Lettere al direttore
Guerra alla pedofilia o alla Chiesa? Dopo l’assoluzione di Pell sappiamo rispondere alla domanda
Articolo tratto dal numero di aprile 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
E così l’Alta corte di Canberra ha assolto il cardinale George Pell dalle accuse di pedofilia. Grande notizia.
Aldo Fabbrini via email
Assolutamente sì. Ma non dimentichiamoci la gogna che Pell ha subìto per due anni, di cui uno trascorso in carcere. Come tutti i lettori di Tempi sanno perché ne abbiamo parlato diverse volte, contro di lui è stata costruita un’accusa incredibile, non sostanziata da fatti, ma solo da calunnie e supposizioni. Come ci disse Andrew Bolt, l’agnostico giornalista di Sky News che tanto lo ha difeso: «Non è solo improbabile che il cardinale abbia commesso gli abusi dei quali è accusato, è letteralmente impossibile». Ricordate la copertina di aprile 2019? Si intitolava “Lo scalpo” e il sottotitolo era una domanda: «Guerra alla pedofilia o alla Chiesa cattolica?». Ecco, adesso conosciamo la risposta.
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Caro direttore, ho letto e riletto con attenzione le 10 (!) pagine (più editoriale e copertina) che il numero di febbraio di Tempi dedica alla scuola in Italia: le ho trovate veramente preziose. La proposta di cambiare la Costituzione viene infatti supportata da un’ipotesi complessiva di un nuovo sistema scolastico, indagato nelle sue ragioni teoriche e concettuali ed in alcune conseguenti innovazioni istituzionali (Tommaso Agasisti), in un possibile metodo educativo alternativo (Giancarlo Cesana) ed in un’immagine complessiva di attività didattica (Raffaela Paggi), capaci di rivolgersi alla libertà dei giovani, cioè di rispondere alle loro attese. Di grande rilievo anche l’evidenziazione, con dati statistici convincenti, di una delle principali storture del mastodonte burocratico che oggi schiaccia i tanti uomini di scuola sinceramente appassionati al loro lavoro.
A questo proposito, aggiungo due mie riflessioni.
1) C’è un passaggio dell’articolo di Agasisti particolarmente utile a far comprendere come il nuovo sistema prefigurato non si ridurrebbe ad introdurre il finanziamento statale per le scuole paritarie ma comporterebbe per tutte le scuole, statali e paritarie, sostanziali innovazioni: «Le scuole (statali e paritarie) non potrebbero rifiutare studenti che volessero iscriversi, pena la perdita del finanziamento pubblico». Si tratterebbe di una novità“epocale” per moltissime scuole paritarie, cattoliche comprese, da sempre abituate a pensarsi e progettarsi per un target di famiglie circoscritto. Del resto gli articoli di Cesana e Paggi documentano in modo esemplare come un’identità esplicitamente affermata e sperimentata non intralcerebbe affatto una didattica fruibile da chiunque, anzi la renderebbe possibile e credibile.
2) Siamo in un momento storico di grandi cambiamenti, il sistema economico italiano è in seria difficoltà e, dopo il coronavirus, lo sarà molto di più; non occorre essere marxisti per essere convinti che le necessità del sistema economico rivestono un ruolo determinante nelle vicende umane. Non è difficile rendersi conto che il cambiamento prefigurato da Agasisti garantirebbe un risparmio enorme alle casse dello Stato. Quando la retta del Liceo Don Gnocchi era di 5.200 euro annui, con il 20 per cento delle famiglie che godevano di detrazioni basate sul reddito e con un’offerta di servizi didattici quantitativamente molto maggiore rispetto a quella di un liceo statale, il costo medio annuo di uno studente di un liceo statale era di 7.700 euro. Senza tener conto del costo dello stabile. Ed il Don Gnocchi era gestito esclusivamente da privati cittadini, non da un ente dotato di risorse proprie.
Penso che arriveranno tempi in cui la prospettiva di «un servizio più efficace con minori costi» si imporrà in qualche modo all’attenzione comune.
Franco Viganò via email
Franco Viganò è stato il primo preside e il fondatore del Liceo Don Gnocchi di Carate Brianza, una delle migliori scuole d’Italia e non perché lo dicano le classifiche Eduscopio, ma perché è nata e ancora oggi vive rischiando tutto sulla libertà: dei docenti, delle famiglie e degli alunni che la frequentano. Detto questo, la questione economica è centrale, e il coronavirus una sberla che inciderà sulle rette. Non so quanto possiamo aspettarci dallo Stato. Come ci ha detto il deputato Maurizio Lupi, che ha chiesto la detrazione delle rette per le paritarie, quei paragrulli del M5s si sono opposti: per loro pubblico è solo statale. Servirà molta energia e molta fantasia per tenere in vita le scuole libere. Ma io sono fiducioso: per chi è certo di ciò in cui crede, qualcosa accade sempre, anche quando tutti i dati sono negativi. In fondo, facendo l’analisi di tutto ciò che non va, pure questo giornale non dovrebbe esistere. E invece.
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È già finita. L’ha iniziata e vinta la Cina. Il più grande mercato interno riparte con il prezzo delle materie prime ai minimi di sempre e il mondo al disastro economico che implora aiuto. Hanno il più grande mercato nazionale, esporteranno mascherine a chi si potrà vendere gli ultimi gioielli di famiglia per pagargliele. Sono sulla riva del fiume ad aspettare i cadaveri dei marinai infettati della portaerei nucleare Usa Roosevelt. La Seconda Guerra mondiale è iniziata con la Blitzkrieg dei carri armati nazisti ed è finita con le bombe nucleari Usa. La terza guerra mondiale scopriranno i nostri posteri (censura permettendo…) è stata una guerra batteriologica iniziata mettendo a rischio il 3 per cento della propria popolazione (tanto si è una dittatura imperiale personale, non si chiede mica permesso) e si è messo il mondo ko in 4 mesi. Chapeau.
Italo Rizzi via email
Gentile Rizzi, non abbiamo prove che sia come dice lei e qui si è a-complottisti per cromosoma. Di certo, e questo lo abbiamo scritto in diverse occasioni (anche in questo numero, leggete Leone Grotti e Matteo Forte), il problema della Cina non sono i cinesi – grande popolo –, ma il regime che li opprime. Se oggi abbiamo il coronavirus nel mondo la colpa è della dittatura comunista di Xi Jinping, altro che “modello cinese”.
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Grazie per il vostro lavoro e la vostra testimonianza. Sul numero di marzo ci sono tante belle cose (anche la citazione di libri utili che, appena riapriranno le librerie, andrò a ordinare) ci sono l’intervento di padre Aldo Trento e la lettera di Marina Corradi che mi hanno riempito il cuore. Continuate, anzi continuiamo con le vostre e nostre “battaglie”, prima o poi arriverà la vittoria, anzi è già arrivata e la Pasqua ce lo ricorda.
Stefano Ferrandi Treviglio
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Resistete in questo momento difficile per tutti, Tempi è la luce nella notte. Io faccio girare spesso i vostri articoli, li fotografo e li mando ai miei amici. Spero che qualcuno decida di abbonarsi. Ciao, un abbraccio a tutti, in special modo a Rodolfo Casadei, che molti anni fa è venuto a Macerata.
Maurizio D’Ascanio via email
Ogni numero pubblichiamo lettere che ci spronano ad andare avanti non per rito consolatorio o per imbrodarci, ma solo per avere l’occasione di ripetere una volta di più quel che diciamo dall’inizio: grazie a voi.
Foto Ansa
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