Domande di un figlio a Santa Madre Chiesa

Di Peppino Zola
31 Gennaio 2022
Perché la Chiesa, per fare pulizia al proprio interno, continua ad affidarsi a realtà che vengono definite “indipendenti”? C'è un ’inconscio desiderio di adeguarsi ai parametri del “mondo”?
Piazza San Pietro

Piazza San Pietro

Caro direttore, è naturale che quando un amico o un conoscente stiano male o siano comunque in difficoltà si venga presi da un senso di dolore e di tristezza. Questi sentimenti aumentano in modo esponenziale quando si tratti di parenti o familiari, se non di figli o di genitori o di nonni o di nipoti. In questo periodo sono assalito da queste stesse sensazioni quando mi trovo di fronte alle gravi difficoltà in cui si è venuta a trovare la Chiesa, visto che, per certi versi, essa è qualcosa di più anche di un parente, essendo sia Madre che Maestra. Quando una mamma o un riferimento magistrale è in difficoltà non si può non essere preoccupati e rattristati. Come capita di fronte ad una Madre, in questi casi viene spontaneo vedere in Essa tutti i meriti che ha avuto e che ha nella propria nascita e crescita ed anche i motivi di debolezza che l’hanno messa in difficoltà.

Caro direttore, vorrei comunicarti queste apparentemente opposte sensazioni che provo di fronte alle difficoltà attuali di Santa Madre Chiesa: ma non sono sensazioni “opposte”, perché entrambe nascono dal profondo amore verso questa antichissima Madre (la più antica che esista oggi sulla terra).

Allora, innanzi tutto, vorrei elevare una lode alla Chiesa, proprio nel momento in cui lo sport preferito è quello di denigrarla e di calunniarla nel tentativo inutile di distruggerla. Dunque, evviva la Chiesa Cattolica, che, comunque, rimane Una, Santa, Cattolica e Apostolica, come recitiamo nel Credo durante ogni Santa Messa domenicale.

Malgrado le malizie di qualche teologo in cerca di notorietà mondana, la nostra Madre rimane Una, cioè unita nella verità e nella vita comunicata direttamente da Cristo.

Rimane Santa (se ne faccia una ragione anche Gad Lerner), perché l’annuncio di Cristo passa comunque attraverso la debolezza dei suoi uomini e delle sue donne, come capita da più di duemila anni.

Rimane Cattolica perché è presente in tutto il mondo ed in tutto il mondo rende presente il Dio incarnato.

Rimane Apostolica perché è assolutamente gelosa delle sue origini, a cui rimane fedele malgrado che il diavolo, professionista con partita Iva delle divisioni, stia lavorando instancabilmente (qualcuno gli dica che le tenebre non prevarranno e quindi che si riposi almeno un po’).

La Chiesa, così com’è, continua a generare Santi anche nel nostro secolo; come Madre amorevole, cioè, fa crescere persone che hanno il coraggio di dare tutta la loro vita per la gloria umana di Cristo. Oltre ai santi già proclamati anche dalla stessa Chiesa, penso a tante persone incontrate nella mia vita, da quando mi è stata data la grazia di entrare in questo misterioso popolo: don Luigi Giussani, fratel Ettore, Enzo Piccinini, Andrea Aziani, Marcello Candia, Oreste Benzi, Adele Bonolis, Benedetta Porro, Pigi Bernareggi, tanto per fare alcuni nomi.

Ho vissuto nella Chiesa in un periodo in cui ben tre Papi sono già stati dichiarati Santi in tempi brevi. San Giovanni XXIII, San Paolo VI e San Giovanni Paolo II rendono gloria a tutto il popolo cristiano.

La Chiesa, cioè, pur nelle difficoltà di questo secolo, riesce a creare un misterioso popolo così diverso da quello che tira a campare senza un senso e senza una prospettiva, se non la propria piccola piccola. E questo popolo della Chiesa mette in atto una gigantesca opera di carità in tutto il mondo, opera senza la quale la gente starebbe sicuramente molto peggio: là dove c’è un bisogno c’è la Chiesa, anche in questo momento di difficoltà.

Questa stessa Chiesa grida quotidianamente, attraverso le sue tante voci, la necessità di cambiare la propria vita per trasformare l’avventura umana in un grande popolo solidale: anche se inascoltata da chi la critica sui mass media, la Chiesa è sempre presente in questo compito. Come è presente nel gigantesco impegno educativo, che, invece, il “mondo” ha lasciato decadere, con i drammatici risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

La nostra cara Madre e Maestra continua a raggiungerci con i suoi Sacramenti, che quotidianamente rigenerano a nuova vita tutti coloro che vi si avvicinano: attraverso di essi le persone “vedono” con i propri occhi che Dio si è veramente incarnato e vive tra di noi per permetterci di gustare il “centuplo” nella nostra altrimenti squallida vita. Segni sorprendenti di una vita cambiata sono anche i tanti movimenti che la Chiesa ha saputo accogliere nel proprio seno.

