Il Terzo Polo non è il centro, ma è la simil sinistra. Una patacca rosè
Caro direttore, premetto, come al solito, il ringraziamento per il lavoro di Tempi che considero strumento importante per aiutarci al confronto della realtà quotidiana. Però, ogni tanto, mi costringete a chiedervi: perché? Perché nel tuo articolo delle pagelle ironiche dedicate ai politici dell’incontro comunitario al Meeting, scrivi di Rosato «bravo, ma cambi partito»? Ma non è lo stesso partito di Gabriele Toccafondi, che è stato ringraziato pubblicamente da Lupi, per l’aiuto nella gestione dell’Intergruppo della sussidiarietà? Perché, allora, non posso essere legittimato ad affermare «bravo Lupi, ma cambia alleanza politica»?
Io sarò tra quelli che farà voto di testimonianza per il Terzo Polo, non sarà un voto tipo matrimonio indissolubile, ma, nonostante limiti, errori, inadeguatezza, ingenuità, penso che rilanciare uno spazio al centro, pragmatico e riformista, sia un’avventura politica da considerare concretamente. Tra l’altro ho letto l’ultimo libro di Calenda, e, con tutti i limiti, l’ho trovato interessante. Una buona base di partenza su cui confrontarsi. In politica non bisogna mai dare nulla per scontato, giusto? Staremo a vedere, nella speranza che veramente dalle diversità possa scaturire il bene comune così tanto agognato.
Ti ringrazio di avere perso il tuo tempo nel leggere questa mia povera mail. Grazie ancora da un abbonato fedele e da un amico che non smette di leggervi e promuovervi.
Carlo Candiani
Ciao Carlo, grazie. Ho sentito altri amici che, come te, vogliono “provare” a dare fiducia al Terzo Polo. È l’effetto “nuovismo”, come lo ha chiamato Giovanni Orsina, che nelle precedenti elezioni ha favorito i 5 stelle, e ora Meloni e Calenda. Riassunto grezzamente suona più o meno così: siccome questi li abbiamo già votati e non ci hanno soddisfatto, proviamo con questi altri.
Io parto da un altro punto di vista – e non starò qui a tediarti per l’ennesima volta con l’elenco di quali siano le priorità che Tempi individua per il paese – e cerco nell’offerta politica chi con maggiore chiarezza sappia incarnare ciò che mi interessa.
Il Terzo Polo non è il centro, ma è la simil sinistra. È una patacca, non rossa ma rosè. Infatti esprime una classe dirigente che da lì proviene e che quelle idee supporta. Calenda ha pure qualche buona intuizione, ma è una copia di Montezemolo (ricordi?) che fino a ieri andava a braccetto con la Bonino. Basta qualche rudimento di storia per capire che, a partire dal nome, in quel partito si fa riferimento a una storia azionista che è lontanissima da tutto ciò in cui noi ci riconosciamo.
Dici bene di Toccafondi, è persona valida e competente, di lui ci sarebbe un gran bisogno in Parlamento. L’hanno piazzato in un collegio difficile, ma io spero che ce la faccia. Solo per lui e per nessun altro in quel partito sarei disposto, forse, a fare una eccezione nel segreto dell’urna.
Ciao, un abbraccio.
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Certo che dei cattolici che applaudono Meloni fanno riflettere. Molto hanno capito del cattolicesimo democratico, di Degasperi, di La Pira, di Dossetti, di Moro. Dopo aver acclamato Berlusconi e chiuso gli occhi sulla sua moralità, oggi acclamano Meloni, il suo fascismo camuffato e la sua illiberalità. Peccato che nulla ha a che vedere con il Vangelo. Ma, si sa, anche il Vangelo ai cattolici serve quando conferma le proprie idee. È una delle ragioni per cui oggi i cattolici non hanno più un riferimento in politica. Cl e company hanno la loro parte di responsabilità.
«Non è chi dice “signore signore” che entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del padre». Il samaritano non aveva etichette, ma si è fatto prossimo. Questo mi fa pensare che non basta agitare i rosari nei comizi per dirsi cattolici.
Pasquale Pellegrini
Sul fatto che non basti agitare rosari per dirsi cattolici sono d’accordo al cento per cento. Sul resto, dico solo che qui l’unico bigotto è lei. Non basta agitare qualche citazione evangelica per dirsi laici.
(Ps. Non so cosa abbia capito lei di Alcide De Gasperi, di sicuro non ha capito come si scrive il suo cognome).
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Caro Emanuele, da ex abbonato mi dispiace dirti che ieri le ossa di don Giussani ballavano vedendo i bavosi del Meeting applaudire un “vile affarista” guerrafondaio agli ordini dei poteri finanziari, assassino di bambini greci e macellaio delle genti italiche. Grande tragedia di cui don Giussani è complice avendo accettato la deriva del CVII, vera pietra di scandalo e tumore del corpo mistico.
Mauro Mazzoldi
Eccone un altro che sa cosa pensa don Giussani, cosa fanno le sue ossa, cosa devono dire e fare quelli che non sono abbastanza cattolici come lui. Basta con queste stronzate, mi avete rotto. Al Meeting non ci sono “bavosi”, ma gente straordinaria che mette in piedi l’evento culturale più bello e significativo che c’è in Italia. Sapreste fare di meglio? Fatelo, perché venite a scocciarmi? Al Meeting vige la regola del libero applauso in libero Stato. O pure sugli applausi e i fischi volete farci la predica?
Mauro, da ex abbonato accetta un consiglio dal tuo ex direttore: non scrivermi più.
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Gentile direttore, per giudicare amo conoscere, e sono pertanto un elettore che, a prescindere dai propri convincimenti, è solito leggere i programmi elettorali. Anche quelli delle formazioni politiche a me non congeniali.
Da cattolico, capisco che non si possano auspicare orientamenti ecclesiali basati su logiche di schieramento, ma se la Chiesa non tifa, non penso neppure che possa dirsi neutrale di fronte a differenti opzioni su quelli che Benedetto XVI era solito chiamare “valori non negoziabili” e che per me sono ancora di estrema attualità, dirimenti ai fini dell’espressione del consenso.
Chi mi propone la liberalizzazione delle droghe, chi mi prospetta l’esistenza di una famiglia non più fondata sull’eterosessualità dei componenti la coppia e ipotizza sedicenti matrimoni egualitari pretendendo di normare in modo uguale situazioni diverse, chi mi apre a ipotesi di normative di stampo eutanasico sul fine vita non può avere il mio consenso, e pertanto anche in occasione di questa tornata elettorale il mio voto andrà al centrodestra che reputo più vicino ai miei convincimenti, non solo per le proposte che formula per affrontare e possibilmente risolvere i problemi reali del paese, ma anche per la consapevolezza che mi offre la salvaguardia del patrimonio valoriale in cui credo.
Daniele Bagnai
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