![L’Apocalisse può attendere. Trump con la Cina vuole trattare](https://www.tempi.it/wp-content/uploads/2025/01/donald-trump-usa-ansa-345x194.jpg)
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È cominciato al Senato degli Stati Uniti il secondo impeachment nei confronti di Donald Trump, questa volta per “incitamento all’insurrezione”, dove per “insurrezione” bisogna intendere l’irruzione a Capitol Hill dei sostenitori dell’ex presidente il 6 gennaio scorso. Considerato che con ogni probabilità, come spiega il Corriere della Sera, i democratici non hanno i numeri per giungere alla condanna dell’odiato Trump, la domanda ineludibile è: perché arrivare a questo punto a ogni costo, perfino sfidando le ragionevoli obiezioni da più parti sollevate circa la legittimità costituzionale dell’intero processo?
Aiutano a rispondere un paio di commenti azzeccati pubblicati ieri dal Wall Street Journal, autorevole quotidiano americano non certo di sinistra, ma nemmeno innamorato di Trump (anzi). Il primo è un editoriale dove si ricorda innanzitutto il paradosso della situazione:
«I democratici dicono che il processo è cruciale per punire Trump in merito alla rivolta del 6 gennaio al Campidoglio, ma appare più probabile che sortisca l’effetto opposto con la sua assoluzione».
Non si può certo accusare il Wall Street Journal di aver difeso le azioni di Trump. Al contrario, il quotidiano ha duramente criticato l’ex presidente sia per il suo lungo rifiuto di accettare la vittoria elettorale dello sfidante Joe Biden a novembre, sia per l’erroraccio compiuto il 6 gennaio illudendo di fatto i suoi sostenitori che fosse possibile invertire all’ultimo minuto il verdetto delle urne inscenando una protesta a Washington.
Tuttavia, si legge nell’editoriale, non c’è bisogno di approvare la condotta degli ultimi mesi di Trump alla Casa Bianca per vedere come non ci sia nessun “incitamento all’insurrezione” in un presidente che invita i suoi militanti a protestare, ma a farlo «pacificamente». A Capitol Hill non c’è stata alcuna “insurrezione”, osserva il Wall Street Journal: nonostante la violenza e perfino alcune vittime (5), al Campidoglio non s’è visto nessun colpo di Stato, «non c’è mai stata possibilità che Biden non diventasse presidente il 20 gennaio, malgrado le fantasie di Trump e dei suoi cortigiani».
E con questo, il paradosso di un processo inutile, se non addirittura controproducente per gli intenti dichiarati dai democratici, non fa che diventare ancora più assurdo dal punto di vista giudiziario, scrive il Wall Street Journal:
«I democratici dicono che [l’impeachment] disincentiverà in futuro altre azioni perseguibili da parte di presidenti uscenti, ma questo è improbabile se Trump sarà assolto, come probabilmente sarà».
L’altro argomento dei nemici di Trump è che una sua eventuale condanna permetterà al Senato «di impedirgli di ricoprire altri incarichi federali con un voto a maggioranza semplice», scongiurando una possibile ricandidatura del tycoon nel 2024. Ma – di nuovo – c’è il problema che l’auspicata condanna di Trump è fuori discussione, a meno di un “tradimento” di massa da parte dei repubblicani nei confronti del loro ex presidente (considerato un corpo estraneo dal partito, certo, ma pur sempre un leader):
«Probabilmente [Trump] non sarà condannato, e in ogni caso dovrebbero essere gli elettori a decidere se lo vogliono in carica di nuovo. Le sconfitte di Trump alle urne sono giudizi molto più convincenti di una messa al bando partigiana da parte del Congresso».
Perché dunque mettere in piedi un altro inutile impeachment contro Trump? Secondo il Wall Street Journal, il movente dei democratici non ha nulla a che fare con la punizione dei presunti crimini di Trump: è squisitamente politico.
«I democratici hanno prosperato politicamente da quando Trump è stato eletto, e vorrebbero averlo come antagonista il più a lungo possibile».
In più, l’impeachment serve a mettere in difficoltà gli avversari repubblicani in vista delle elezioni di metà mandato nel 2022:
«Se i senatori del Gop voteranno per la condanna, dovranno vedersela con la collera di Trump nelle prossime campagne elettorali. Se invece voteranno per l’assoluzione, i democratici potranno accusarli di giustificare la rivolta di Capitol Hill».
Oltre all’uso politico della giustizia, non c’è da aspettarsi molto altro dall’impeachment, secondo il Wall Street Journal. C’è però anche un elemento ironico in questo paradosso:
«L’ironia di questo processo è che i repubblicani vorrebbero voltare pagina e discutere dell’agenda di Biden, ma i democratici non riescono a lasciar perdere Trump».
E non è finita. L’uso improprio dell’impeachment contro Trump ha un’altra conseguenza deprecabile, aggiunge il Wall Street Journal: il processo «appare anche come un inutile esercizio di partigianeria che polarizzerà ulteriormente le fazioni politiche dell’America». Insiste su questo punto il secondo commento del quotidiano, firmato da William McGurn.
Impossibile, scrive McGurn, non vedere come il metodo utilizzato dai democratici per arrivare ad aprire l’impeachment, forzando il paese a inghiottire un’interpretazione non condivisa delle regole e della Costituzione, finisca per smentire clamorosamente la grande promessa elettorale di Biden di risanare le divisioni dell’America.
Già il fatto che negli Stati Uniti si discuta tanto della possibile incostituzionalità della procedura dovrebbe far sorgere più di uno scrupolo in Nancy Peolsi e compagnia, osserva McGurn. Per non parlare del fatto che si tratta del secondo impeachment per Trump, che così ne totalizza da solo tanti quanti ce n’erano stati in tutta la storia del paese. (Anche il primo impeachment, per inciso, non aveva speranza di concludersi con una condanna e infatti è finito in niente).
Per di più, rimprovera l’editorialista del Wall Street Journal, entrambi i processi del Congresso contro Trump sono stati messi in piedi in maniera frettolosa e forzata, violando i diritti della difesa. Questa volta «evitando qualunque indagine, qualunque procedimento in commissione o qualunque possibilità per i membri di valutare pienamente questo modo di procedere», come ha protestato un deputato repubblicano.
Commenta McGurn, che non a caso nel suo articolo fa riferimento, tra le altre cose, alla impressionante raffica di ordini esecutivi e decreti emanati da Biden nei suoi primi giorni in carica come presidente:
«Le controversie intorno alla legittimità costituzionale di questo impeachment sono un buon indizio del motivo per cui la nazione si sta allontanando sempre più dal risanamento e dall’unità a cui ha fatto appello Joe Biden nel suo discorso della vittoria. Di certo le politiche dell’amministrazione Biden porteranno il paese in una nuova direzione. Ma se le divisioni tra gli americani si approfondiranno, non sarà colpa tanto di tali politiche in sé, quanto dei mezzi utilizzati per imporle».
Foto Ansa
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