma anche il suono di una campagna può aiutare la ricostruzione della fiducia necessaria perché i cristiani tornino alle loro case.
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