La Chiesa, poi, ha l’inaudito coraggio di confessare i propri peccati umani, cosa che nessuno fa; tutti tendono a giustificarsi perché hanno paura di perdere il proprio potere e la propria reputazione: la Chiesa, grande in questo, non ha queste paure, perché sa che l’unica salvezza viene da un Altro, che è misericordioso. Il “mondo”, che si scandalizza così tanto per i peccati di alcuni uomini di Chiesa, compie peccati in misura incomparabilmente maggiore per quantità, ma non chiede mai perdono per essi e non li ammette mai. Enorme il coraggio della Chiesa! È passato da poco il giorno in cui abbiamo cantato il Te Deum per ringraziare Dio di ciò che ci è stato donato. Il dono maggiore è stato proprio quello di averci messo a disposizione la presenza della vita comunitaria della Chiesa. Per questo, evviva la Chiesa, Madre e Maestra, così come è giunta fino a noi e che noi abbiamo la responsabilità di fare rimanere giovane e attuale, cioè presente. Ma senza di Lei nessun cambiamento è possibile.

Come ho scritto all’inizio, l’amore per questa Madre mi spinge anche a porle alcune domande, da figlio a mamma, per capire di più e, magari, per aiutare la mamma a superare certe difficoltà.

Perché la Chiesa, per fare pulizia al proprio interno, continua ad affidarsi a realtà che vengono definite “indipendenti”? Trovo ingenua questa decisione, sia perché nessuno può essere considerato “indipendente”, dato che ognuno è per forza legato ad un proprio pensiero, con il quale è portato a giudicare tutto; ma anche perché normalmente questi “indipendenti” sono anche nemici della Chiesa e quindi, come si è visto, non sono mai oggettivi nelle proprie diagnosi.

Si cominciò (nello secolo scorso) ad affidare a più analisti “indipendenti” l’analisi chimica della Sindone. Naturalmente i risultati furono negativi circa la vera realtà della Sindone, anche se poi si scoperse che gli analisti avevano sbagliato tutto. Ma intanto si fece sorgere dei dubbi in tante persone, anche se poi la verità viene sempre a galla. La stessa cosa sta capitando per le indagini circa il terribile delitto della pedofilia, svolte da personaggi muniti di un pesante pregiudizio anticattolico.

La verità è che la Chiesa stessa, con la sua bimillenaria esperienza, ha tutti gli strumenti per verificare da sé ed a fondo i comportamenti delle persone che vivono al suo interno. Ma allora perché affidarsi a realtà “indipendenti“ che, tra l’altro, non lo sono? Perché farsi sopraffare da un complesso di inferiorità che non è coerente con la forza di cui ci munisce il potere dello Spirito di Cristo. Va bene confessare i propri peccati, ma questo, carissima Madre Chiesa, non significa esporsi indifesa al pubblico ludibrio dei nemici della Chiesa.

Questa considerazione mi spinge a formularne una seconda, ad essa legata. Non è che l’atteggiamento appena descritto sia la conseguenza dell’inconscio desiderio di adeguarsi ai parametri del “mondo”? Nella famosa lettera ai Romani (12,2), San Paolo ci invita energicamente a non adeguarsi ai criteri del mondo. “E non vi conformate a questo mondo, anzi trasformatevi col rinnovare la vostra mente, affinché possiate distinguere qual è la volontà di Dio.” Cristo ha introdotto del mondo una “diversità” che non possiamo dimenticare o tradire. È fatica inutile il tentativo di rabbonire il potere del “mondo”. Esso rimane nemico della Chiesa, anche se cerchiamo di trattarlo con le buone maniere. Allora conviene rimanere se stessi e amare il mondo annunciandogli, con le opportune ragioni, l’enorme e inaudita proposta di Cristo.

Naturalmente, queste considerazioni valgono, innanzi tutto, per quel minuscolo pezzetto di Chiesa che sono io e per tutti i laici che vivono ogni giorno nella realtà del mondo. Come fedeli figli della Chiesa preghiamo perché la nostra carissima Madre e Maestra continui ad aiutarci a non avere paura di confessare la nostra fede, abbandonando la tentazione di dovere blandire il potere del “mondo”. Il modo migliore per essere positivi di fronte ad esso è quello di essere sempre di più noi stessi, cioè appartenenti a Cristo e solo a Lui.

Foto Ansa

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1 commento

  1. Giancarlo Tettamanti

    L’amico Peppino Zola ha colto nel segno. L’impressione – che spero sia erronea – è che la Chiesa stia per conformarsi ai parametri del mondo. L’atteggiamento di molti sacerdoti fa
    pensare al tentativo di cambiare ciò che non va cambiato. Lo stesso tentativo di pretendere e rivedere la morale comportamentale e di chiedere che certi norme vengano superate, ne
    stanno a significare una certa confusione che, di fatto, conturba molti nel popolo credente.
    Ora, se di fronte ai fatti deturpanti ci coglie tristezza, come credenti non possiamo abbandonarci ad un “non ci resta che piangere”, bensì porre nelle mani di Colui che solo può contrastare questa nostra impressione di deriva. Quali sono i Suoi segni? Che cosa chiede
    a ciascuno di noi? Dobbiamo metterci con fiducia nelle Sue mani, e rivolgerci a Lui perché guardi alla Sua Chiesa, una/santa/cattolica/apostolica. Giancarlo Tettamanti

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