
«Ho la prova (cronometrica) dell’innocenza del cardinale George Pell»

Articolo tratto dal numero di gennaio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Quest’anno l’Alta corte di Canberra, ultimo grado di giudizio in Australia, stabilirà se il cardinale George Pell ha davvero abusato sessualmente di due ragazzini nel 1996, nella sacrestia della cattedrale di Saint Patrick, a Melbourne, al termine della Messa. «È l’ultima occasione per la nostra giustizia di assolvere un uomo innocente e porre fine a questo scandalo». Si è espresso così il 13 novembre Andrew Bolt nel suo popolare show televisivo su Sky News.
Bolt è rinomato in Australia per dire sempre quello che pensa e dirlo fuori dai denti. Dal cambiamento climatico all’immigrazione, il giornalista conservatore di 60 anni non ha mai fatto mancare la sua voce su tutti i temi più spinosi dell’attualità. È autore del blog politico più letto di tutto il paese, editorialista di alcuni dei principali quotidiani e volto televisivo di Sky, dove conduce dal 2016 il programma The Bolt Report. Avendo studiato attentamente le carte del processo, Bolt, agnostico, si è da subito schierato in difesa di George Pell, denunciando la «caccia alle streghe» in atto nel paese contro il cardinale ed ex tesoriere del Vaticano, condannato in primo e secondo grado a sei anni di carcere.

«Pell è un capro espiatorio», dichiara Bolt a Tempi. «Sta pagando sulla sua pelle l’odio sempre più diffuso in questo paese verso il cristianesimo e i conservatori in generale. È incredibile che questo processo sia arrivato all’Alta corte perché non è solo improbabile che il cardinale abbia commesso gli abusi dei quali viene accusato, è letteralmente impossibile».
Perché ritiene «improbabile» che il cardinale George Pell abbia commesso gli abusi dei quali viene accusato?
Perché molti fatti inusuali sarebbero dovuti accadere e, ancora più improbabile, sarebbero dovuti accadere tutti contemporaneamente. Il monsignore che accompagnava sempre il cardinale in cattedrale quel giorno avrebbe dovuto non farlo, senza contare che avrebbe dovuto anche dimenticarsi di non averlo fatto. Il cardinale avrebbe dovuto evitare di fare ciò che faceva sempre, e cioè andare a parlare con i fedeli davanti all’entrata della cattedrale al termine della funzione. E nessuno dei parrocchiani avrebbe dovuto accorgersene. Il cardinale sarebbe dovuto essere così pazzo da assalire due giovani nello stesso momento in una stanza con la porta aperta, la sacrestia, sapendo che quella stanza al termine della Messa di solito brulica di gente. Avrebbe dovuto anche, con grande temerarietà, assalire due ragazzi che non conosceva, senza sapere se i loro genitori erano avvocati o poliziotti che magari li stavano aspettando fuori dalla chiesa o dalla sacrestia. Avrebbe dovuto in qualche modo riuscire a tenere i due giovani fermi con una mano, mentre con l’altra cercava di tirare fuori i genitali dalle mutande coperte da due strati di paramenti vescovili. Avrebbe dovuto anche, nel caso del secondo assalto, essere così stupido da aggredire un ragazzo in un corridoio stretto davanti a più di 50 persone. E nessuno di loro avrebbe dovuto accorgersene. Infine bisogna ricordare che uno dei due giovani disse a sua madre di non essere mai stato abusato. L’unica “vittima” che accusa il cardinale non è stato poi in grado di ricordare la data esatta in cui è stato abusato, ha dichiarato che il vino liturgico che voleva trafugare era rosso (mentre in realtà era bianco) e che non stava bene mentalmente. Il cardinale, contrariamente alla maggior parte dei veri pedofili, non aveva mai abusato prima di alcun bambino. Inoltre, è un uomo molto accorto e, nella mia esperienza, anche dotato di sani princìpi morali. Ci sarebbe molto altro da dire, ma credo di aver reso l’idea.
Lei sostiene anche che ci sono due motivi per cui è «letteralmente impossibile» che Pell abbia commesso gli abusi. Quali?
Il primo è questo: secondo la Corte d’Appello l’unico momento in cui l’abuso poteva essere commesso era durante i cinque o sei minuti immediatamente dopo la Messa, durante i quali la sacristia non era occupata da persone intente a portare avanti e indietro gli oggetti liturgici usati durante la Messa. La Corte ha anche affermato che lo stupro e l’abuso sono durati cinque minuti. Ma l’accusatore ha sostenuto che dopo la Messa ha partecipato alla processione del coro e con tutti gli altri membri è uscito dalla cattedrale e ha fatto il giro per raggiungere l’entrata posteriore. A quel punto si è staccato dal coro, è tornato indietro verso un’entrata laterale della cattedrale e da lì è entrato in sacrestia, dove lui e il suo amico hanno trovato il vino liturgico, prima che Pell li sorprendesse. Io ho rifatto lo stesso identico percorso e, cronometro alla mano, posso dire che ci vogliono circa cinque minuti e mezzo. Dunque, non c’era più il tempo materiale per l’abuso.
E il secondo motivo?
Quando i due giovani hanno lasciato il coro, i chierichetti in testa alla processione erano ad appena 10 o 15 secondi di distanza dalla sacrestia, dove dovevano riportare la croce. È impossibile che non siano entrati in sacrestia prima dei due ragazzi. Di conseguenza, la sacrestia non poteva essere libera affinché Pell abusasse dei due giovani per cinque minuti.

