Vi hanno detto che la Grecia è tornata a crescere. E il bello è che ci avete anche creduto

Di Rodolfo Casadei
28 Aprile 2014
La Grecia torna a crescere? Piano con l’entusiasmo. «L’economia non è in recessione. Non è nemmeno in ripresa. È semplicemente crollata». E le politiche europee imposte ad Atene sono «un fallimento epico»

Evviva, evviva! Le gazzette finanziarie del mondo intero esultano: la Grecia è tornata sui mercati finanziari. Sì, il paese che quattro anni fa era sull’orlo della bancarotta e rischiava di trascinare nel baratro con sé l’intero sistema della moneta unica europea; l’economia oggetto del più grande programma di ristrutturazione del debito pubblico della storia (107 miliardi di euro di tagli del valore nominale dei bond detenuti da privati, 246 miliardi di euro di prestiti per il salvataggio vero e proprio); il debitore sovrano i cui titoli decennali erano arrivati a richiedere teorici tassi d’interesse del 40 per cento all’inizio del 2012.

Dieci giorni fa questo bell’esemplare di irresponsabilità finanziaria ha piazzato bond quinquennali per un valore di 3 miliardi di euro al modico tasso d’interesse del 5 per cento. Da stropicciarsi gli occhi. Il ragazzo ha fatto i compiti a casa che i tre arcigni professori (la “troika” composta da Fondo monetario internazionale, Unione Europea e Banca centrale europea) gli hanno imposto, e i risultati si vedono: con un anno d’anticipo addirittura sulla tempistica dei memorandum firmati con la troika, la Grecia ha potuto registrare alla fine del 2013 un avanzo primario del suo bilancio di 1,5 miliardi di euro, pari all’1,5 per cento del suo Pil. Il quale ha ripreso a crescere dopo sei anni consecutivi di contrazioni a partire dal 2008: alla fine del 2014 si dovrebbe registrare uno 0,6 per cento in positivo, destinato a trasformarsi in un tonico più 2,9 per cento l’anno prossimo.

L’economia greca è in ripresa? Lo spettro di una crisi sistemica che dalla Grecia investirebbe tutta l’eurozona si è dissolto alle prime luci del giorno? Non parrebbe proprio. «L’economia greca non è in recessione. Non è nemmeno in ripresa. È semplicemente crollata», scrive Wolfgang Münchau, l’enfant terrible del Financial Times. L’economista greco Costas Lavapistas parla di «stabilità raggiunta sulle macerie». Sul Daily Telegraph Ambrose Evans-Pritchard definisce le politiche della troika «un fallimento epico che sarà analizzato per anni dagli studiosi» e «un esperimento crudele a cui è stato sottoposto il popolo greco». Esagerazioni? Sia le statistiche macroeconomiche che quelle settoriali dicono di no. Anzitutto la crescita del Pil quest’anno e l’anno prossimo è un rimbalzino da niente se messa in prospettiva: fra il 2008 e la fine dello scorso anno il Pil greco si è contratto del 27 per cento. Sei anni consecutivi di recessione di un paese industrializzato in tempo di pace non si erano mai visti, nemmeno al tempo della Grande Depressione. Ne è conseguito che il rapporto fra il debito pubblico e il Pil, nonostante feroci tagli alla spesa pubblica, agli stipendi e alle pensioni, è nettamente peggiorato anziché migliorare: nel 2009 il debito pubblico rappresentava il 127 per cento del Pil, oggi ammonta al 175 per cento.

Poi c’è il problema della disoccupazione: nel 2009, quando la crisi si profilava, riguardava il 7,5 per cento della manodopera, oggi è arrivata al 28 per cento, con una fantascientifica punta del 60,4 per cento fra i giovani sotto i 25 anni. Il numero dei greci attivi nell’economia è il più basso da 33 anni a questa parte. Tre milioni e mezzo di occupati sostengono 4,7 milioni di disoccupati e di non attivi. È questo spaventoso tasso di disoccupazione che permette di mantenere bassissimi gli stipendi di chi lavora, senza timore che le proteste (36 scioperi generali dal 2010 ad oggi) si traducano in rivolta sociale. Il salario minimo è stato ridotto dai 751 euro del 2009 ai 586 attuali, che scendono a 489 per i giovani sotto i 25 anni. La forchetta dei tagli salariali generali compiuti dal governo a partire dal 2010 va dal 30 al 40 per cento (quest’ultimo valore riguarda in particolare gli stipendi degli insegnanti).

