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Bridget, nata da utero in affitto e abbandonata perché disabile

Quello della piccola di tre anni, "commissionata" e scartata da una coppia di americani, non è un caso isolato. Un reportage agghiacciante dall'Ucraina

Caterina Giojelli
27/08/2019 - 2:00
Esteri
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La bambina ha tre anni, molti dei quali passati in ospedale. È ucraina, ma non possiede ancora alcuna cittadinanza. È orfana, perché i genitori americani che hanno pagato una donna per metterla al mondo nel paradiso europeo della maternità surrogata non voleva una bambina handicappata. È viva, perché nessuno ha dato seguito alla richiesta della coppia di “interrompere i trattamenti” che la tenevano in vita alla nascita. La sua casa è una “casa di cura” per bambini disabili e con malattie croniche; non ha una mamma ma una infermiera. Questa è la storia di Bridget e delle catastrofi scatenate dall’industria dell’utero in affitto quando non nasce un bambino col sorriso di Hollywood e perfettamente corrispondente ai desiderata dei suoi facoltosi committenti.

BRIDGET COME IL PICCOLO GAMMY

Informata da una fonte a Kiev, Samantha Hawley, giornalista dell’Abc News, ha cercato per più di sei mesi la piccola Bridget, così come aveva fatto con Gammy (ricordate il caso, terribile, del bimbo abbandonato perché down? La coppia australiana che si era recata in Thailandia per avere un figlio con l’utero in affitto era tornata in patria solo con la gemella “sana”) e altri piccoli scartati dopo la nascita nelle destinazioni “calde” della maternità surrogata. L’ha ritrovata alla Sonechko Children’s Home nella città di Zaporizhzhya, dove vivono circa 200 bambini e dove l’aiuto amorevole di un’infermiera dai capelli di fiamma, Marina Boyko, sta permettendo a Bridget di crescere nonostante tutto.

IL CONTRATTO, IL PARTO, L’ABBANDONO

Qui la giornalista ricostruisce pazientemente la vicenda: la piccola è nata prematura nel febbraio del 2016, a sole 25 settimane e con un peso di soli 800 grammi. Non è l’unica “vittima” di quel tragico contratto sottoscritto dalla coppia americana per metterla al mondo: suo fratello gemello è morto subito dopo la nascita. Partorita una donna proveniente dalle zone devastate dalla guerra vicine a Donetsk, la bimba è arrivata alla Sonechko solo nel marzo scorso, ha tante disabilità ma «capisce davvero quando le persone le parlano, è brava nelle cose», spiega Boyko, certa che la vita di Bridget sarebbe stata infinitamente migliore se fosse stata cresciuta in una famiglia. L’infermiera ha provato più volte a contattare Matthew S. E.T., 39 anni, e la moglie Irmgard P., 61 anni, la coppia che ha stipulato il contratto con la madre surrogata, per aggiornarli dei progressi della bambina. Ma non ha mai ricevuto risposta.

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I due si sono occupati di Bridget solo in due occasioni: la prima, quando la piccola aveva solo cinque mesi ed era gravemente malata, inviando una lettera formale che intimava: «Il 25 maggio 2016, abbiamo appreso che Etneire Pagan Irmgard Bridget è malata mentalmente e fisicamente, è in uno stato vegetativo e non ha possibilità di diventare una persona normale (…) I medici consigliano e raccomandano di interrompere qualsiasi trattamento così che possa trovare la pace». “Raccomandazione” disattesa dai medici ucraini. La seconda volta, quando la piccola aveva quasi due anni, per inviare il loro consenso all’adozione, documento firmato alla presenza del console dell’Ambasciata degli Stati Uniti che non è stato riconosciuto dalla legge ucraina: legalmente la bambina è infatti figlia di due americani, non ha cittadinanza ucraina, non può essere dichiarata adottabile e dunque deve restare in istituto.

ALMENO ALTRI DIECI CASI

La Biotexcom, controversa agenzia di maternità surrogata di Kiev, nega di avere avuto tra i suoi clienti i due americani. Il garante dell’infanzia Nikolai Kuleba ammette che quello di Bridget non è un caso isolato, se ne contano almeno dieci – casi di bambini abbandonati in Ucraina dai loro genitori stranieri -, «ma presumo ce ne siano altri ancora di cui non siamo a conoscenza». Nelle prossime settimane Bridget verrà legalmente riconosciuta come cittadina ucraina e potrà essere messa in adozione. Se nessuno si farà avanti potrà restare con Boyko alla Sonechko fino ai 7 anni, quando verrà trasferita in un istituto dove però non le saranno più fornite terapie e attività di riabilitazione. È questo il prezzo da pagare per uno squallido contratto di maternità surrogata?

Tags: gammymaternità surrogata
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