In arancione, la strada che l’accusatore sostiene di aver preso per raggiungere la sacrestia da una seconda entrata, dopo aver abbandonato la processione.
In verde, l’ultimo tratto percorso dal coro fino alla sacrestia
Com’è possibile allora che Pell sia stato condannato sia in primo sia in secondo grado?
Il processo non sarebbe mai dovuto arrivare fino all’Alta corte. Voglio ricordare che la polizia cominciò a investigare Pell un anno prima di ricevere la denuncia per abusi. La polizia era alla ricerca di qualcuno che si lamentasse di lui. Questo basta a far capire che voleva far condannare Pell e che non è mai stata imparziale. Le accuse nei confronti di Pell erano così deboli e senza prove che dovevano essere lasciate cadere in fase preliminare. Al pubblico inoltre non è mai stata rivelata l’identità dell’accusatore e la sua testimonianza è segreta. Questo implica che nessuno che conosca l’accusatore o abbia informazioni su di lui possa mettere in dubbio la sua versione.
Perché la polizia ha cominciato a investigare Pell?
Dovete sapere che la caccia alle streghe nei confronti di Pell, che in Australia va avanti da almeno 20 anni, rende impossibile secondo me che venga istruito un giusto processo nei suoi confronti. Non avete idea di quanto sia stata feroce la campagna stampa contro di lui. Prima che le ultime accuse contro Pell fossero rese note, ad esempio, era già in vendita un best seller che lo accusava di altri crimini orribili, ma le prove fornite erano così deboli che non sono state ritenute neanche valide per istruire un processo.
Perché secondo lei la giuria in primo grado e due giudici in secondo grado hanno creduto all’accusatore di Pell e non alle decine di testimoni che lo scagionavano?
Ormai “credere alla vittima” è diventato quasi un dovere sacro. Chi non lo fa viene trattato come se fosse un protettore dei pedofili e un aguzzino delle vittime. Non posso affermare che i due giudici d’Appello la pensino così, ma il terzo giudice ha scritto una lunga “dissenting opinion” nella quale sembra criticarli per aver riposto troppa fiducia nella propria capacità di giudicare la veridicità dell’accusatore per il suo “atteggiamento” piuttosto che per i fatti oggettivi. Bisogna considerare anche che per un giudice non è facile: quanto coraggio ci vuole per scagionare Pell quando la gente sembra pronta a insorgere e a odiarti se osi farlo?
Se le prove a suo favore sono così nette, perché lo condannano?
Dio solo lo sa. Speriamo che l’Alta corte sia in grado di vederle e che abbia il coraggio quest’anno di dichiararlo innocente.

A che cosa si deve questa caccia alle streghe mediatica contro Pell?
In parte è dovuta ai peccati e ai crimini commessi dalla Chiesa negli ultimi 50 anni, durante i quali molti sacerdoti hanno abusato sessualmente di bambini. Ma in generale c’è un odio diffuso verso il cristianesimo e i conservatori. George Pell non era solo un leader della Chiesa forte, conservatore e molto conosciuto dal pubblico, ha avuto anche il coraggio di criticare la nuova religione del riscaldamento globale, che qui è fortissima. Molti media lo detestano per questo e gliel’hanno giurata.
Lei è un giornalista molto conosciuto in Australia e scrive il blog politico più letto e seguito del paese. Perché ha deciso di rischiare la sua carriera e credibilità in un caso così scottante?
Di certo non perché voglio difendere la Chiesa o i vescovi. Io sono un agnostico, ma odio profondamente la menzogna, l’ingiustizia, il branco e i codardi. Pell è un uomo buono e io sarei un debole se rimanessi in silenzio. Certo, ho pagato un prezzo per averlo difeso pubblicamente.
Quale prezzo?
Qui in Australia ci sono gruppi su internet molto organizzati che minacciano gli inserzionisti pubblicitari di Sky ogni volta che parlo per difendere Pell. Ci sono già costati un sacco di soldi. Ora però sempre più persone criticano il verdetto di colpevolezza e questo ha dato a molta gente il coraggio di parlare. Ora non perdiamo più così tanti soldi per la nostra difesa di Pell di quanti ne perdevamo all’inizio.
Come definirebbe questo processo?
È un vero scandalo, una macchia per la nostra giustizia. Dimostra purtroppo quanto potere abbia l’odio del branco e quanto poco ne abbiano i ragionamenti. Devo dire che questo processo ha seriamente minato la mia fiducia nel sistema giudiziario.
È mai andato a trovare il cardinale in prigione?
No, perché non sono libero di incontrarlo, ma penso spesso a lui e mi preoccupo. Alcuni amici comuni, però, mi hanno detto che si sta facendo forza. Ha il conforto della sua fede ed è consapevole che se sta attraversando questa prova è solo per il bene della sua Chiesa e per espiare i peccati della sua Chiesa. Ma se l’Alta corte non lo scagiona quest’anno, ho molta paura per lui.
È fiducioso nella sua assoluzione?
Penso che ci siano buone probabilità, ma ho già visto più e più volte quanto la verità non sia bastata a salvare il cardinale George Pell.
Foto Ansa
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