Come ha fatto il governo ad arrivare all’avanzo primario di bilancio? Non certo con le privatizzazioni, che non sono decollate per motivi anche ragionevoli: nel clima generale di depressione e deflazione, sarebbe toccato vendere i beni statali per un tozzo di pane. Licenziamenti e prepensionamenti nella pubblica amministrazione e tagli della spesa previdenziale e statale sono stati lo strumento principale. Le pensioni sopra i 1.000 e sopra i 1.500 euro sono state più volte sforbiciate, e anche quest’anno ci saranno tagli che vanno dal 5 al 15 per cento. Il bilancio dell’educazione è diminuito del 28 per cento fra il 2008 e il 2013, quello della sanità dell’11 per cento e la spesa farmaceutica è passata dai 4,37 miliardi di euro del 2010 ai 2 miliardi e poco più previsti per quest’anno. In parte si è trattato di benvenute razionalizzazioni, ma in gran parte anche di incisioni nella carne viva. I tagli nei programmi per i tossicodipendenti, per la dezanzarizzazione e per i servizi di salute mentale sono sfociati nel boom delle infezioni da Hiv fra chi si inietta eroina (da 29 casi nel 2009 a 482 nel 2012), nella ricomparsa della malaria e nel raddoppio del numero dei suicidi.

La roadmap voluta dalla troika
Più in generale, la fotografia della società greca dopo sei anni di crisi e quattro di cura della troika è quella di una comunità umiliata e sull’orlo della rovina, assolutamente non in grado di mettere in moto un ciclo di espansione economica. Il 23,7 per cento dei greci si trova sotto la soglia della povertà e il 25 per cento rischia lo stesso destino; il 48,6 per cento dei nuclei familiari vive principalmente grazie alla presenza di un percettore di pensione al suo interno. Il 72 per cento delle famiglie (cioè 2,3 milioni su 2,8) hanno debiti col fisco che non sono in grado di estinguere. E anche con le banche: il 42 per cento dei prestiti delle banche ai privati (mutui, canoni di carte di credito e prestiti personali) sono diventati crediti in sofferenza. Il 30 per cento della popolazione non ha più copertura sanitaria perché è venuta meno la copertura assicurativa legata alla posizione di lavoro dipendente. Non essendo più in grado di pagare bollo e assicurazione automobilistica, fra il 2010 ed oggi 600 mila greci hanno disimmatricolato la propria auto, consegnando la targa in prefettura e immobilizzando all’interno di proprietà private il loro veicolo.

Secondo la roadmap fissata nei memorandum firmati da governo greco e troika, la Grecia deve portare il rapporto debito/Pil al 124 per cento entro il 2020 e sotto al 110 per cento entro il 2022. Per arrivare a tanto, sarebbero necessari avanzi primari di bilancio dell’ordine del 4-4,5 per cento annuo a partire da quest’anno per un decennio di seguito. Come possa l’esausta Grecia raggiungere tali obiettivi partendo dalla situazione sopra descritta, è qualcosa che appartiene al regno della fantasia. Perché allora i mercati finanziari hanno mostrato tanto entusiasmo per l’emissione di bond greci? Per fattori esterni alle politiche attuate da Atene. Anzitutto la famosa frase di Mario Draghi, pronunciata nel luglio 2012, secondo cui la Bce «è pronta a fare tutto quello che è necessario per conservare l’euro» continua a produrre effetti come una vera e propria formula magica: ha contribuito in misura decisiva a smorzare la speculazione sui titoli del debito italiano e spagnolo, mantenendo lo spread coi titoli tedeschi a livelli tollerabili, e ora permette alla Grecia di tornare sui mercati finanziari con senso di sicurezza. A ciò si aggiunga l’attesa quasi spasmodica che la Bce, superate le sempre più flebili resistenze tedesche, dia il via a politiche di quantitative easing (alleggerimento quantitativo), cioè l’acquisto di titoli, anche tossici, dagli istituti finanziari, per abbassare i loro tassi di interesse e creare base monetaria. Il terzo elemento su cui si sono basati gli investitori per buttarsi a pesce sui bond greci è il fatto che ormai il debito pubblico di Atene è detenuto per l’80 per cento dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dagli stati membri dell’Unione Europea. Questo fa sì che le probabilità di default siano molto basse, anche perché – e arriviamo al quarto fattore – Fmi e stati dell’Unione si stanno rivelando dei creditori particolarmente generosi. Mentre a parole respingono le richieste greche di ristrutturazione del debito, cioè di remissione di una parte di esso, nei fatti stanno applicando concessioni che equivalgono a cancellazioni mascherate.

