Caro direttore, vorrei suggerire ai dirigenti della Rai di cambiare denominazione e tornare a chiamarsi Eiar, che dal 1928 al 1944 era “l’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche”. A parte l’ironico riferimento fonetico al famoso slogan “eia eia alalà”, L’Eiar fu uno dei maggiori strumenti della propaganda fascista, soprattutto a partire dalla metà degli anni ’30. L’Eiar trasmetteva periodicamente i discorsi di Benito Mussolini, il cui fratello Arnaldo faceva parte del consiglio d’amministrazione. Perché chiedere di riprendere il nome di Eiar? Perché mi pare che con la Rai si stia riproducendo la stessa situazione di allora.
L’attuale presidente del Consiglio, Giuseppi (Benito) Conte, irrompe nei programmi Rai, sconvolgendo il palinsesti, come e quando vuole con discorsi lunghissimi, talora accompagnato da uno o più ministri, per dire cose quasi sempre banali, che potrebbe esprimere in normali conferenze stampa, senza sconvolgere i già rachitici programmi Rai. La quale Rai, così, sta sempre più diventando l’organo personale del premier, contro ogni regola democratica. In questi giorni, poi, il premier è intervenuto improvvisamente di pomeriggio, violando ogni regola relativa alla par condicio, visto che siamo in piena campagna elettorale.
Ritornando ad assumere il nome Eiar, la Rai farebbe opera di trasparenza, rendendo ufficiale la sua funzione di servizio all’attuale regime. Il premier Conte, infatti, viene ripreso non solo per le sue funzioni istituzionali (dedicandogli un tempo spropositato), ma anche per le sue attività private, come quando accompagna il figlio a scuola o va a visitare una classe. Mi aspetto che nel prossimo luglio (posto che questo governo ci sia ancora) la Rai/Eiar ci mostrerà Conte in canottiera mentre taglierà il grano nel foggiano oppure mentre andrà a cavallo a visitare i nuovi piccoli balilla, ammaestrati a dire in tv le parole dettate loro dal regime.
A parte tutto questo, mi pare che l’attuale governo stia abusando dei canali Rai, che costituiscono un servizio pubblico nel senso che tutto ciò che esiste in Italia deve essere rappresentato e non solo ciò che cerca di fare il nostro Giuseppi con i suoi maldestri ministri. La Rai, oramai, dà conto solo di ciò che permette il “politicamente corretto”, questa nuova forma di totalitarismo. E proprio per questo la Rai sta diventando sempre più noiosa, perché il politicamente corretto impedisce ogni forma di creatività e di fantasia. Tutto viene appiattito, tranne la trasmissione delle immagini del potere. Ciò che viene veramente vissuto dai nostri cittadini comuni non viene mai rappresentato, forse per la paura che “l’uomo comune” (copyright Chesterton) dica cose sgradite al Benito di turno.
Sono stupito che la c.d. opposizione non protesti per questo stato di cose e mi viene il dubbio che agisca così perché, se fosse al potere, si comporterebbe nello stesso modo. Spero proprio di no. Comunque, il problema relativo alla libertà di espressione del popolo intero esiste e sarebbe ora che venisse affrontato in modo deciso. Mi pare che il comportamento di Rai/Eiar dia molti spunti per aprire un dibattito trasparente, per evitare che altri Beniti ci inondino con i loro “discorsi”. Si tratta di un altro fronte sul quale combattere la sacrosanta battaglia della e per libertà.
Peppino Zola
Foto Ansa