

Il divorzio da breve diventerà brevissimo. Per Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione giustizia della Camera che l’altroieri ha approvato il nuovo testo di legge da discutere in aula il prossimo 26 maggio, si tratta di «un passo avanti di civiltà giuridica», anche se le statistiche dicono che gli italiani non hanno tutta questa fretta di passare dalla separazione al divorzio.
UN ANNO O SEI MESI. La legge in vigore prevede per divorziare un periodo minimo di attesa di tre anni da quando i coniugi, presentata la domanda di separazione, compaiono davanti al presidente del tribunale. La nuova legge aveva ridotto questo periodo a un anno o a nove mesi in caso di procedimento consensuale e assenza di figli minori. Ma dopo le modifiche approvate in commissione mercoledì 14 maggio, invece, la norma riduce il tempo di attesa del divorzio consensuale a soli sei mesi, a prescindere dall’età dei figli.
«UNA FRETTA INGIUSTIFICATA». «La direzione che si prende con questa legge è la stessa su cui ci siamo incamminati da quarant’anni a questa parte: rendere il divorzio sempre più agevole e incondizionato», dichiara a tempi.it Massimiliano Fiorin, avvocato e autore del libro La fabbrica dei divorzi. Il diritto contro la famiglia.
«Eppure tutta questa fretta è ingiustificata. Non c’è tutta questa pressione, non c’è questo esercito di coppie che vogliono divorziare ma sono costrette ad aspettare. In più del 60 per cento dei casi i coniugi non divorziano appena sono passati i tre anni, ma restano separati a tempo indefinito. E le ragioni per un simile atteggiamento non mancano».
«POCHI SI RISPOSANO». Secondo l’avvocato, i coniugi in realtà non hanno fretta «sia perché hanno difficoltà ad affrontare i costi di un divorzio, sia perché non sentono l’urgenza di recuperare lo stato libero. Sono pochi statisticamente quelli che si risposano dopo il fallimento del primo matrimonio, specie ora che la famiglia e il matrimonio vengono sempre più svalutati. Inoltre, le donne hanno grandi vantaggi a restare separate e non divorziate».
ALLE DONNE CONVIENE. I numeri dicono che «nel 75 per cento dei casi è la moglie a chiedere la separazione, mentre nel 60 per cento dei casi e oltre sono poi i mariti a chiedere il divorzio. Questo per ragioni economiche: da separata, la moglie ha diritto a percepire un assegno che le consenta di mantenere il tenore di vita che aveva in precedenza. Quando si divorzia, invece, l’assegno assume una funzione compensativa, si parametra cioè sul contributo che la moglie ha dato per la durata delle nozze, e assistenziale nel caso si trovi in difficoltà economiche».
NIENTE PARITÀ DI GENERE. Quest’ultimo criterio, tra l’altro, «è un residuato delle condizioni della moglie nella società degli anni Settanta, quando si riteneva fosse il coniuge economicamente più debole e quindi da tutelare. Tanto è vero che l’assegno non è più dovuto se la donna si risposa: si presuppone quindi che sia bisognosa del matrimonio per la propria protezione personale. Questo forse era vero negli anni Settanta, ora un po’ meno. Eppure anche la nuova legge ha lo stesso impianto».
BILANCIO DEL DIVORZIO. Per Fiorin, infine, invece che approvare una legge di cui non si sente la necessità, «bisognerebbe fare un bel bilancio di questi 40 anni di divorzio in Italia. Gli elementi li abbiamo tutti». E cosa si scoprirebbe? «Che il divorzio ha causato una perdita di valore del matrimonio, un aumento delle violenze legate alle separazioni, danni gravi allo sviluppo psicofisico dei figli, molto più gravi rispetto a quelli prodotti a un bambino da una situazione conflittuale in casa, e il dramma dei padri separati, che sono la prima categoria dei nuovi poveri».
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Purtroppo in Italia è conveniente separarsi, l’assegno al coniuge è fiscalmente deducibile!!! assurdo!!!! (sono tantissime le coppie separate solo davanti alla legge). Invece bisogna far pagare una tassa a chi si separa senza un valido motivo (violenze in casa ecc.) pur avendo dei figli da crescere: sta generando persone insicure che avranno bisogno di cure.
Come al solito mi vedo a dover criticare l’estensore dell’articolo per la parzialità delle sue affermazioni relative a “alle donne conviene” e “niente parità di genere”
La attuale legge sulla separazione e sul divorzio non fa nessuna discriminazione tra uomo e donna e prevede una completa parità di genere. Si limita a difendere la parte più debole delle due. Che poi questa sia quasi sempre la donna non è colpa della legge ma della attuale società che discrimina anche economicamente la donna rispetto all’uomo in ambito lavorativo.
