Come farà Letta a far “sparire” il buco da 25 miliardi dell’Inps? Semplice, come hanno fatto gli altri governi di sinistra

Di Matteo Rigamonti
17 Dicembre 2013
Grazie a un «intervento tecnico-contabile» la legge di stabilità «neutralizza» il buco dell'Inps. Così il governo Letta si accinge a ripianare i debiti accumulati per pagare le pensioni agli statali. Seguendo il metodo Prodi-D'Alema

Nella legge di stabilità il premier Enrico Letta ha fatto “sparire” il buco di bilancio dell’Inps, l’Istituto nazionale della previdenza sociale, pari a oltre 25 miliardi di euro, accorpato a suo tempo con l’assorbimento dell’Inpdap, l’ente di previdenza dei dipendenti pubblici, voluto dal governo Monti per creare quello che è stato ribattezzato come “SuperInps”. La «pregressa passività patrimoniale ex-Inpdap», ha fatto sapere l’agenzia di stampa Ansa, è stata «neutralizzata» grazie «a un intervento tecnico-contabile». Proviamo, però, a capire meglio di cosa si tratta.

IL DEBITO DELL’INPDAP. Sono 25,2 i miliardi di euro che l’Inps ha in pancia e che sono stati accumulati negli ultimi vent’anni per pagare le pensioni ai dipendenti statali da quando venne istituito l’Inpdap nel 1994. Se prima della creazione dell’Inpdap, infatti, i dipendenti pubblici ricevevano la pensione direttamente dalle Amministrazioni statali, quando fu istituito l’Inpdap, e le sue casse erano inevitabilmente vuote, il nuovo ente non poteva far fonte al pagamento dello stock di pensioni già in essere. Lo Stato, pertanto, si impegnò a trasferire annualmente 14 mila miliardi delle vecchie lire per pagare le pensioni agli statali. Uno stanziamento che, nel frattempo, si è tradotto in 8 miliardi di euro circa l’anno, che sono andati poi a costituire proprio quel debito che il “SuperInps” voluto da Mario Monti si è portato in pancia accorpando l’Inpdap. Un buco, da oltre 25 miliardi di euro, appunto, che ora Letta vuole “cancellare” con un colpo di spugna.

LA “MAGIA” DI PRODI. Ma tali disavanzi, che ora sono confluiti nella cosiddetta gestione ex-Inpdap dell’Inps, dipendono, oltreché da aspetti di carattere strutturale e permanente, anche dalla legge finanziaria del 2008. Lo ha ricordato recentemente a tempi.it Giuliano Cazzola. Con quella legge, infatti, il governo Prodi e l’allora ministro dell’economia Tommaso Padoa-Schioppa trasformarono in anticipazioni di tesoreria (e quindi in debiti dell’Inpdap verso lo Stato) gli iniziali trasferimenti (e quindi crediti) che, invece, lo Stato aveva stanziato per far fronte ai pagamenti delle pensioni dei dipendenti pubblici. L’Inpdap, così, si trovò a passare, dalla sera alla mattina, dall’essere creditore a debitore nei confronti dello Stato. Una piccola “magia” che, ha spiegato sempre Cazzola in suo editoriale per Adapt, venne orchestrata per «alleggerire di qualche miliardo la posizione debitoria del bilancio dello Stato presso gli occhiuti censori di Bruxelles».

LETTA COME PRODI E D’ALEMA. A ben vedere, però, «la pratica di erogare coperture tramite anticipazioni anziché trasferimenti è vecchia come il cucco», scrive Cazzola. «Il Tesoro», infatti, vi aveva già «fatto ricorso in passato per finanziare, in parte, la spesa assistenziale sostenuta dall’Inps, tanto che l’Istituto aveva accumulato una situazione patrimoniale deficitaria per 160 miliardi di lire, poi azzerata nel 1998 grazie all’azione dell’allora ministro» dell’Economia Carlo Azeglio Ciampi, del governo D’Alema. Una misura che, anche allora, servì a volgere «in positivo il bilancio dell’Inps, fino ad allora deficitario, grazie a un marchingegno solo finanziario». Lo stesso marchingegno che qualche anno più tardi utilizzò Prodi e che ora anche il governo Letta sembra voler adottare.

@rigaz1

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3 commenti

  1. pietro

    Tempi ha decisamente scoperto l’acqua calda! Dal canto mio, senza essere un economista o esperto di previdenza, dico solo che il mio ex vicino di casa, dipendente pubblico, è andato in pensione alla fantasmagorica età di 41 anni, con un fantasmagorico retributivo che gli ha dato e gli da ancora oggi diritto a percepire ogni mese l’80% della sua ultima busta paga, che come si usava in quegli anni, veniva aumentata alla scatto di anzianità dei 40. Ah dimenticavo, da allora, proprio perchè il mio vicino è un vero staccanovista, ha continuato a fare un altro lavoro (e ci mancherebbe, sai che noia a casa tutto il giorno). Morale della favola: il mio vicino percepisce praticamente 2 stipendi che messi insieme fanno una pensione che io, che ho 30 anni meno di lui, potrei vedere solo fra 110 anni di contributi versati. Prendete questa situazione, moltiplicatela per qualche milionata di dipendenti pubblici andati in pensione negli ultimi 40 anni e otterrete altro che un buco da 25 miliardi. Infine un appello: se ci fosse qualche baby-pensionato che legge questo post, abbia il coraggio di ammettere che fino ad oggi ha semplicemente RUBATO, e abbia la decenza di restituire almeno parte di questi soldi accumulati magari a qualche Caritas che aiuta le famiglie che non solo non hanno pensione, ma nemmeno la possibilità di ottenerla. Provate, potreste finalmente sperimentare cosa vuol dire sentirsi degli essere umani quasi decenti. Grazie.

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