
Eliminano le parole pensando di eliminare la realtà

Caro direttore, ho letto, dapprima con ironica curiosità poi con sgomento (mai con disperazione, perché sappiamo che le tenebre non prevarranno), l’articolo della bravissima Caterina Giojelli, con il quale ci informa che «l’università di Manchester cancella le parole “madre” e “padre’”». E non solo queste due, peraltro fondamentali, ma anche tante altre parole come uomo, donna, anziano, diabetico e così via elencando.
Lo scopo di questi pazzi (cito Chesterton) di Manchester sarebbe quello di evitare ogni espressione che potrebbe indurre l’esclusione di altri. Sono proprio pazzi questi inglesi di Manchester, perché le parole sono nate proprio per indicare cose diverse tra di loro. Se tutto fosse uguale, non ci sarebbe neppure bisogno delle parole. Fin dall’inizio, l’uomo e la donna (mi scusino i pazzi di Manchester se uso queste sacre parole) hanno usato la parola “albero” per indicare una cosa bella e pacifica, anche per distinguerla dalla parola “leone” che costituiva un grave pericolo per la loro vita e per la vita dei loro figli e figlie. Le parole sono destinate, proprio per la loro fantastica funzione, a “distinguere”, per potersi parlare ed esprimere. Per potere vedere le differenze, come quando l’uomo “vide” , con evidenza, la differenza tra sé e la propria donna. E fu lieto di questa differenza, come fu lieta la donna.
Insomma, le parole, tutte le parole, indicano le differenze. L’unità e la non esclusione non nascono dalla eliminazione di certe parole, ma dal loro uso dentro un contesto che da duemila anni si chiama “comunione”. È il moralismo disumano, ateo e pagano di oggi che si vede costretto ad eliminare certe parole, perché, eliminata la rivoluzione di Cristo, non sa più a che cosa aggrapparsi per cercare di produrre unità tra gli esseri umani. È la “Parola”, fattasi carne di Cristo, ad eliminare ogni esclusione, non l’eliminazione di qualche parola.
Anche perché, imboccata la strada dei pazzi di Manchester, tutte le parole dovrebbero essere eliminate, perché ognuna di esse potrebbe produrre una esclusione (se non si tiene conto della comunione portata da Cristo). Per esempio, la parola “luce” (tipica parola cristiana) dovrebbe essere eliminata, perché esclude chi vive nelle tenebre e viceversa. Come si è visto in questo periodo, anche le parole bianco, nero, giallo e rosso dovrebbero essere eliminate, perché rischiano di essere molto divisive. Insomma, se i pazzi di Manchester dovessero fare scuola, la nostra società verrebbe ridotta ad una società del silenzio, nella quale non potremmo più dire nulla, perché, ripeto, dietro ogni parola si può nascondere, senza la conversione a Cristo, il pericolo di una divisione. Il silenzio assoluto non creerebbe più divisioni, ma renderebbe invivibile il mondo intero. Sarebbe un mondo di zombi.
Allora, caro direttore, un po’ con l’ironia, un po’ con la testimonianza di una vita “sana” (fino a quando si potrà usare questa parola?), un po’ con una lotta culturale instancabile, ma, soprattutto, con una vita integralmente segnata da Cristo (e dalla Sua Chiesa) noi dobbiamo respingere con fermezza questo tentativo di annullare le nostre vite. Cominciando con bollare come “stupidità” (finché anche questa parola non sarà eliminata) le uscite ridicole dei pazzi di Manchester.
Foto di Sandy Millar on Unsplash
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