E alla scadenza dei prestiti?
Oramai la maturità media del debito greco, cioè il termine di tempo entro il quale il prestito va interamente restituito, si aggira attorno ai 17 anni e mezzo, a fronte di tassi di interesse del 2 per cento circa. E già circolano proposte di estendere ancora di più i termini per la restituzione, fino a 30 e a 50 anni, e con tassi di interesse inferiori al 2 per cento. Questa sarebbe davvero una ristrutturazione del debito che non dice il suo nome. Intanto c’è la certezza che prima del 2023 la Grecia non dovrà restituire alcun prestito a Fmi e Unione Europea. E questa per investitori che si sono visti offrire titoli a scadenza quinquennale è una vera cuccagna. Naturalmente c’è ancora chi, soprattutto da parte tedesca, propone di offrire un terzo pacchetto di aiuti nell’estate prossima, in caso di bisogno. Ma su questo versante Atene nicchia giustamente: un terzo salvataggio giungerebbe accompagnato da nuove, severe condizioni. Il governo di Antonis Samaras ha deciso di pagare sui mercati tassi di interesse del 5 per cento, anziché chiedere altro denaro a Unione Europea e Fmi che finora hanno fornito prestiti attorno al 2 per cento, proprio per garantirsi maggiori margini di manovra nella politica economica e fiscale interna. Coi sondaggi che danno la sinistra radicale di Syriza guidata da Alexis Tsipras in vantaggio di un punto e mezzo percentuale sul partito del premier Nea Dimokratia alle elezioni europee del 25 maggio, il governo ha bisogno di non dover sottostare a nuovi diktat europei che farebbero perdere altri voti, e di dimostrare all’elettorato che quanto sin qui fatto dall’esecutivo, con misure dolorosissime, ha però ricreato la fiducia dei mercati e quindi anche restituito un po’ della sovranità nazionale messa fra parentesi negli ultimi anni.

A Syriza che ha accusato il governo di sprecare i soldi dei greci per il fatto di pagare interessi del 5 per cento agli investitori internazionali, mentre i prestiti europei implicano un esborso del 2 per cento, Samaras ha avuto buon gioco nel replicare che fino a ieri era proprio Tsipras che accusava il governo per avere accettato i soldi al 2 per cento di Fmi ed Europa, erogati però a prezzo di feroci tagli alla spesa pubblica, ai salari e ai diritti dei lavoratori. Resta comunque il fatto che la riconquistata fiducia dei mercati è una fiducia a cinque anni, commisurata alla certezza che entro tale lasso di tempo il sostegno di Europa e Fmi alla Grecia non verrà meno. E dopo? Quando si tratterà di restituire i prestiti? Quando le attese di ripresa economica a lungo termine non si materializzeranno? Quando l’indebitamento nel lungo termine non sarà più sostenibile? Nessuno ha la risposta. Münchau ha avanzato una proposta indecente. A questo punto, dice, la Grecia potrebbe dichiarare default: dal punto di vista greco, questo è il momento migliore per farlo. Adesso che le condizioni per avanzi primari di bilancio sono state create, Atene potrebbe giocare la sua mano di poker.

Non c’è default dopo un default
La sequenza potrebbe essere questa: «La Grecia dichiara default su tutto il suo debito estero. Istituisce una nuova valuta che verrebbe immediatamente svalutata. Per consolidare il guadagno competitivo – per trasformarlo in una vera svalutazione – servirebbe una banca centrale con un obiettivo di inflazione credibile e una manodopera e mercati dei beni sufficientemente deregolamentati. Non è una scelta facile, sarebbero necessarie riforme strutturali più ampie di quelle realizzate. Uno scenario del genere metterebbe in fuga gli investitori nell’immediato, ma si potrebbe contare sul fatto che rapidamente dimenticherebbero e farebbero ritorno velocemente. Dopo tutto, la probabilità di un default è minima, subito dopo che ha avuto luogo un default! A quel punto, una Grecia riformata risulterebbe molto attraente per gli investitori stranieri, e non solo per quelli finanziari».

