In Piemonte va in scena lo scontro tra gli ateniesi (renziani) e gli spartani (bersaniani)
La settimana scorsa, il primo ad aprire le danze è stato il patron di Eataly, Oscar Farinetti, grande sostenitore di Matteo Renzi e piemontese, che, sulla Stampa, ha dichiarato l’intenzione di candidarsi alle regionali piemontesi, «se per caso mi venisse voglia… mio padre mi ha insegnato ad accettare le prove difficili». In questi giorni, sulla loro pagina web, gli “ateniesi” del Pd (l’ala renziana del partito, che si contrappone ai “Trecento Spartani”, che sostengono Pier Luigi Bersani) hanno acceso il dibattito interno. Il principale sostenitore di Matteo Renzi a Torino, Davide Ricca, fondatore del comitato “Adesso! Torino”, e il renziano Fausto Sorino hanno chiesto di convocare, in vista delle regionali e per aprire le primarie il più possibile, gli Stati generali delle associazioni e dei movimenti: «Una richiesta che nasce dall’esigenza di un profondo rinnovamento dell’attuale classe dirigente del Pd, la stessa che alle ultime elezioni ha perso tre milioni e ottocentomila voti (quelli raccolti da Renzi alle primarie, ndr), probabilmente a causa della propria arroganza e autoreferenzialità e incapacità di ascolto, come ha dimostrato anche l’ultima direzione provinciale del Pd». I renziani torinesi ricordano che le associazioni sono la spina dorsale del welfare nel paese, sono soprattutto aria nuova a cui il partito dovrebbe dare ascolto: invece, nella direzione e dopo l’articolo su La Stampa, uno dei dirigenti locali, il presidente della Provincia di Torino Antonio Saitta, ha comunicato che anche lui intende candidarsi, e ciò con l’appoggio più che probabile dell’ala più a sinistra del Pd piemontese.
FASSINO STUFO DI FARE IL SINDACO. Insomma, la discussione nel centrosinistra è rovente, anche se le regionali in Piemonte, fissate nel 2015, sembrano lontane. Tuttavia, a causa di alcune recenti difficoltà dell’amministrazione di centrodestra, a sinistra ci si prepara. Ecco perché i renziani piemontesi si stanno già muovendo, e la richiesta degli stati generali nasce proprio come tentativo indiretto di andare alla conta, capire quali delle due ali nel partito pesi di più e abbia più chance. Dietro l’ala renziana in Piemonte si dice che ci sia Sergio Chiamparino, ex sindaco di Torino, che muove per mettere in minoranza gli avversari usando una pedina di prestigio, un nome del calibro internazionale quale Farinetti. Il nome di Saitta come competitor non avrebbe uguale appeal: anche se il presidente della Provincia si è messo in luce come sostenitore della Tav, oggi in realtà cercherebbe anche lui un posto “paracadute”, nel caso davvero venissero abolite le province. Dall’altra parte, oltre la cortina di ferro degli ex Ds e dell’ala più a sinistra del Pd, in realtà ci sarebbe addirittura l’attuale sindaco, Piero Fassino, che ai più stretti collaboratori ha già confidato di non poterne più di fare il primo cittadino. Fassino ha usato lo specchio delle “parlamentarie” per candidare tutti i suoi, come il segretario provinciale del Pd, Paola Bragantini, o Cesare Damiano, e ha gioco facile nello schieramento storico che ha gestito il Pd piemontese. Oltretutto la sfida per la Regione si gioca tutta nel capoluogo, che vale un quarto degli elettori piemontesi.
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