«Diamo pacchi alimentari a 700 famiglie di Catania che non hanno lavoro. Ma ce ne sono altre mille in lista di attesa»

Di Chiara Rizzo
29 Maggio 2013
La crisi al sud colpisce le famiglie. Intervista a De Luca, presidente provinciale del Movimento cristiano dei lavoratori: «Cerchiamo di aiutare ma sono troppi in difficoltà. La politica deve darci una mano»

Ieri pomeriggio a Catania un’associazione di volontari, “Tutela dei diritti del debitore”, ha presentato una soluzione possibile al problema di quel 65 per cento di famiglie italiane che secondo Bankitalia-Cgia Mestre-Confcommercio sono sovraindebitate: spendono cioè tra la metà e l’80 per cento dello stipendio in mutui e rate di finanziarie. Altre associazioni si sono unite a loro nel territorio catanese, tra cui Confcommercio, Federconsumatori e il Movimento cristiano dei lavoratori (Mcl). All’incontro di ieri ha partecipato anche il presidente provinciale di Mcl Catania, Piergiuseppe De Luca, intervistato da tempi.it.

De Luca, che tipo di famiglie aiutate?
Ci occupiamo essenzialmente di famiglie in difficoltà, in particolare di coloro che hanno perso il lavoro o non arrivano a fine mese, consegnando dei pacchi alimentari. Abbiamo iniziato la consegna a febbraio, perché ci siamo accorti che le persone ci chiedono sempre tre cose: un posto di lavoro, i vestiti e il cibo. Mangiare è la cosa più elementare per un essere umano, un diritto irrinunciabile e così abbiamo fatto un contratto con il Banco delle opere di carità, che ci offre dei pacchi di prodotti donati dall’Unione europea.

A quanti fornite assistenza?
Siamo partiti con 25 famiglie e ora siamo a 700 ma la cosa diventa sempre più difficile da gestire. Ci siamo resi conto anzitutto che sono persone che fino a un anno fa avevano un posto di lavoro, e un altro tipo di vita, mai avrebbero pensato di vivere con i pacchi alimentari. Bisogna prendere coscienza del problema, su 700 famiglie che assistiamo solo 3 sono composte da extracomunitari. Gli altri sono siciliani e ce ne sono altri mille in lista d’attesa a cui purtroppo non possiamo dare risposta. E tanti ancora avrebbero lo stesso bisogno, ma molte persone non vengono nemmeno a chiedere aiuto perché si vergognano.

Chi sono le persone che vengono a chiedervi aiuto?
Sicuramente parecchie di queste famiglie arrivano dai quartieri più emarginati, dalle periferie, dove lo Stato è poco presente. Ma non solo. Ci sono persone che hanno pagato i mutui fino a quando avevano lo stipendio. Sabato scorso è venuto un medico che ha perso il lavoro, padre di due figli, e ci ha raccontato che il mutuo ora glielo paga suo padre, le bollette il suocero ma non riesce a dar da mangiare alla famiglia. Noi diamo 30 chili di alimenti al mese a famiglia, ma ci troviamo di fronte a persone che ci elemosinano letteralmente un litro di latte o mezzo chilo di pasta in più perché il nostro pacco fa la differenza: non hanno possibilità alternative. È questo un fatto per me molto commovente. Ci rendiamo conto che noi possiamo solo dare un piccolo aiuto. Questo avviene perché qui alcune aziende hanno chiuso: aiutiamo famiglie che prima avevano due stipendi e ora spesso a 50 anni si trovano espulsi dal mondo del lavoro e non hanno ancora la cassa integrazione. Spesso queste persone avevano dei mutui ed erano esposti con le finanziarie. Se possibile di sensibilizzare la politica, perché secondo noi può fare tanto.

Cosa può fare la politica? A Catania tra poco ci saranno le elezioni amministrative.
Per il paese la politica può cambiare le leggi e trovare soluzioni ad esempio al problema Equitalia, perché non è possibile pignorare le case che spesso sono l’unica proprietà: si possono invece diluire le rate, si può consentire di sbloccare per il pagamento dei crediti il Tfr di chi ha perso il lavoro (e spesso oggi se lo vede bloccato) per lasciare respirare queste persone. La politica locale potrebbe pure aiutarci, ma al momento non fa nulla. Ogni sabato noi abbiamo il timore di non riuscire a dare sufficienti pacchi: stiamo razionalizzando gli alimenti. Io chiederei anzitutto che venissero a trovarci per farsi un’idea. Molte parrocchie e molte associazioni si stanno costituendo per dare aiuto al Comune. Ci sono locali sfitti, il Comune potrebbe donarli alle associazioni e dare una mano così. Ma ci dobbiamo sbrigare, la gente non ne può più e bisogna intervenire perché chi perde il lavoro e anche da mangiare perde la dignità.

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1 commento

  1. maria

    Salve sono maria ho 28 anni e una bimba di 21 mesi”un marito che non lavora…….ditemi dove andare,in chiesa mi hanno detto che non hanno cibo..

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