Come farà Berlusconi a rifondare il centrodestra ora che a sinistra c’è un Berlusconi e mezzo?
Prima la segreteria del Pd, poi la poltrona di Letta. E adesso il volo oltre la soglia del 40 per cento. Tutti voti che in un ventennio Silvio Berlusconi ha sempre osato chiedere e non è mai riuscito a vedere. A completare l’apoteosi, filotto rosso da Nord a Sud in tutte le città dove si sono rinnovati sindaci e consigli comunali (Bergamo, Padova, Firenze, Perugia, Bari, Potenza). Oltre che, naturalmente, la dilagante vittoria di classica preparazione giudiziaria (due inchieste e un’unica campagna stampa) dei democrat Chiamparino in Piemonte e D’Alfonso in Abruzzo. Che gli volete dire a un fenomeno come Renzi? Chapeau.
Il fu “Rottamatore” e ora “Visitor”, in meno di sei mesi ha messo a segno una tripletta incredibile. E, sempre per sostare sul numero magico che consegna il paese a un ex laqualunque rutelliano, presidentino di Provincia e giuocoso sindaco fiorentino, tre sono i milioni di elettori guadagnati dal Pd renziano (per un totale di 11,2 milioni e passa) rispetto a quelli incassati solo un anno fa, alle politiche 2013, dall’ex-neo-post comunista di lungo corso Pier Luigi Bersani (8,6 milioni e rotti). E ancora. Tre, o giu di lì, sono i milioni di voti persi in una sola e completamente fuori di testa stagione da Beppe Grillo: quasi 8 milioni 689 mila nel 2013, 5 milioni 806 mila alle europee. E altrettanti sono quelli lasciati sul sentiero della definitiva condanna giudiziaria dall’ex Cavaliere di Arcore, fu Pdl e ora Forza Italia: erano 7 milioni 332 mila ancora nel 2013. Sono 4 milioni e 613 mila dopo solo un anno. Infine, ancora tre sono i milioni di voti bruciati in appena un anno di “salita in politica” da Mario Monti. Scelta civica-Europa esce dalle urne di primavera con uno zero virgola dopo che sull’onda dei salvatori della patria nel 2013 puntò al 20 per cento e ottenne il 10,5. Fine di un’avventura per Supermario e per i professori di “Fare”, annientati come Verdi Bonelli qualsiasi e come qualsiasi dipietrino Idv.
La fortuna di Alfano
Fortuna per Alfano che lo scudetto crociato, questo giro ha salvato Ncd. Sotto il quorum in tutto il Nord, il neo partito centrista evita la morte in culla solo grazie alle performance meridionali dell’Udc di Casini e Cesa (6,6 per cento nella circoscrizione sud e addirittura un 7,5 nelle isole). Onesto ma non eccelso il risultato personale del ministro Maurizio Lupi (oltre 46 mila preferenze) che lascerebbe (o forse no) il suo scranno strasburghese al primo non eletto Massimiliano Salini. L’amico che con 27 mila preferenze sarebbe l’unico esponente nordista di Ncd in Europa.
Fortunato e galvanizzato dalla fortuna di chiamarsi anche lui Matteo è invece il Salvini, segretario federale della Lega Nord. Che con oltre 223 mila preferenze infila il “figlioccio” di Silvio, Giovanni Toti (143 mila), porta in dono al Carroccio un ottimo 6,15 per cento su base nazionale e con oltre un milione e mezzo di voti rilancia la Lega come quarto partito dopo i rovesci giudiziari di Belsito&C. Sfortunati, invece, e parecchio, i Fratelli d’Italia della Meloni e Crosetto: con oltre un milione di voti e il 3,66 per cento di suffragi raddoppiano il loro bottino elettorale rispetto alle politiche di un anno fa, ma mancano il colpo di reni che con una manciata di voti in più di Fdi ha invece regalato sul filo del traguardo il quorum a Tsipras (4,03 per cento). Un partito di cui non sentiremo più parlare (almeno qui in Italia) se non al prossimo “Festival delle idee di Repubblica”. Dove sono finiti gli altri voti?
La maggior parte sono rimasti a casa, visto che ha votato il 57,2 per cento degli aventi diritto rispetto al 75,16 per cento che aveva votato nel 2013. O sono andati da M5S al Pd.
Matteo Renzi ha davanti a sé proprio una prateria. Lo sa, e perciò non calca la mano. «Qualcuno mi ha rinfacciato che ho festeggiato poco – ha detto in conferenza all’indomani dell’exploit – ma preferisco mantenere il senso della realtà. Ora non c’è più tempo per rinviare le riforme. E sono sicuro che Forza Italia non abbandonerà il percorso fatto fin qui». Dunque, sebbene azzoppato, sebbene metà in televisione metà a Cesano Boscone, Berlusconi non viene lasciato a mollo dal partner di patto del Nazareno. Beau geste.
