Giusto uscire dalla Nuova via della seta. Meloni però deve trattare con Xi e Biden

Di Leone Grotti
05 Maggio 2023
Per non incrinare i rapporti con gli Usa il governo ha deciso di stracciare l'accordo firmato con la Cina da Conte nel 2019. Per evitare danni economici la premier dovrà essere abile a stringere nuovi accordi con Pechino e Washington
L'incontro di novembre tra Giorgia Meloni e Xi Jinping

L'incontro di novembre tra Giorgia Meloni e Xi Jinping

Il governo di Giorgia Meloni ha deciso che l’Italia uscirà dal Memorandum che lega l’Italia alla Nuova via della seta cinese. Il nuovo ambasciatore a Pechino, scrive il Corriere, avrebbe salutato i colleghi alla Farnesina assicurando che l’accordo firmato da Giuseppe Conte nel 2019 non avrà seguito.

L’Italia esce dalla Nuova via della seta

La scelta di Meloni è obbligata ma anche assennata. L’Italia è l’unico paese del G7 ad aver aderito al progetto di Xi Jinping, che coinvolge altri 147 paesi sparsi in tutto il mondo. Per non incrinare il rapporto con gli Stati Uniti (a giugno la leader di Fdi volerà a Washington da Joe Biden) e non venir meno all’atlantismo da sempre rivendicato dalla premier, Roma non può fare altro che rinunciare all’accordo con Pechino.

L’intesa era stata fortemente voluta da Paolo Gentiloni e assecondata dall’allora premier Conte, forse condizionato anche dalle smaccate simpatie del fondatore del Movimento cinque stelle, Beppe Grillo, per il regime comunista cinese. Oltretutto, nota il Corriere, Conte si fece anche turlupinare dai cinesi, mettendo la sua firma su un documento che prevedeva per uscire dall’accordo l’obbligo di una disdetta, «invece della più semplice mancanza di un rinnovo automatico».

Il piano egemonico della Cina

L’Italia non poteva restare legata al colossale piano annunciato da Pechino nel 2013, che prevede la costruzione di strade, porti, ferrovie, aeroporti, oleodotti, centrali energetiche e linee a fibra ottica in tutto il mondo per collegare più rapidamente Pechino, e le sue merci, all’Asia, all’Africa e all’Europa.

Il piano infatti, al di là degli aspetti economici, è stato ideato dalla Cina per estendere la propria influenza geopolitica e far concorrenza agli Stati Uniti, creando un nuovo sistema eurasiatico che abbia al centro come sole, neanche a dirlo, Pechino e non Washington, e il renminbi al posto del dollaro come valuta internazionale.

Come scrive Alan Patarga in un articolo sulla Nuova via della seta che uscirà sul prossimo numero di Tempi, la Cina ha fatto ampiamente ricorso alla “trappola del debito” «per cercare di legare a sé paesi in via di sviluppo, solitamente gravati da un forte indebitamento e una buona dose di corruzione interna». Secondo un recente studio, «tra il 2000 e il 2021 Pechino ha garantito 240 miliardi di dollari di prestiti andando in soccorso di 22 paesi» e facendo concorrenza al Fondo monetario internazionale.

Meloni deve trattare con Xi e Biden

Se la premier fa bene, dunque, a correggere gli errori di Conte e Gentiloni, ora dovrà dimostrare abilità diplomatica. Da un lato, infatti, l’Italia non può compromettere il rapporto con la Cina, dall’altro deve cercare di evitare di «danneggiare gli interessi commerciali dell’Italia», come scrive Carlo Pelanda su Milano Finanza.

Il governo dovrebbe quindi puntare a un «accordo di consultazione commerciale» nei settori che non riguardano «tecnologie strategiche». Inoltre, in occasione della visita a Washington, Meloni dovrebbe cercare di stringere un «accordo bilaterale Italia-Usa per bilanciare i possibili danni di un’ostilità cinese».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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