
Congo, «gli islamisti massacrano i nostri malati in ospedale»

Repubblica Democratica del Congo, «gli attacchi sono particolarmente intensi a nord della nostra diocesi. Gruppi armati colpiscono scuole e ospedali. Insegnanti e alunni vengono uccisi. Stanno perfino massacrando i malati nei loro letti d’ospedale. Non passa un solo giorno senza che qualcuno venga ucciso».
È un racconto straziante quello reso ad Aid to the Church in Need dal vescovo Melchisedech Paluku Sikuli della diocesi di Butembo-Beni. La Repubblica Democratica del Congo è ostaggio dell’insurrezione islamista, tutti i cristiani che sono riusciti a fuggire dai rapimenti dei ribelli e delle Forze Democratiche Alleate (Adf) di Musa Baluku, che nel giugno 2019 ha giurato fedeltà a Daesh, hanno dato la stessa versione. «Hanno chiesto loro di scegliere tra la morte e la conversione all’Islam. Che rapporto dovremmo avere con questa forma di Islam, che non è solo una religione, ma anche un movimento politico legato al terrorismo?».
Orfani, vedove, villaggi rasi al suolo
La situazione nella Repubblica Democratica del Congo è catastrofica. Il Nord Kivu, la provincia orientale, dove è stato assassinato il nostro ambasciatore Luca Attanasio, è fuori controllo. Il governo di Felix Tshisekedi ha proclamato lo stato di assedio per fronteggiare le incursioni islamiste ma il vescovo ne ha duramente criticato l’assenteismo, accusandolo di debolezza, corruzione e indifferenza rispetto a quanto sta accadendo in tutto l’est del paese, da anni teatro di sanguinose stragi e rappresaglie di ribelli e dell’Adf. «Abbiamo bisogno di centri dove la gente possa ricevere cure e terapie. Molte persone sono traumatizzate. Molti ragazzi hanno assistito alla morte dei loro genitori. Ci sono molti orfani e vedove. I villaggi sono stati rasi al suolo. Siamo in uno stato di assoluta miseria».
Sequestri e nuove moschee
La gente piange, «piange perché ne ha motivo. Ma questo pianto ha in sé un seme di speranza», ha aggiunto il monsignore. Ricordando che la Chiesa è all’opera instancabilmente per «rafforzare la fede dei cattolici. L’Islam ci viene imposto. Le moschee vengono costruite ovunque, anche se nessuno ne ha bisogno. E non assomigliano affatto a quelle che conosciamo».
Non è la prima volta che il coraggioso vescovo denuncia la corsa all’islamizzazione del paese, dove si stanno intensificando gli attacchi e i sequestri del popolo cristiano. Chi riesce a uscire vivo dai rapimenti racconta che gli aguzzini minacciano gli ostaggi fino alla conversione, chiamandoli «con nomi musulmani per cementare la loro nuova identità».
Guerra e faide islamiche
Alla lotta tra piccoli signori della guerra, gruppi armati e reti criminali per lo sfruttamento e il contrabbando in particolare di coltan e altri “minerali insanguinati” che alimentano corruzione e guerriglia in tutto il paese si sommano le faide interne ai gruppi islamici culminate il 1 maggio con l’assassinio di Ali Amini, leader musulmano critico della militanza islamica. Qualcuno gli ha sparato mentre pregava nella più grande moschea di Beni. A contendersi il predominio dell’area del Nord Kivu in particolare sono Adf, Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, cellule locali dell’Isis (Islamic State Central Africa Province), schegge impazzite “patriottiche” come i Mai-Mai.
Morti, sfollati, sequestri
Ad aprile un’ondata di manifestazioni che chiedevano la fine dell’instabilità e protestavano contro l’inefficacia dell’Onu ha scosso il paese. «Ma non si può chiedere a persone che vengono massacrate come animali di stare zitte e non fare nulla. Hanno tutto il diritto di esigere sicurezza e libertà», ha commentato il vescovo. La Conferenza episcopale del Congo calcola che dal 2013 sono state uccise oltre 6mila persone a Beni e oltre 2mila a Bunia solo nel corso del 2020. Si calcolano 3 milioni gli sfollati interni e oltre 7.500 rapimenti.
Quando gli è stato chiesto dall’Acn se non temeva di denunciare il governo, monsignor Melchisedech Paluku Sikuli ha ricordato la natura di un cristianesimo che si è fatto opera in tutto il paese, dove grazie ai cattolici sono sorti numerose scuole e ospedali. «Il Congo non sarebbe il Congo senza la Chiesa», ha spiegato il vescovo, professandosi libero di parlare del suo popolo.
Foto Ansa
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