Anticipiamo l’editoriale del primo numero di Tempi mensile che è stato inviato a tutti gli abbonati del settimanale. Ieri vi abbiamo spiegato cosa è successo e le modalità per abbonarvi. Per dubbi e richieste, scriveteci a [email protected]
Tempi ricomincia da dove era partito ventitré anni fa: dall’invito paolino a vagliare tutto e a trattenere ciò che vale. Non sentiamo altra urgenza che questa, tentare, senza pedanterie e consapevoli dei limiti del nostro agire, di giocare un giudizio pubblico su quel che ogni giorno la cronaca pone all’attenzione di tutti. Diversamente dal poeta, non miriamo a dire ciò che non siamo e ciò che non vogliamo, ma al contrario rivendichiamo una precisa identità in un mondo confuso e fluido e un punto di vista certo in un panorama culturale furbescamente relativista e maldestramente intollerante.
Ha scritto Cesare Pavese ne Il mestiere di vivere: «Sono tutti capaci di innamorarsi di un lavoro che si sa quanto rende, difficile è innamorarsi gratuitamente». Non c’è descrizione più calzante per definire la comunità di giornalisti e lettori che per quasi cinque lustri ha dato linfa a Tempi. Un giornale che sa che le cose vere non sono quelle che si sanno, ma quelle che si desidera capire. Che sa che nascosta dietro la ninna nanna del mainstream si cela una profonda avversione all’uomo che non teme di dare pubblicamente voce alla propria religiosità; che sa che i cosiddetti “nuovi diritti” altro non sono che le antiche catene con cui si cerca di legare la libertà di ogni persona di fare i conti con la propria natura e i propri limiti; che sa che il chiacchiericcio disimpegnato dei media è meno innocente di quel che vuole apparire e che questo rumore di sottofondo non ha altro effetto che rendere ancora più inquieta questa nostra era spaventata e spaesata; che sa che occorre un certo fegato garantista per andare controcorrente rispetto a un giustizialismo ormai trentennale che ha iniettato il veleno del risentimento in tutti gli strati della società.
Ma che sa anche che in questo nostro claudicante paese fioriscono talvolta esempi di socialità, imprenditorialità e carità che sono il retaggio di una tradizione culturale evanescente ma non tramortita, spesso silente ma non afasica.
Tempi esiste solo perché possa essere allegramente difeso e seriamente espresso questo spazio di libertà per il bene di tutti e di ciascuno, non importa se cattolico o meno, basta che sia sufficientemente impegnato con la propria coscienza e ragione. Occorre che tutto questo sia scritto e dichiarato, proposto pubblicamente, con tutta l’ironia e la modestia del caso, affinché diventi spunto di dibattito, discussione e confronto. Siamo cattolici, ma non clericali, conserviamo un certo gusto per quel legno storto che è l’umano del quale vediamo tutte le incongruenze e miserie, ma anche le nobiltà, segno della presenza di un Mistero non riducibile ad accidente casuale o afflato spirituale.
Vorremmo, con voi, col vostro aiuto e sostegno, continuare a raccontarlo, indagando, attraverso uno strumento imperfetto come possono essere un foglio di carta e un sito web, i mille risvolti della quotidianità.
È una bella avventura per cuori audaci. È un’avventura per tempisti.