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Pubblichiamo la rubrica “Boris Godunov” di Renato Farina contenuta nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
La tentazione di Boris sarebbe di mescolare il pericolo coreano con quello romano, e stabilire un nesso tra Kim Jong-un e Beppe Grillo, tra la bomba atomica fatta esplodere dalle parti di Pyongyang e la esplosività della questione romana per i nostri destini. Rinuncio al gioco, anzi lo lascio alla vostra suggestione e distinguo i due capitoli. Entrambi peraltro appaiono come due farse, ma sono terribilmente seri.
[pubblicita_articolo]Corea del Nord. Nessuno ricorda che questo paese è semplicemente, banalmente comunista. È dominato da una tirannide che si propaga da padre a figlio, da nonno a nipote. L’ultimo della dinastia dei Kim ha oggi 32 anni, e appare come un pacioccone, il tipo che sembra un liceale destinato agli scherzi dei compagni di classe per la sua mole. Non so se la colpa sia degli studi in Svizzera, ma a Losanna deve aver imparato a cavare il sangue. Così i coreani oltre che senza libertà, non hanno il pane. E questo conferma una legge della società umana: la libertà aiuta a creare benessere, la tirannide equivale a miseria e crudeltà. I satelliti hanno consentito di verificare con certezza l’esistenza di immensi campi di lavoro e prigionia, dove gli uomini e le donne sono bestie, della più infima specie, insetti senza pungiglione.
La bomba atomica per davvero
L’atomica appartiene alla legge della conservazione del potere: far dimenticare al popolo con l’orgoglio patriottico e il nemico esterno l’intima natura dispotica del regime. Il problema è che la bomba atomica esiste davvero, e stavolta non è un aggeggio intrasportabile capace di fare del male solo ai confini coreani, ma l’ordigno è stato miniaturizzato e può essere lanciato con un razzo transoceanico. Non solo la Corea del Sud risulta a portata di distruzione, ma anche il Giappone e persino l’America.
Che accadrà? Le sanzioni servono solo ad affamare ulteriormente la gente comune, mentre il Gotha del potere non ha timore della fame, ma solo della crudeltà granguignolesca di Kim. L’ultimo caso riguarda l’esecuzione di un generale colpevole di essersi appisolato durante un suo discorso. Sarebbe stato abbattuto – secondo notizie fuggite oltre la gabbia di bambù – non con un plotone di fucilieri ma con un colpo di cannone, per svegliarlo. Il rischio è reale. La Cina ha interesse a conservare quel regime, per ragioni storiche, ma soprattutto per evitare, in caso di caduta del “Caro Leader”, un’ondata di profughi incontenibile. E Pechino teme che un cambiamento democratico a Pyongyang sposti i rapporti di forza nel Sud-Est asiatico, i cui mari e isole sono oggetto di contenziosi pericolosi con Washington e Tokyo.
Il governo degli Ottimati
Roma capitale. Qui è in crisi il sistema del suffragio universale. La sindaca Virginia Raggi è stata eletta dai cittadini, ma essa non risponde a loro bensì al Capo, Beppe Grillo. Questa è una vecchia storia, nella storia del nostro paese: si chiama partitocrazia. Ma mai si era palesata in modo tanto sfacciato e contemporaneamente ipocrita. I Cinque Stelle non danno alcun valore al suffragio universale, ritengono di doverlo subordinare al responso democratico per eccellenza, quello della Rete, e dentro la Rete alla crème, cioè gli iscritti al M5S. Insomma, comandano gli Ottimati, che sono più uguali degli altri, e il più uguale di tutti è Grill-il-sung. Il quale tira i fili degli eletti, senza nessuno scrupolo di coscienza. D’altra parte, la sindaca-avvocata – ma che studi ha fatto? – pare abbia firmato un contratto che le impone di obbedire a quanto c’è scritto: ma non è quello sottoscritto coi cittadini, bensì qualcosa di esoterico, che prevede una multa di 150 mila euro in caso di trasgressione. Sempre meglio di un colpo di cannone, direte. Sì, per lei senz’altro, ma che democrazia è?
La fortuna è che Beppe Grillo non è un criminale, ovvio, ma la sua concezione di democrazia, al cui vertice c’è lui, qualunque sia il voto popolare, fa paura, è un pericolo. Speriamo che Grillo, che non è sciocco, e io lo ritengo sincero, se ne accorga, e si ritiri dal trono della Corea de noantri.
Foto Ansa
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Beh, insomma, certe critiche perdono smalto pensando che vengono da chi ha militato per anni in FI.
Anche lì col culto mistico del capo non si è andati leggeri.
La cartina di tornasole che i grillini siano come la Nordcorea sarà che Razzi si mette a parlare bene di loro.