Strano scenario, questo, che sembra sintetizzare le posizioni espresse da Syriza e dal governo Samaras. Il tempo dirà se si tratta solo della fantasia di un visionario. Che scrive sul Financial Times.

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27 commenti

  1. cattivonitedeschi

    Caro Augusto, se mi aiuti a capire perché non condividi una virgola del mio intervento, magari posso imparare qualcosa.
    Non sei d’accordo che l’ Italia, negli ultimi 30 anni sia drammaticamente degradata in tutta la sua “classe dirigente”?
    Non sei d’accordo che se non ci fossero stati, in questi anni, i vincoli Europei, saremmo da tempo in bancarotta?
    Non sei d’accordo che avremmo avuto bisogno di PIU’ Europa, non di meno, considerando la qualità dei nostri Governanti?
    Non sei d’accordo che la Grecia (dato che il discorso è cominciato da li) è stata rovinata dai corrotti politici Greci, che hanno truccato i conti per farsi dare dal mondo intero più soldi che poi hanno sprecato?
    Non sei d’accordo che la nostra definitiva rovina sarà se invece di prevalere chi vuole una Europa più coesa politicamente, prevarranno i due clown che agitano nazionalismi da operetta, per non ammettere che i nostri problemi derivano innanzitutto dai NOSTRI errori, e non dai cattivoni Tedeschi.
    Non sei daccordo che dovremmo diventare un pò più civili noi, magari cominciando a liberarci da certi politici, prima di pretendere chissà che da altri che hanno solo il torto di esse governati meglio.

    1. augusto

      Io non voglio insegnare nulla a nessuno,,ci mancherebbe,
      però 50 miliardi annui per il Mes, 25 per il fiscal compact, il Fondo di redenzione in arrivo,le ingenti quantità di denaro che perdiamo grazie al signoraggio bancario a favore della bce, il rapporto lira pro euro fissato a 1937 (cosa pazzesca)la perdita graduale della sovranità politica e legislativa, l’essere quasi completamente nelle mani di wall street, della city di londra, di francoforte , oltre che di bruxelles e strasburgo , ti bastano queste cose ?Le tragiche conseguenze sono disoccupazione alle stelle, precariato, stipendi e pensioni bloccate, piccole e medie imprese allo stremo,impoverimento di vasti settori della società, frontiere ormai spalancate in nome della “solidarietà”, (più che altro nwo e piano kalergi in verità). La svendita delle aziende pubbliche a gruppi esteri in nome della “modernizzazione” e della “maggiore competitività., smantellamento dello Stato sociale, per combattere lo “statalismo” e perche lo “vuole l’Europa”, ecc,,potrei continuare per un’altra mezz’ora…. Caro cattivonitedeschi, nessuno vuole lapidare la Germania (Paese tra l’altro dove sono cresciuto) o gli Stati Uniti o l’Inghilterra,ma semplicemente siamo stufi di essere in mano alla troika, a certe grandi banche, alla finanza speculativa e a certe multinazionali, anche perche la strada che ci hanno costretto a percorrere ci porta direttamente verso l’abisso, basta vedere quello che ci succede intorno !

      1. Giannino Stoppani

        Io dirigo un centro studi economici piccino picciò che si occupa di ragazzate di provincia, e mi perito a contraddire certe menti rischiarate da cotanta cultura da LSE, pertanto quando cedo alla diabolica tentazione di far sommessamente presente che è un suicidio, per un Paese indebitato come il nostro, mettere deliberatamente nelle mani di gente strategicamente ostile uno strumento di politica economica così potente ed efficace come la leva monetaria, e mi viene obiettato che l’euro ci ha salvati dalla bancarotta (non è vero che ci siamo svenati per rientrare nei parametri famosi, azzerando la crescita a suon di mazzate fiscali!) e la colpa è della corruzione e della mala-politica e di chi si è permesso di chiamare “kulona” una santa donna benefattrice disposta a mettere in ginocchio il proprio povero Paese per salvare la scapestrata Grecia, è chiaro che è facile per me capire di non essere all’altezza.
        Infatti io mi intendo un pochino di economia ma poco o nulla di propaganda politica, quindi in questo campo non posso competere e mi ritiro in buon ordine.
        Però continuo a ridere amaramente sotto i baffi!

