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Nella semplificazione mediatica le cosiddette grandi dimissioni stanno diventando una sorta di socialismo realizzato, un carsico stillicidio di opposizione alle moderne condizioni di lavoro che va generando portentose stalattiti anticapitaliste. Migliaia di lavoratori ogni mese lasciano un posto sicuro, giudicato mal pagato e poco gratificante, per “cambiare vita”. La parzialità di questa lettura è evidente; d’altra parte il fenomeno è reale e merita di essere approfondito, senza pregiudizi laboristi o liberal.
Nel 2021 sono state quasi 1,9 milioni le dimissioni volontarie, circa il 12 per cento in più rispetto al 2019 (anno pre-pandemico) [dati ricavati dalla Comunicazioni Obbligatore gestite dal ministero del Lavoro]. Nel primo trimestre 2022 sono state 307 mila, la cifra più alta da quando è calcolata questa statistica (+35 per cento rispetto al 2021, che pure, come riportato, è stato un anno record) [dati Inps]. I due terzi dei dimessi sono lavoratori adulti, con più di 35 anni, m...
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