Massimo D’Alema non ha più il quid. O forse non ce lo ha mai avuto. Ma siccome molti credevano che ce l’avesse, era come se ce lo avesse avuto.
Di fatto, adesso, non ce l’ha più. Se sta zitto, lo danno per morto. Se parla, dicono che straparla.
Alla direzione del Pd, ad esempio, ha evocato le nequizie dei «padroni». Una categoria che esiste ancora, ma non la si chiama più così.
Chi usa questo termine, dimostra di essere surgelato ai tempi dei «sciur padrun de li beli braghi bianchi / fora li palanchi, fora li palanchi».
Adesso, se i sindacalisti fossero sui luoghi di lavoro anziché ai convegni, li palanchi verrebbero fuori anche dove c’è qualche sciamannato che non vuol scucirli. Dare del padrone a un imprenditore è come chiamare «reggipetti» i reggiseni.
Chi usa il primo termine, dimostra di non essere in sintonia con i tempi. È uno sfasato, dicono gli educati. Un bollito, spiegano gli sfrontati.
Tratto da Italia Oggi