      2. Controcorrente

        In Grecia si andava in pensione a 50 anni mentre i Tedeschi lavoravano fino ai 63.
        Questo nessuno lo dice?
        L’ex cavalliere al posto di firmare il patto di bilancio,poteva uscire dall’Euro, così il nostro debito sarebbe triplicato.
        Questo non lo detto io ma Tremonti ( uno che di economia se ne intende) infatti ha dato del cretino a Brunetta.

        1. augusto

          Il nostro debito pubblico è lievitato da quando la Banca d’Italia è stata scorporata dal Ministero del Tesoro. dal 1981 in poi. L’adesione all’eurozona ha poi dato una brusca accelerata alla crescita del debito stesso.Per quanto riguarda la Grecia, nessuno vuole giustificare i gravi errori passati, ma la terapia proposta dalla troika è stata letale per i greci, soprattutto per le classi meno abbienti.Continuare a dire come, fanno tanti sedicenti “grandi economisti” italiani ed esteri,che la troika abbia salvato la Grecia è solo inutile cinismo.

          1. Tommasodaquino

            Eccola che l’aspettavo, la cagata sugli interessi e sulla separazione tra tesoro e banca d’italia. Poi però non lamentiamoci che dei media cattivi che manipolano l’informazione, se siamo i primi a berci tutte le fregnacce che intasano il web.

          2. augusto

            Tommasodaquino è un’altro troll frustrato e abbastanza squinternato ,in cerca di facile gloria, Falla finita e vai a trollare altrove. i tuoi commenti a vanvera fanno davvero solo “cacare “

        2. Giannino Stoppani

          Anche andando contro corrente codesta tua considerazione sulla Grecia con quello che ho scritto io non c’entra un beneamato.
          Se vuoi fare la propaganda ti consiglio di non agganciarla ai miei postati.

          1. Controcorrente

            Nesssuno si è aggangiato ai suoi postati che secondo me sono poco interessanti, infatti il mio era un post nuovo, ma se lei ha la coda di paglia è peggio per lei.
            Io alle elezioni europee voto Matteo Forte che è il più vicino al mio io.

          2. Controcorrente

            Questa è propaganda!!!!

          3. Giannino Stoppani

            Ma sì che ti sei “aggangiato”, caro il mio controcorrente…
            Ah, ah, ah!

          4. Alvaro il Laido

            E’ ovvio che i postati di Gianburrasca li trovi poco interessanti, a te per sapere come vanno le cose basta e avanza l’imbeccata che ti dà il partito!
            Della sostanza delle cose che gli frega agli attivisti?!

          5. Controcorrente

            Mi basta conoscere le persone Matteo Forte è l’unico consigliere comunale che fa opposizione al tuo amico Pisapia. L’ unico che non ha abbandonato la nave che affonda.

  2. cattivonitedeschi

    L’ Italia non è soltanto un Paese ad “alto indice di indebitamento”. E’ il Paese che negli ultimi 30anni si è indebitato più degli altri.
    E’ anche il Paese a più alto indice di delinquenza, corruzione, malapolitica, con i giornali padronali che titolano sulla kulona Merkel, tanto per dire la qualità del’ informazione.
    Tutti questi indici sono drammaticamente aumentati negli ultimi decenni.
    In queste condizioni, la “rinuncia kamikaze” alla sovranità monetaria è stato ciò che ci ha salvato dalla bancarotta.
    Se adesso non avessimo le regole Europee che ci obbligano ad una finanza controllata, saremmo non al 130% di debito, ma al 260%.
    Mi pare che le menti indebolite dal prolungato disuso, siano quelle che da ventanni, qualunque cosa dica o faccia, seguono zelanti e belanti le gesta di quel poveruomo (nel senso proprio umano) che ci delizia ormai, come se glielo avesse ordinato il Dottore di una stupidaggine al giorno.
    Ieri che i Tedeschi negano i lager, oggi che Napolitano aveva il dovere morale di graziarlo, e domani chissà.
    Cosa dovrebbe fare Napolitano, graziarlo quante volte?
    Per l’ evasione milionaria, per le escort milanesi e baresi, per la compra dei parlamentari, …
    Non ti è ancora venuto a noia questo personaggio che tutto il mondo considera un clown??

    1. augusto

      Gentile Cattivonitedeschi, io sono lontanissimo politicamente da Berlusconi,quindi……comunque rispetto le tue idee , ma non condivido una virgola del tuo intervento.

    2. giuliano

      sig Cattivonitedeschi, tu sei messo proprio male. Fatti ricoverare in qualche clinica specializzata per malattie mentali paranoia e schizofrenia

      1. Bifocale

        Giuliano, presenta buoni argomenti invece di limitarti a offendere. Ma che amorevoli cristiani rispettosi, eh?

