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Camerun, il vescovo ritira i preti. «Rapiti e minacciati dai nostri ragazzi»

«Ci siamo uniti tutti nel denunciare la brutalità dei militari contro il popolo, ma ora a rivoltarsi contro il popolo sono i nostri stessi figli». L'appello di monsignor Nkea nel paese devastato da separatisti, forze governative e Boko Haram

Caterina Giojelli
27/11/2019 - 13:46
Esteri
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Camerun, il vescovo di Mamfe, monsignor Andrew Nkea Fuanya, è stato costretto a rimuovere i sacerdoti dalle parrocchie di Kembong, Ossing e Eyumojock della regione anglofona per proteggerli dal rischio di rapimento: «I ragazzi che perseguitano i sacerdoti provengono da questi villaggi e fino a quando la popolazione non inizierà a dialogare con i propri figli, garantendomi la sicurezza per i pastori che lavorano per loro, le parrocchie rimarranno senza sacerdoti».

RAGAZZI ARMATI PER E CONTRO IL POPOLO

Dopo l’ennesima irruzione nella canonica della parrocchia Kembong, dove quattro giovani armati hanno puntato le pistole contro parroco e viceparroco minacciandoli di fare fuoco se non avessero ricevuto un milione di franchi locali, il vescovo ha preso carta e penna e scritto una lettera ai fedeli: «I ragazzi dicono di essersi armati per proteggere la popolazione ed è una grande contraddizione che le loro pistole vengano ora utilizzate per terrorizzare la popolazione che dicono di proteggere. Ci siamo uniti tutti nel denunciare la brutalità dei militari contro il popolo, ma ora a rivoltarsi contro il popolo sono i nostri stessi figli. E pensano che questo sia normale?».

CHIESE BRUCIATE, CRISTIANI UCCISI O RAPITI

Dal 2016 nelle regioni anglofone nord-occidentali e sud-occidentali del Camerun i separatisti sono in lotta contro le forze governative nel tentativo di creare uno stato separato chiamato Ambazonia. Più di 2.000 persone sono state uccise e oltre 400.000 sono state costrette a lasciare le loro case. Le minacce alla chiesa e ai cristiani – spiegate bene nell’ultimo rapporto “Perseguitati più che mai” di Aiuto alla Chiesa che soffre – provengono sia dalle formazioni terroristiche islamiste sia dal conflitto fra forze di sicurezza e separatisti anglofoni. Non solo, Boko Haram continua a sferrare violenti attacchi e azioni suicide, specie nella regione settentrionale del paese. Chiese bruciate, cristiani uccisi o rapiti, proprietà distrutte o depredate. Violenze analoghe vengono inflitte anche a civili musulmani, perseguitati o reclutati dai terroristi che oltrepassano facilmente il confine tra Camerun e Nigeria, lungo più di duemila chilometri di foreste e steppe senza alcuna barriera divisoria.

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IL TERRORE BOKO HARAM

Brutalmente attaccati, anche i college di molte diocesi sono stati chiusi. «Il 20 luglio 2018 padre Alexander Sob, della parrocchia di Bomaka, è stato brutalmente ucciso. Alcune parrocchie sono state attaccate nel corso di scontri fra forze di sicurezza governative e separatisti: Bolifamba il 24 dicembre 2018, Muyuka, Ekona e Muea il 25 marzo 2019 – continua il rapporto di Acs -. Il 29 luglio 2019 miliziani di Boko Haram hanno attaccato Gagalari, nella diocesi di Yagoua, nell’estremo nord del Camerun. La città dista 120 chilometri dalla parrocchia più vicina. Secondo quanto riferito ad Acs da fonti locali, i terroristi stanno mutando il loro modus operandi. Arrivano nella notte e rapiscono solo le donne, trascinandole via di fronte ai figli. Ad ogni vittima viene amputato un orecchio. Successivamente le donne vengono rilasciate dopo essere state minacciate di ulteriori imminenti violenze. Questa sarebbe la nuova tecnica per seminare terrore fra quanti, secondo i terroristi, seguono il governo e sono avversi all’ideologia di Boko Haram».

YAOUNDÉ E MILIZIE SEPARATISTE IN GUERRA

Un religioso camerunense, chiedendo l’anonimato per scongiurare ritorsioni nei suoi confronti e nei confronti di altri religiosi, ha descritto pochi giorni fa all’agenzia Fides la drammatica situazione delle province anglofone, dove al sistema di repressione delle forze dell’ordine di Yaoundé le milizie indipendentiste rispondono con altrettanta durezza precipitando i civili e i contadini, molti dei quali sono stasi assassinati mentre lavoravano nei campi, nel terrore di continuare le proprie attività:

«Nei giorni scorsi a Bambui (una località non lontana da Bamenda, la città principale della provincia nord-occidentale) molte case sono state bruciate e scontri armati continuano ancora ogni giorno. Alcune persone sono rimaste uccise. Le pattuglie di polizia spaventano la popolazione, soprattutto gli anziani che non hanno mai vissuto una simile atmosfera di tensione».

La popolazione non teme solo le forze dell’ordine, ma anche le milizie separatiste:

«Nei loro confronti la popolazione ha un atteggiamento altalenante. Negli ultimi mesi ci sono stati molti rapimenti di sacerdoti. Ciò ha costretto Andrew Nkea Fuanya, il vescovo di Mamfe, a chiudere tre parrocchie nella sua diocesi. George Nkuo, vescovo di Kumbo, è stato rapito. Non solo le autorità religiose, ma anche i civili vengono rapiti quotidianamente per essere liberati dietro riscatto. Detto questo, va aggiunto che gran parte della popolazione preferisce i miliziani alla polizia».

In vista delle temutissime elezioni del 2020, sulle quali incombe la paura di brogli e dell’esplosione delle violenze, la Chiesa cattolica continua a fare il suo mestiere, predicare il dialogo, cercare «di avvicinare i ragazzi per educarli ai valori della vita».

I GIOVANI MINACCIANO IL VESCOVO

Eppure i ragazzi rappresentano l’ennesima minaccia per il lavoro dei sacerdoti. Tre i pastori rapiti nelle ultime settimane nella diocesi di Mamfe da ragazzi che hanno minacciato di sequestrare anche monsignor Nkea se non avesse pagato in contanti per la sua libertà. Stanno «sfogando la loro rabbia», scrive il vescovo nella lettera ai fedeli spiegando di essere diventato un obiettivo dopo aver partecipato al Grand National Dialogue a Yaoundé, convocato per rispondere al conflitto tra regioni anglofone e francofone del paese. «Hanno detto ai sacerdoti che il loro obiettivo era il vescovo: se non avessi pagato 500 mila franchi mi avrebbero cercato e rapito. Ma non possiedo alcuna somma del genere per pagare nessuno». Il 20 ottobre scorso padre Felix Sunday, parroco di Afap, è stato rapito da sedicenti separatisti in lotta per la secessione del Camerun anglofono dal resto del paese. È stato rilasciato il giorno dopo. Lo stesso giorno c’è stata l’irruzione nella canonica della parrocchia Kembong. Da qui la decisione e il forte appello del vescovo al popolo: «Parlate con i vostri ragazzi».

Foto Ansa

Tags: Boko HaramcamerunChiesa
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