Il mondo nuovo passa dall’eliminazione e dall’umiliazione del femminile
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«Oh mirabile mondo nuovo» non fa che esclamare il Selvaggio del capolavoro di Aldous Huxley (Il mondo nuovo), parafrasando La tempesta di William Shakespeare, mentre osserva le stranezze di una società dove tutti vivono felici e schiavi dei propri istinti naturali e desideri, avendo eliminato ogni possibile fonte di trauma.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”] LIBERTÀ PROCREATIVA. «Oh mirabile mondo nuovo» verrebbe da ripetere leggendo il dibattito etico-scientifico in corso sul Journal of Law and the Biosciences, dove la docente all’università di Liverpool, Amel Alghrani, difende la «libertà procreativa e gestazionale degli uomini». Cioè, il diritto dei maschi a partorire, in violazione del quale si può ben parlare di «cissessismo».
GRAVIDANZE MASCHILI. Secondo l’autrice, il punto «non è necessariamente quello di avere bambini». Un transgender donna, cioè un uomo che si è sottoposto a intervento chirurgico per assumere caratteristiche fisiche femminili, «potrebbe già essere genitore e avere avuto bambini prima dell’operazione chirurgica. Il punto è assicurare un’esperienza immaginata come importante per la propria identità di genere».
Pur riconoscendo che «si potrebbe non vedere come una tragedia umana il fatto che un maschio cisgender non possa rimanere incinto» (un maschio cisgender secondo gli studi di genere è una persona di sesso maschile che si sente a suo agio con la propria «identità di genere», cioè una persona comune), l’autrice afferma che in realtà qualora la tecnica rendesse possibile anche ai maschi portare avanti una gravidanza, il non avere diritto a farlo potrebbe essere considerato una «tragedia».
MAMMO IN FINLANDIA. Il dibattito non va derubricato alla categoria fantascienza. Ad aprile, infatti, una donna che nel 2015 ha legalmente cambiato sesso da donna a uomo in seguito a terapia ormonale e a base di testosterone, ha partorito un figlio nel 2018. Il caso ha scatenato polemiche in Finlandia, soprattutto perché la legge richiede che per registrare il cambio di sesso da donna a uomo sia provata l’infertilità e l’impossibilità di avere figli. «Vogliono che la società mi dica cosa fare con il mio corpo e la mia vita? Nulla può fermarmi. Sono un uomo libero», ha dichiarato il soggetto in questione.
TRAPIANTO DI UTERO. Per la docente Alghrani, «chi vuole esercitare la libertà procreativa fino a partorire un figlio non deve dimostrare che sia un bene, sono coloro che vogliono impedire questa libertà che devono dimostrare che la pratica non è solo impopolare o indesiderabile, ma anche seriamente dannosa per gli altri o la società e che questi danni sono presenti e reali, non appena futuribili». Il tema non è marginale dopo che alla fine del 2017 è nato il primo bambino da una donna che ha ricevuto il trapianto di utero. Uno dei più fervidi sostenitori della “libertà procreativa», John Robertson, morto l’anno scorso, difendeva ogni tipo di surrogazione possibile, ma affermava che una gravidanza maschile a seguito di un trapianto di utero sarebbe stata eticamente giustificabile solo se necessaria per ragioni genetiche. Ora anche questa linea rossa sembra essere stata superata.
ELIMINARE IL FEMMINILE. Nel Mondo nuovo di Huxley la parola proibita per eccellenza è «mamma» e la prima esperienza a essere bandita è quella della maternità, avendo un mondo perfettamente «stabile» bisogno di individui sempre presenti, senza passato e futuro, che non siano figli né genitori di nessuno. Il primo passo per raggiungere questo obiettivo è cancellare la specificità principale del femminile. Un traguardo a cui sembra mirare in ultima istanza anche il concetto di libertà procreativa.
POLIGAMIA. E nella direzione dell’umiliazione del femminile va anche l’incredibile valorizzazione della poligamia fatta surrettiziamente dal Le Monde in un filmato in cui riporta la storia di Djadja, giornalista senegalese di 27 anni che insiste perché suo marito si trovi una seconda moglie. Solo così, spiega, «posso essere davvero indipendente, avere i miei spazi e prendermi cura di me stessa». Oh mirabile e ignoto mondo che possiedi abitanti così piacevoli, commenterebbe Shakespeare.
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