Se voi cattolici credete che il matrimonio è indissolubile anche a prezzo di una grande conflittualità quotidiana, bene siete liberi di scegliere come vivere la vostra vita. Nessuno e niente ve lo può impedire, tanto meno il divorzio lungo o breve che sia.
E’ giusto però che chi non vuole fare questa scelta gli sia consentita una alternativa se non altro in virtù del fatto che altrimenti diventerebbe una scelta a senso unico, cioè una non scelta. Se la ragione serve unicamente a seguire un concetto di bene assoluto “calato dall’alto”, allora la ragione non avrebbe senso di esistere, basterebbe seguire le indicazioni date. Il fatto di scegliere, valorizza a mio parere anche la vostra scelta visto che dal punto di vista vostro, un cattolico che decide di seguire i precetti anche quando potrebbe fare diversamente, per voi dovrebbe rappresentare un merito aggiuntivo. Di cosa vi preoccupate dunque? Se uno è un cattolico convinto il divorzio non lo dovrebbe riguardare.
La grande “conflittualità quotidiana” stante la superficialità che caratterizza la realtà odierna è da intendere, per voi, anche la minima inclinazione di un rapporto su sciocchezze (infatti sono sicuro che sei favorevole anche al divorzio immediato). Questo nasce dalla vacuità di una idea di amore basato su un rapporto fatto di egoismo e limitato allo stare insieme finché passione e piacere durano (concetti da te più volte marcati in altri post).
Un amore che vada oltre al semplice “finchè mi va” non ha diritto di residenza in voi giocosi progressisti. La capacità di dire amo e “voglio amare” non esiste perché in voi in quanto soggetti di “umori” ma non di scelte. Trogloditi sentimentali.
Torni sempre al concetto del “calare dall’alto” per sminuire il valore altrui (e per ricollocarli in un angolo di irrazionalità) su quanto non riuscite a comprendete. Amare una persona è ANCHE un atto razionale ed obbedisce alla qualità più alta di una persona.
Dici “ Se uno è un cattolico convinto il divorzio non lo dovrebbe riguardare.” No…. non funziona cosi, perché la vostra superficialità ha più sponsor, modelli ed ideologhi. Tendete a creare persone-molluschi, incapace di ogni “bello”. Opporsi significa impedire questo.
Correzione (Forse così si capisce meglio) – “La capacità di dire amo e “voglio amare” non esiste in voi in quanto soggetti di “umori”, ma non di scelte. Trogloditi sentimentali.”
Non voglio entrare nel merito del grado di conflittualità che determina la fine di un matrimonio perché la “soglia del dolore” è soggettiva e comunque a mio parere va rispettata se si parte dal concetto di rispetto della persona prima ancora del rispetto del concetto di famiglia. Il problema è un altro e cioè a fronte di una proposta che in certi casi da la possibilità di rifarsi una vita, voi sapete, siete crescenti del fatto che la vostra è meno attraente ed evidentemente non siete così sicuri che i cattolici vi seguano. Si tratta dunque di insicurezza verso il modello di vita che proponente sapendo bene che ha speranza di essere rappresentativo solo se ha il monopolio sociale. Ammettere questo se non altro vi farebbe sembrare più umani.
@ Filomena
La soglia del dolore è “soggettiva” ma permettimi che riesco a farmi una idea a quale possa corrispondere quella di un bamboccio/a. Ma non nego che ci sono situazioni con un livello di gravità che giustifica la separazione.
Qui per me il discorso è un altro, e prendo spunto da quello che dici quando sostieni “voi sapete, siete coscienti del fatto che la vostra è meno attraente ed evidentemente non siete così sicuri che i cattolici vi seguano”. No …. la nostra vita non è meno attraente, è solo sminuita, mal interpretata e denigrata. Svuotata nel suo autentico valore. Un matrimonio oggi fallisce, il più delle volte, solo perché l’uomo è meno uomo (nei sentimenti nella ragione e nella volontà) e lo stesso dicasi per la donna. Se ebeti si sposano non ne viene niente di buono, ma non c’entra nulla che il matrimonio cattolico possa essere più o meno “attraente”.
Anzi azzardo un paragone ai sentito della ” Teoria delle finestre rotte” G.L. Kelling e J.Q. Wilson ?
Si può sintetizzare con un esempio che ho letto da qualche parte. Gli svizzeri vengono in italia trovano sporco ed a loro volta …. sporcano. Gli italiani, vanno in svizzera, trovano tutto pulito e non buttano carte a terra.
