La preghiera del mattino

Dopo Renzi, storie tese in vista per Letta anche con Bonaccini

Enrico Letta e Stefano Bonaccini
Il segretario del Pd Enrico Letta con il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (foto Ansa)

Su Atlantico quotidiano Gianluca Spera riporta questa frase di Stefano Bonaccini: «Ora si va uniti per le elezioni e poi si vedrà».

Al contrario di altri casi magari un po’ più nobili, le vicende di Enrico Lettino, prima contro Matteo Renzi, presto contro Bonaccini, non registrano un passaggio dalla tragedia alla farsa. Quella di Lettino è, sempre, una farsa che precede la successiva farsa.

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Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Siamo invece dinanzi a ben altro fenomeno, mentre i salari in Europa continuano a diminuire e i consumi scendono a rotta di collo dopo l’ubriacatura delle spese post-Covid. Siamo davanti a una sorta di aumento puntiforme dei prezzi di materie prime specifiche come quelle fossili, energetiche, alimentari non trattate e prodotti idiosincratici essenziali per processarle, dai microprocessori alle terre rare, ai composti chimici antiparassitari e via dicendo. Insomma si tratta degli effetti di un’inflazione da scarsità di offerta e non di inflazione da eccesso di domanda».

Attenzione, la realtà è la realtà, spiega il mio vecchio amico Sapelli, e non si piega né alla propaganda né alla retorica.

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Su Dagospia, riportando un articolo di Michele Serra per la Repubblica, si scrive: «Pur essendo l’Impero britannico una reliquia, e quell’isola neanche più membro dell’Europa, se ne parla ancora come del centro del mondo».

Come è dura la vita per persone come Serra o Alessandro Gassmann, continuamente a dover scegliere se essere più radical o più chic.

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Su Startmag Francesco Damato scrive: «E allarma naturalmente i suoi avversari, venuti particolarmente allo scoperto oggi sul Fatto quotidiano con la rivelazione di un certo traffico svoltosi al Quirinale, e al massimo livello, nel mese di agosto. Si è riferito, in particolare, di “due vertici segreti” fra Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, con Mario Draghi messo sullo sfondo in un malizioso fotomontaggio».

Per dieci anni larghi settori dell’establishment con contorno di solidi sistemi di influenza straniera, e con il Pd come cagnolino di guardia, hanno, grazie alla regia del Quirinale, governato senza un solido mandato popolare. Oggi, in una situazione internazionale sempre più difficile, anche larghi settori dell’establishment, solidi sistemi d’influenza internazionale, un Quirinale sempre più sfiatato e insieme sempre più allarmato hanno bisogno che Roma assuma un ruolo consistente a livello europeo e atlantico. Da qui il calcio dato all’inefficace cagnolino Pd e l’apertura alla rozza ma efficace Giorgia Meloni.

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