Da squalo di Wall Street a cappellano nel braccio della morte. Storia di Dale Recinella

Di Benedetta Frigerio
31 Ottobre 2012
Avvocato finanziario a Wall Street prima, cappellano nel braccio della morte poi. Passando per lo sfarzo e la disperazione, la povertà e il rischio della morte. Ecco le avventure di un uomo vivo

Seminarista, ateo, alcolizzato, avvocato, squalo a Wall Street, disoccupato e infine cappellano nel braccio della morte in Florida. Così si è dipanata la «chiamata» di Dio nei confronti di Dale Recinella, uno dei volti più noti del mondo di Wall Street e delle carceri americane, e raccontata nel libro Nel braccio della morte (2012, edizioni San Paolo, 361 pagine, 22 euro).

DAL SEMINARIO ALLA FINANZA. Recinella è il primo di otto figli, nato da una modesta famiglia di emigrati italiani a Detroit. La vita lo mette subito alla prova con la sorella che subisce un grave incidente e la famiglia che si riduce sul lastrico per curarla. La fede dei genitori non fa colpo su Recinella, che cresce pensando a un Dio punitore, calcolatore, con cui si deve contrattare. Per questo decide di entrare in seminario chiedendo in cambio la guarigione della sorella. Dura poco, con i suoi maestri che gli spiegano che Dio è misericordioso e non compra vocazioni, Dale si tiene i suoi dubbi, abbandona il seminario e si iscrive all’università. Dotato di grande intelligenza, ottiene un punteggio altissimo negli esami d’accesso al college, tanto da essere chiamato dai più rinomati istituti d’America. Si laurea in giurisprudenza alla Notre Dame nel 1976 e il suo primo incarico lo vede schierato in difesa di un carcerato. L’esperienza sarà talmente traumatica che Dale scappa, diventa avvocato finanziario e, nel giro di pochissimi anni, riesce a condurre operazioni difficili, diventando uno dei volti più noti di Wall Street.

ALCOLIZZATO E DISPERATO. Si sposa due volte, controbilanciando il successo lavorativo con i disastri della vita privata, che portano Recinella a diventare un alcolizzato. Una sera, ubriaco e solo nella sua villa miliardaria, uno dei suoi fratelli gli fa visita, mettendo in discussione la sua vita sregolata. Dale si dispera, cede e chiede al fratello che cosa deve fare per ricominciare. La risposta è l’ultima che si sarebbe aspettato: «Offri la tua vita a Gesù, subito, qui e ora, lascia che sia lui a guidarti d’ora in poi». Lui accetta, anche se ancora non capisce che cosa quelle parole vogliano dire. 

DA ASSISI AL CARCERE. Scrive Recinella: «Quindici anni dopo scoprirò che, più o meno nello stesso momento in cui mi sto ponendo queste domande, a circa 600 chilometri di distanza (…) un prete che non ho mai conosciuto è in ginocchio a pregare Dio perché gli mandi un aiutante per assistere spiritualmente i condannati a morte della Florida». Recinella racconta tutte le tappe attraverso cui Dio lo fa passare per prepararlo a diventare assistente spirituale dei condannati a morte nelle prigioni della Florida. Prima incontra un barbone e comincia a condividere quello che ha con i poveri: mantiene il suo lavoro ma si sposta con la famiglia nei quartieri peggiori della città. Per metà giornata è uno degli avvocati più importanti d’America, il resto del tempo lo passa con i senzatetto e le prostitute. Poi la malattia, che lo porta quasi alla morte e che gli fa capire di essere lui il vero bisognoso dell’amore di Dio. Guarito, nel 1988 si reca in pellegrinaggio ad Assisi, capisce l’importanza di assistere i malati di Aids e dedica sempre meno tempo alla finanza. A Wall Street gira la voce che Recinella sia esaurito, che stia cambiando vita mentre molte persone vanno da lui per chiedergli aiuto. La sua vita viene ancora una volta sconvolta da una telefonata inattesa: il cappellano della prigione di Panhandle, Florida, che ha saputo di lui, gli chiede di trasferirsi e di aiutarlo come cappellano, perché non trova nessuno disposto a farlo. Recinella tentenna, poi parte.

DA ROMA AL BRACCIO DELLA MORTE. Così comincia la sua vita nel braccio della morte. I dialoghi sulla fede con i carcerati, i racconti di condannati a morte che ritrovano la speranza, poi la decisione a fine 1992 di lasciare definitivamente Wall Street e di vivere con l’essenziale: «Tutto questo – dirà l’uomo a una socia – è molto più duro di quanto pensassi». «E allora perché lo fai?». «Tutti i cambiamenti sono difficili, anche i cambiamenti positivi. Il fatto che una cosa sia difficile non significa che non sia la volontà di Dio». Ma Recinella non ha ancora trovato la sua strada: lascia il posto da aiuto cappellano, si trasferisce in Italia, dove dedica la vita ai poveri, e torna ancora in America, in un’altra città della Florida dove la moglie trova un lavoro. Giunto a Macclenny, disoccupato, incontra un prete cattolico a cui spiega di non avere un lavoro ma di essere un ex aiuto cappellano nelle carceri. Il prete si commuove: «Ho pregato quindici anni perché tu arrivassi qui!», esclama spiegando di essere cappellano nel braccio della morte della prigione vicina.

LA LOTTA FINALE. Il libro apre un nuovo scorcio sulle carceri americane. Emerge l’umanità e la bestialità a cui alcuni detenuti in condizioni terribili si lasciano andare e la grande personalità di altri. Infine, la barbarie della condanna a morte. Dale assiste a casi in cui la morte procurata, anziché essere immediata, arriva dopo agonie lunghissime, e racconta il tentativo della stampa di edulcorare i fatti e la sua battaglia per portali alla luce, mentre la politica cerca di allontanarlo dal carcere. Commovente la sua amicizia con tanti detenuti, specie con Kenny che, dopo averlo incontrato, si converte. Recinella, alla fine del suo percorso, scrive: «Siamo immersi nella sofferenza (…) ma non credo più che Dio lo desideri». Poi la certezza di avere «imparato dalla fede di tante persone sofferenti che Dio ha messo sul nostro cammino» e che «Giobbe aveva ragione: “Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, e i miei occhi lo contempleranno”». «Questo – conclude Recinella – è lo scopo del gioco».

@frigeriobenedet

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