Effetto Trump. Le banche Usa si sfilano dalla coalizione per il clima

Di Piero Vietti
06 Gennaio 2025
I grandi istituti di credito lasciano l'alleanza delle Nazioni Unite che li spingeva a finanziare attività sostenibili e a boicottare le industrie del petrolio. Finisce la sbornia green di Wall Street?
Morgan Stanley clima
(foto Ansa)

La rielezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ha svelato il pensiero di molti cuori su alcune fissazioni politicamente corrette cavalcate dal progressismo americano e non solo negli ultimi anni: da settimane si assiste alla corsa un po’ scomposta delle Big Tech a presentarsi come grandi amici di Trump dopo anni di critiche al repubblicano e fiancheggiamenti dell’amministrazione democratica; adesso è il turno delle grandi banche americane, che in massa stanno lasciando la Net-Zero Banking Alliance, la più importante coalizione globale per il clima del settore degli istituti di credito. Solo questa settimana hanno annunciato il loro addio Morgan Stanley, Citi Group e Bank of America, prima di loro lo avevano già fatto Wells Fargo e Goldman Sachs. JP Morgan, scrive il Wall Street Journal, potrebbe seguire a breve.

L’alleanza per il clima e le banche americane

La coalizione, lanciata nel 2021 in piena pandemia e sostenuta dalle Nazioni Unite, ha l’obiettivo di aiutare a guidare un cambiamento per ridurre le emissioni di carbonio da parte delle aziende, con l’impegno da parte dei membri ad allineare «le attività di prestito, investimento e mercati dei capitali con emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050». Comprende più di 140 banche con oltre 70 trilioni di dollari di asset e vorrebbe allineare il settore finanziario agli accordi di Parigi sul clima. In altre parole, gli istituti della Net-Zero Banking Alliance finanziano principalmente chi rispetta i criteri di sostenibilità ESG e punta all’abbattimento delle emissioni di gas serra.

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Accusate in questi anni di boicottare le industrie petrolifere e del gas statunitensi, le banche americane hanno pensato bene di riposizionarsi prima dell’inizio della nuova amministrazione, notoriamente scettica sulla necessità di combattere i cambiamenti climatici a colpi di rinnovabili e tagli alla CO2 e decisa ad abbandonare proprio gli accordi di Parigi. La decisione, riferisce il Wsj, era già stata minacciata dopo che l’Onu aveva pubblicato una serie di raccomandazioni in cui raccomandava di limitare i finanziamenti alle aziende di combustibili fossili e di porre fine ai finanziamenti per i nuovi progetti sul carbone.

Clima. La pressione dei repubblicani sulle banche

«Uno dei motivi principali dell’abbandono da parte di molti istituti finanziari di questo tipo è stata la pressione esercitata dai legislatori di destra negli Stati Uniti nel tentativo di allontanare le banche dagli investimenti sostenibili», scrive City AM. Le banche che hanno lasciato la coalizione hanno naturalmente spiegato che il loro impegno per il clima e la riduzione delle emissioni continua, ma il segnale di realpolitik che questa decisione manda al mondo della finanza dimostra – se ancora ce ne fosse bisogno – che il tema dei cambiamenti climatici è sostanzialmente politico, e cambia a seconda di chi governa. E che finalmente Wall Street si sta riprendendo dalla sbornia ambientalista.

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