Abusi. Fissata l’udienza definitiva del processo a George Pell
L’11 e il 12 marzo verrà deciso il destino processuale del cardinale George Pell. In questi due giorni, infatti, si terranno le udienze definitive davanti all’Alta corte, l’ultimo grado di giudizio in Australia. I giudici supremi dovranno stabilire se l’ex tesoriere del Vaticano ha davvero abusato di due ragazzini nella cattedrale di San Patrick nel 1996 a Melbourne.
ABUSI IMPROBABILI E «IMPOSSIBILI»
Il caso, l’abbiamo scritto più volte, è pieno di falle e punti oscuri. L’accusatore del cardinale, la cui identità è stata tenuta segreta, è stato contraddetto da decine di testimoni e la loro versione non è mai stata messa in dubbio da alcuno. Ma i giudici né in primo grado né in secondo hanno dato loro retta, confermando la condanna a sei anni di carcere per il porporato.
Ma gli abusi sessuali che Pell avrebbe commesso non sono soltanto improbabili (e questo già dovrebbe bastare a scagionarlo, come sottolineato da uno dei tre magistrati del processo di appello, Mark Weinberg), ma pure «impossibili». Lo sostiene Andrew Bolt, il giornalista agnostico più famoso d’Australia. In un’intervista a Tempi, il giornalista di Sky non ha solo dichiarato che Pell «è un capro espiatorio», non ha solo denunciato la «caccia alle streghe» in atto nel suo paese, ma ha anche dettagliato come la versione dell’accusatore stesso dimostri l’impossibilità dell’abuso.
«IL PROCESSO È UNA MACCHIA PER LA GIUSTIZIA»
«Il processo non sarebbe mai dovuto arrivare all’Alta corte», ha dichiarato a Tempi, «è un vero scandalo, una macchia per la nostra giustizia. Dimostra purtroppo quanto potere abbia l’odio del branco e quanto poco ne abbiano i ragionamenti. Devo dire che questo processo ha seriamente minato la mia fiducia nel sistema giudiziario».
A metà marzo si saprà la verità. Pell, 78 anni, che continua a dichiararsi innocente, si trova da un anno in carcere in isolamento, senza poter dire Messa né leggere il breviario. A gennaio è stato trasferito dalla prigione di Melbourne dove era rinchiuso al carcere di massima sicurezza di Barwon, famoso per ospitare efferati boss mafiosi.
Foto Ansa
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