I vescovi facciano sentire sempre la loro voce
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Caro direttore, senza entrare nel merito (almeno in questa sede) delle questioni concrete a cui mi riferisco, vorrei fare alcune brevi osservazioni circa episodi a cui abbiamo assistito in questo periodo.
Mi riferisco a questo.
A fronte della decisione dell’attuale ministro degli Interni di impedire lo sbarco in Italia della nave Aquarius, che trasportava centinaia di profughi, si sono sollevate all’unisono e con insolita prontezza le voci di autorevoli vescovi e cardinali italiani, per condannare questa scelta “disumana” fatta dal Governo. Scelta che ha messo in moto un vivace dibattito in tutta Europa, vera responsabile dell’inadeguato affronto di un problema drammatico ed epocale. I cristiani non possono non tenere conto dei richiami contenuti nelle prese di posizione degli autorevoli prelati.
Mi viene, però, spontanea una domanda, caro direttore. Perché quegli stessi prelati od altri per loro non sono insorti nello stesso modo e con la stessa prontezza, quando lo Stato italiano, diretto da un governo di colore diverso dall’attuale, ha imposto l’approvazione di una legge che ha introdotto un istituto nuovo (molto simile alla famiglia), violando così l’articolo 29 della Costituzione italiana e l’insegnamento della Chiesa? E quando lo stesso Stato ha approvato un legge che di fatto, anche oltre le intenzioni del legislatore, apre la strada anche in Italia all’eutanasia? Perché due pesi e due misure? Perché tanta severità quando lo Stato sembra prendere misure contro l’accoglienza dei profughi e altrettanta indifferenza quando lo stesso Stato ferisce il principio basilare della famiglia e attenta alla sacra vita umana? Per i prelati cattolici, i due aspetti della vita nostra vita sociale non dovrebbero avere la stessa rilevanza e, quindi, la stessa importanza? Ed allora, si sono essi imprudentemente lasciati influenzare dalla diversa composizione dei due diversi governi? Se così fosse, la cosa sarebbe preoccupante, perché confermerebbe l’attuale divisione dei politici cattolici, che, come è noto, si trovano irreversibilmente militanti in partiti differenti.
Probabilmente, le nostre autorità religiose dovrebbero avere il coraggio di indicare a TUTTI i cattolici impegnati in politica (e non solo a loro, ma a tutto il popolo cattolico) un “pacchetto” complessivo di contenuti, che esprima le preoccupazioni generali della Chiesa italiana, a partire dalla Sua dottrina sociale.
Ed i laici, qualunque sia il loro pensiero politico e la loro appartenenza partitica, dovrebbero radunarsi, in una sorta di “Opera dei Congressi” moderna, per stabilire le linee comuni da tenere per aiutare il raggiungimento del bene comune nell’intero Paese.
Senza una reazione che vada , in qualche modo, in questa direzione, ho l’impressione che si finisca con il lasciare le briglie sciolte da una parte a chi si ritiene “progressista” e dall’altra a chi si ritiene “tradizionalista”. E ciò non sarebbe un bene né per l’Italia, né, soprattutto, per la Chiesa, visto che nell’orto degli ulivi il Signore ha sudato sangue pregando per l’unità dei suoi discepoli.
Peppino Zola
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