Il carisma di don Giussani, nuovo splendore per la Chiesa
Milano, 9 maggio 2024. Apertura della fase testimoniale della causa di beatificazione del servo di Dio monsignor Luigi Giussani. Questa la dizione formale.
La basilica di Sant’Ambrogio è strapiena, nelle navate laterali giovani studenti delle superiori seduti a terra. Sul presbiterio, a sinistra guardando l’altare, i responsabili della Fraternità di Comunione e Liberazione, tra loro, accanto al presidente Davide Prosperi, Chiara Minelli, professore ordinario di Diritto canonico e diritto ecclesiastico nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Brescia, postulatrice della causa di beatificazione, poco più in là, don Julián Carrón, primo successore di don Giussani.
La voce del popolo di Dio
Nelle oltre due ore di durata dell’evento si è capita una cosa, o almeno è stata evidente a chi scrive: la vita, e la liturgia che la esprime in modo potente, viene prima del diritto, lo comprende e ne fa apprezzare il valore.
L’apertura della fase in cui, dopo il lavoro delle commissioni teologica e storica, si ascolteranno le testimonianze «sulla vita, le virtù e la fama di santità» del suscitatore di Comunione e Liberazione, consiste nella lettura di un lungo verbale e nel giuramento di chi ne condurrà i lavori. Un adempimento burocratico. Invece è stato un avvenimento di preghiera e di unità manifesta. Il rosario, i canti, i salmi dei secondi vespri, le parole altamente didascaliche di monsignor Ennio Apeciti, giudice delegato arcivescovile, e quelle storicamente importanti e insieme profetiche dell’arcivescovo Mario Delpini, la solennità delle formule del giuramento si sono fusi in una sola voce, che era quella del popolo lì presente. Quel popolo, ha spiegato monsignor Apeciti, che sarà il protagonista di questa fase del processo di beatificazione – «dopo il lavoro della commissione storica ora ascoltiamo la voce del popolo di Dio» perché nessuno è santo da solo, senza un popolo.
Come è nuovo il carisma
All’inizio un ragazzo ha letto un testo di don Giussani in cui il «sacerdote ambrosiano» (quante volte è risuonata questa formula e quanto la si è compresa in questo contesto) parla di Gesù come de «la vita della vita». Monsignor Apeciti, quasi continuando la citazione ha usato sant’Ambrogio: «Tutto è Cristo per noi», questo, ha aggiunto, è il cuore del carisma di don Giussani.
“Carisma” è stata la prima parola pronunciata dall’arcivescovo Delpini: «Come è affascinante il carisma nella Chiesa», fa risplendere nelle cose ordinarie la scintilla della gloria di Dio, ciò che era ripetizione diventa “rivelazione”, un dono per il quale «la Chiesa nella sua verità antica ha avuto un nuovo splendore».
Questo “splendore” Delpini ha voluto declinarlo al presente: «Tutti coloro che hanno incontrato don Giussani formino un cuor solo e un’anima sola», «facciamo rivivere l’essenziale». L’essenziale – traduce chi scrive – è che il messaggio di Cristo è Cristo stesso, il suo corpo. La caratteristica di un corpo è la sua vita, e la vita è un fenomeno di continua novità, come ha ben ha spiegato l’arcivescovo quando ha detto «come è nuovo un carisma» e come la sua “bellezza” ha bisogno del tempo per essere compresa, ricordando le incomprensioni di cui è stato oggetto: «Ora si entra in una fase nuova in cui la bellezza può essere apprezzata anche se non rispetta sempre le attese».
Il presidente della fraternità di Cl, Davide Prosperi, ha preso la parola per dirne solo una, rivolta all’arcivescovo: «Grazie». Delpini, concludendo ha detto: «Noi vogliamo rendere grazie a Dio perché il carisma di don Giussani ha fatto tanto bene». Diceva Chesterton che la gratitudine è il sentimento che può veramente creare unità e amicizia tra gli uomini.
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