Sporco attira la sporcizia, e il pulito la pulizia. Il mediocre in amore attira mediocrità in amore…..ecc.
Mi hanno tolto il post… boh!
Filomena, come dici tu, non stiamo parlando del matrimonio cristiano.
Quello che ci muove (a dire la nostra) e’ la passione per la verita’, per l’uomo, per gli uomini, per la societa’ e per il paese in cui viviamo. E’ umanamente insensato scegliere di sposarsi (assumendo diritti e doveri di fronte alla societa’) e poi decidere in quattro e quattr’otto che non e’ piu’ vero.
Altrimenti non sposarti, piu’ facile e meno impegnativo.
E non tiro in ballo il fattore figli, altrimenti…
Oppure c’e’ sotto qualcos’altro, chessoio, fattori economici?
L’unico fattore economico degno di nota dal mio punto di vista è quello che concerne la morte di uno dei due partner perché non è una scelta e chi rimane non deve essere penalizzato dalla sfortuna. In ogni caso nel post precedente non mi riferivo a questo che appunto non ha nulla che fare con il divorzio frutto di una libera scelta. Caso mai ha a che fare con il matrimonio infatti sempre più si vedono matrimoni contratti in tarda età per garantire sicurezza al partner che dovesse spravvivere all’altro. Di fatto la condizione di debolezza economica che una volta era determinante per le donne nel scegliere di sposarsi oggi è venuta meno nella maggior parte dei casi perché sono economicamente indipendenti quindi la protezione sociale offerta dal matrimonio non è più necessaria.
A maggior ragione, se del mio intervento rimuovi l’ultima riga, il resto e’ ancor piu’ valido.
Scusa Fran’cesco, tu credi veramente che nella maggior parte dei casi (non dico sempre perchè una percentuale di irresponsabili c’è ovunque , inutile negarlo) due persone che si sposano, immaginando di fare un lungo percorso insieme, possano decidere in quattro e quattr’otto di separarsi/divorziare? la separazione/divorzio è un atto dirompente, da un punto di vista umano (per non parlare dei fattori economici), che non si affronta a cuor leggero. Errare è umano, perseverare è diabolico. Se ci si rende conto di aver sbagliato, che quello che sembrava il compagno ideale non lo è (più?) è molto più onesto riconoscere i propri errori che perseverare. L’iter per una separazione è abbastanza lungo da dare ad entrambi il tempo di riflettere e valutare, quando si arriva davanti al giudice il solco è già bello ampio.
Ovviamente sto parlando del matrimonio come contratto regolato dal codice civile, che niente ha a che vedere con il sacramento cattolico
Allora sei d’accordo con me, l’errore che hai commesso e’ talmente grosso (anche se umanamente comprensibile) che e’ meglio prendersi una pausa, piuttosto che rischiare di ripeterlo dopo 6 mesi…
Ovviamente tutto crolla se ci sono i figli.
guarda che i 6 mesi si aggiungo ai 12 (minimo) che servono, dal momento in cui si decide di separarsi, ad arrivare alla sentenza (sempre che ci sia accordo tra le parti). Poichè l’articolo stesso dice (io non so se è vero) che pochi si risposano, evidentemente non è che uno appena divorziato fa domanda per le pubblicazioni in municipio.
Riguarda ai figli, ritengo (opinione personale) che crescano meglio con due genitori separati ma sereni che con due genitori non separati ed in continuo conflitto. Ritengo (ancora opinione personale) che due adulti in presenza di figli ci pensino ancora di più prima di intraprendere la strada della separazione, ma se la intraprendono lo fanno anche valutando l’impatto sui figli. Se invece sono dei genitori incoscienti, allora lo restrebbero anche senza separarsi
Non e’ questione di numeri ma di desiderio di rendere il matrimonio “light”.
Riguardo ai figli, non ho esperienza diretta ma io mi troverei male a crescere con 4 o 6 audlti che mi ronzano attorno (piu’ nonni, piu’ zii, cugini… che si moltiplicano e di cui si fa fatica a tenere conto).
Senza contare che tra i nuovi poveri d’oggi ci sono parecchi divorziati…
Francamente non capisco perchè una velocizzazione del processo che porta al divorzio tu lo vedi come un rendere il matrimonio light, le conseguenze di una separazione/divorzio sono esattamente le stesse.
La direzione e’ quella.
Come mai tutti vanno in Spagna a divorziare (spendendo soldi)? Perche’ la’ sono piu’ simpatici e fa piu’ caldo?
Se prendo una decisione sapendo che posso tornare indietro facilmente non si dice “la prendo a cuor leggero”?