  3. Giannino Stoppani

    Avevo in testa un commentino sugli “effetti deleteri” della rinuncia kamikaze alla sovranità monetaria da parte di un Paese ad alto indice di indebitamento, ma, letti i commenti dei premi nobel per l’economia che mi hanno preceduto, preferisco non intervenire e limitarmi ridere (amaramente!) sotto i baffi degli “effetti deleteri” della propaganda sulle menti indebolite dal prolungato disuso.

    1. augusto

      Sìono d’accordo con te, Giannino Stoppani anche,perchè gli eccelsi economisti che tu citi, quando sentono parlare di sovranità monetaria, dittatura finanziaria, ecc. gridano subito al “complottismo” .

  4. cattivonitedeschi

    Caro bifocale, raccontare balle su come è cattiva la Merkel che vuole affamare i poveri Greci e adesso vorrebbe pure gli Italiani, sono frottole che raccontano gli amici di quelli che ci hanno governato per tanti anni,
    E’ ovvio, se la colpa è dei cattivi Tedeschi, non è dei buoni Italiani. Non è di chi ha portato il Paese con la sesta Economia del mondo, ad essere il paese più corrotto d’ Europa.

    Così, succede che quello che è considerato in tutto il mondo il clown Italiano numero 1, per strappare qualche voto a qualche italiota, ne spara una al giorno.
    Cosa ne pensate dell’ ultima del berlusca, secondo cui per i Tedeschi i lager non sono mai esistiti?
    E dei suoi giornaletti che gli fanno eco sulla “kulona”?

    Cosa ci consiglia di fare Tempi, il 25 maggio, di votare questo campione della politica italiota? E’ sempre lui il Campione della Famiglia, esemplare di riferimento della Cattolicità bigotta?

    1. augusto

      Le frottole cosmiche le raccontano quelli che ancora giustificano l’operato della troika in Grecia ed in altri Paesi europei , compresi il nostro. Non si tratta di scaricare su altri le proprie responsabilità, ma di chiamare le cose con il proprio nome Uno dei problemi dell’Europa sono proprio gli euroentusiasti, che sono normalmente coloro che hanno la pancia piena ed un robusto conto in Banca e ai quali questo stato di cose va più che bene, e che a hanno osannato nel tempo i vari d’alema , prodi, berlusconi,monti, ecc., e adesso fanno gli innocenti.

  5. augusto

    La Grecia è tornata sui mercati finanziari ! Estasi per gli euroentusiasti ed ultraliberisti nostrani, al confronto il fatto che ci siano milioni di greci alla fame è una notiziuccia.Sono gli umori dei “mercati” che contano !

    1. Bifocale

      Guardate che i milioni di greci “alla fame” dovrebbero assumersi anche qualche responsabilità per il loro disastro: per anni e anni hanno avuto dei governi che hanno taroccato i bilanci che sottoponevano alla Commissione Europea, poi quando quei ‘cattivoni’ dell’UE sono andati a vedere hanno scoperto che le finanze pubbliche erano condotte in totale anarchia, ognuno faceva quello che voleva senza che vi fossero responsabilità, addirittura le strutture sanitarie (ospedali ecc) non erano neanche tenuti ad avere i libri contabili con entrare e uscite! Per motivi elettorali erano arrivati al punto che addirittura il 60 per cento della forza lavoro era dipendente della pubblica amministrazione, era evidente che il sistema non poteva reggere. Per tacere del vortice di miliardi che sono stati sperperati per organizzare le olimpiadi di dieci anni fa. Ciliegina sulla torta un livello di corruzione da far impallidire anche l’Italia, il che è tutto dire. Immagini aree riprese sopra le città elleniche hanno rivelato un numero abnorme di piscine in case di gente che dichiarava pochissimo. Puerile ora cercare di scaricare le colpe su Bruxelles.
      PS: certo leggere su questo pagine Casadei ironizzare sul fatto che “ci avete anche creduto” fa veramente scompisciare dalle risate… Casadei santo subito!

      1. augusto

        I demeriti dei greci non giustificano la macelleria sociale della troika.La medicina somministrata è molto piu devastante della malattia , anche perchè a pagare molto più del dovuto sono i soliti noti, non facciamo della filosofia sulla pelle altrui.

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