Perché la velocita di scioglimento del matrimonio è direttamente proporzionale alla superficialità delle persone che si sposano.
Velocizzando si migliora solo la mentalità divorzista in persone che più delle volte non è abituata a pensare. Tu credi che la maggior parte dei matrimoni si rompe per tragedie familiari? No! Si rompe perché bambocci non riescono a rapportarsi con la vita reale. Perché non accettano le difficoltà: del dialogo, del rapportarsi con un diverso punto di vista, della vecchiaia che rende la propria donna meno avvenente, del il fastidio nel rinunciare a qualcosa per i figli ecc. Per le fantasie che hanno in mente che le portano a perdere il rapporto con le persone che hanno d’avanti.
@Toni: al solito, di permette di giudicare le persone in base all’apparenza. La velocità è indice di superficialità ma è anche direttamente proporzionale all’intelligenza, quindi non può dire che sia un male a prescindere: ad alcuni ci vuole meno che ad altri. Il dialogo non è affatto un diritto, quindi se viene meno è giusto chiudere la conversazione. Inutile che lei tiri in ballo storielle come l’avvenenza o le difficoltà; la vita è una e va visita al meglio, è solo ci ha paura dei cambiamenti che non riesce a vedere nel divorzio un’opportunità. I due interessati, dopo il distacco burocratico, sono liberi di avere un rapporto più idoneo alla loro nuova affinità. I sentimenti cambiano, vergognarsi di cambiare con loro è il vero indice di superficialità intellettiva.
Fabio FLX
“Inutile che lei tiri in ballo storielle come l’avvenenza o le difficoltà; la vita è una e va visita al meglio…..”
Il tuo è il tipico gran ragionamento di chi si sente al centro del mondo.
Non tiene conto affatto che le azioni che si fanno hanno conseguenze che si proiettano oltre se stessi e che coinvolgono altri (in primis su chi non ha chiesto di venire al mondo) .
Il dialogo spesso non si è capaci di iniziarlo (perché dialogare bisogna saperlo fare) quindi non è venuto “meno”.
Matrimoni voluti da bambocci che magari sognavano ad sogni ad occhi aperti che falliscono al contatto con le difficoltà della vita.
Scusa Fra, ma quello che stato abbreviato è il periodo che passa tra la decisione di separarsi, cioè tra il momento della rottura della coppia e quello dello scioglimento del matrimonio come negozio giuridico. Uno prima di separarsi puà averci pensato anche dieci anni. E nulla impedisce che dopo aver divorziato si rimetta con la moglie. Solo che non succede quasi mai.
e quindi?
E quindi la separazione è un istituto inutile, che infatti in molti paesi neppure c’è. O stai insieme o divorzi. Punto.
Che ragionamento del xxxx
Perchè? la legge parla del matrimonio come negozio giuridico, non del rapporto di coppia. La rottura del secondo segue dinamiche di relazione personale che possono anche durare decenni, ma una volta consumata non vedo perchè tenere in vita il rapporto giuridico, che ha questo punto non ha più senso.
Dimostri esattamente la tesi che il divorzio renda incapaci di amare per sempre.
E lei, Michele, dimentica che amore e matrimonio non sono mai stati sinonimi.
“.. danni gravi allo sviluppo psicofisico dei figli, molto più gravi rispetto a quelli prodotti a un bambino da una situazione conflittuale in casa,.. ”
da figlio di genitori divorziati posso assicurare che l’affermazione è falsa.
Se una coppia è cattolica prenda pure assi e chiodi e ci si inchiodi alla croce di un matrimonio che non ha più ragion di esistere, ma si lasci agli altri la possibilità di rifarsi una vita e proteggere i figli dai propri fallimenti.
Benissimo il divorzio breve: quando si arriva a quella determinazione oramai non c’è nulla più da salvare, inutile menarla avanti per tre anni.
E infatti c’e’ la separazione, nessuno ti obbliga a vivere assieme all’altro.
Se poi vuoi rifarti una vita, liberissimo di farlo, chi te lo vieta. Non puoi (ancora) sposarti? E a che serve il matrimonio (civile), tanto lo si puo’ disfare presto…
Questione di serieta’, con se stessi, con l’altro, e di fronte alla societa’.
“da figlio di genitori divorziati posso assicurare che l’affermazione è falsa.”
Parla per te. Io conosco un sacco di situazioni che ti smentiscono.
Mi lascia sempre più basito come si tenti di fare di tutto per disarticolare la società anzichè unirla.
Da quando in qua è un bene essere forzatamente coesi con chi non vogliano esserlo? A lei farebbe piacere essere costretto a convivere con una persona che non vuole più avere niente a che fare con lei?
E allora che ti sposi a fare?
Ah, per i diritti…
E perché lei si arreca il diritto di poter giudicare le motivazioni delle altre persone?
Fran’cesco, mi viene il dubbio che Lei non sia sposato.
Comunque sia cerchi di non avere una visione della vita ON/OFF, manichea, assolutista….
Ma cosa crede, che ci si sposi con la remora mentale tanto mi separo quando voglio? Guardi, ce ne sono, ma pochi, verammente pochi.
Ha una vaga idea di quanto una persona ci possa pensare, provare, tentare prima di arrivare alla separazione?
Purttroppo capita di sbagliare, e quando lo sbaglio si palesa beh…..
Non ci sono Santi che tengano e novene che funzionino.
Non è nemmeno questione di educazione, di valori: so di ciellini che hanno divorziato, neocatecumenali che hanno divorziato, genitori cattolicissimi che hanno divorziato (i miei per inciso) e che, proprio perchè cattolici hanno trascinato avanti almeno dieci anni di troppo un matrimonio che nei fatti non esisteva più.
Aggiunga preti che ovviamente dicono cose da preti ma non sanno una beata mazza di idea di cosa dicono perchè è una dimensione della vita che non hanno mai sperimentato.
E dunque se ne escono con banalità assurde… “prova essere più dolce”, “prova essere più comprensivo”, consigli con la profondità di un consulente matrimoniale che ha studiato sui baci perugina.
Se si arriva alla sofferta decisione di divorziare tre anni di separazione sono inutili. La decisione è già presa, e quando la decisione è presa significa che la coppia è GIA’ SEPARATA IN CASA da almeno qualche annetto.
Impedire il divorzio 40 anni fa e essere contrari a diminuire i tempi della separazione oggi non preserva “la famiglia”, è solo pura ipocrisia e il tentare di decidere PER GLI ALTRI cosa si ritiene giusto in astratto per se.
Saluti.
Sono sposato, so di cosa parlo.
Le ragioni che porta non sono un buon motivo per azzerare (questo e’ l’obiettivo) i tempi del diivorzio.
Dopodiche’ la separazione (per persone serie) e’ un immenso dolore, conosco persone che ci passano, ma le garantisco che il dolore dei figli (e soprattutto il danno sui figli) e’ ancora maggiore.
In quanto ai preti, visto che li ha tirati in ballo, per la mia esperienza sono gli unici che ti aiutano in queste situazioni, a recuperare un rapporto (o addirittura a chiuderlo per evitare ulteriori danni).
Sempre che uno voglia essere vero e ovviamente che incontri persone in gamba e “sante”.
1- la separazione si chiama separazione proprio perché i coniugi sono separati, non convivono.
2- nessuno ti costringe a stare con nessun altro
3- può essere interessante ridurre lungaggini giudiziarie e costi del divorzio
4- se mi permetti, non mi sembra geniale lasciarsi col marito-moglie e dopo meno di un anno risposarsi con un anno.
5- riflettere per un po’ di tempo non fa mai male.
1 – Falso. La separazione non modifica il contratto matrimoniale. Se uno dei coniugi venisse a mancare, l’altro avrebbe comunque il diritto di essere considerato congiunto, ergo la burocrazia avrebbe più valore della realtà, creando un palese ossimoro di validità.
2 – Falso. Determinati diritti vengono tutt’oggi garantiti solo alle coppie sposate. Io non avrei intenzione di sposarmi, ma per meglio tutelare i miei figli e la mia compagna ne sono praticamente costretto, nonostante siamo di fatto conviventi.
3 – Vero. Non solo è interessante, è necessario. Il divorzio dovrebbe essere istantaneo e gratuito, perché per lo Stato non deve essere più che un’opzione personale, giacché i diritti dovrebbero essere sull’individuo, e non in base alle sue scelte.
4 – Falso. Nessuna persona dovrebbe permettersi di giudicare il prossimo e le sue scelte, tanto meno in ambito affettivo. Ognuno ha i propri tempi, se a lei serve più tempo, se lo prenda, ma non è detto che questo tempo serva a tutti incondizionatamente.
5 – Falso. Come per il punto 4, ognuno ha i suoi tempi. Normalmente chi arriva al divorzio spesso ci ha già pensato abbastanza, e se pure qualcuno lo facesse senza averci pensato, non vedo come si possa pensare di poter conoscere meglio del diretto interessato le sue necessità e motivazioni affettive e personali.
speriamo si sbrighino
Speriamo che ragionino