D’altronde non era stato lo stesso Renzi, a ridosso dell’ultimo comizio berlingueriano, a ribadire coraggiosamente la sua personale stima per Silvio? «Quest’anno ha subìto una scissione, una condanna, la decadenza, i servizi sociali, ha fatto cadere un governo. Ne ha fatte e subite di tutti i colori ed è ancora lì: onore al merito». Ma anche Ncd, nonostante il non brillante risultato alle urne, prende fiato e respira all’ombra del convincimento renziano che «possiamo arrivare al 2018». Più difficile scommettere che Renzi arrivi al 2018 con questa compagine di governo. Il rimpasto non è alle viste. Ma è nelle cose. Impossibile che un Pd così forte non imponga un suo impulso politico.
Adesso ci sono sei mesi di surplace in cima all’Europa. Poi sarà Natale. E può darsi che, per quella data, l’ultimo centrodestra rimasto al governo possa non accettare il panettone di un monocolore Pd. Specie se nel frattempo piovesse il ddl Scalfarotto e sulla riforma elettorale succedesse di tutto. Tipo che le formazioni minori venissero sacrificate sui famosi altari della “stabilità” e “governabilità” del paese. E Berlusconi? Rimane in pista sulle riforme grazie alla mano tesagli da Renzi. Ma a parte i servizi sociali e gli altri processi, ha questo grosso grattacapo del tempo che passa, del consenso che si allenta e della pressione implosiva in seno a Fi. Soprattutto, ha il problema di trovare personale politico all’altezza di una rifondazione del centrodestra.
Quanto ai voti del secondo partito, finiranno dritti in congelatore? Chissà. Ma quei tre milioni di consensi spariti proprio quando Grillo ostentava trionfi, significano semplicemente che anche per M5S è iniziata la stagione del reflusso. La ditta Casaleggio per adesso non mantiene le promesse («Io – disse Grillo – se perdiamo le elezioni non ho più voglia di continuare»). Ma la sconfitta è già virata in vaffa contro i «coglioni» elettori del Pd e a sfregio de «l’Italia di pensionati». In continuità con il ventennio c’è solo la macchina giudiziaria che seguita a colpire a destra e si porta al gabbio l’ex ministro Clini, che con la magistratura (caso Ilva di Taranto) non andava d’amore e d’accordo. Ma insomma, ammesso che Renzi ci tenga sul serio ad avere una sponda a destra, oltre all’acciaccato leader di Forza Italia, a destra chi c’è?
«Lui è meglio di me»
Speranzielle leggere sono legate a successi personali. E queste sarebbero le sole consolazioni al magro bottino. Fa capolino lo scaltro Salvini che batte il chiodo caldo e cerca di sfruttare a stretto giro la visibilità che ha preso con la protesta filo lepenista e anti euro. All’interno di Forza Italia, molto carino è il risultato ottenuto dalla giovane Lara Comi, 83 mila preferenze che hanno lasciato a casa Licia Ronzulli, una delle favorite di Arcore. Ma il primo a bussare alla porta del Cavaliere (e di Toti) sarà Raffaele Fitto. Il berlusconiano ex ministro per gli Affari regionali che con oltre 275 mila preferenze è risultato in tutta Italia secondo solo alla signora delle preferenze Pd Simona Bonafé (288.674).
Salvini, però, resta sicuro di aver fatto meglio. E in effetti, sommando i voti che ha ottenuto tra est e ovest delle circoscrizioni padane, ha raggiunto il punteggio di 331.381 preferenze (ma pensate un po’, la Meloni di Fdi ne ha prese 350 mila ed è rimasta fuori). Tant’è, un minuto dopo i risultati definitivi, Salvini ha offerto a Berlusconi un nuovo patto per il centrodestra. Il leader leghista si vede già candidato sindaco di Milano? «Voglio andare in piazza Duomo con Berlusconi a firmare questi sei referendum». Difficile però che Berlusconi scalpiti per abolire la legge Merlin.
Nonostante ciò, anche il governatore lombardo che con il ministro Lupi mantiene ottimi rapporti (non fosse altro per il buon esito dell’Expo), analizza i risultati e appoggia il suo delfino. Ma Bobo Maroni lo fa in una prospettiva più politica. «Ora ci candidiamo a ricostruire il nuovo centrodestra, come io avevo anticipato al nostro congresso del 2012, e il modello è quello della Csu ma a trazione leghista». Dietro Maroni c’è però un altro leghista che scalpita, un irregolare, ma molto quotato come amministratore e sindaco di Verona. Flavio Tosi ha confessato a Tempi: «Punto alle primarie del centrodestra».
Non è finita. Da Trieste, dove è appena uscito, a cura dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân, l’”Appello politico agli italiani” Un Paese smarrito e la speranza di un popolo (Cantagalli, Siena 2014), appello presentato a Roma il 14 maggio scorso dal ministro Angelino Alfano e dal segretario Cisl Raffaele Bonanni, il vescovo Giampaolo Crepaldi dice che «intanto gli italiani hanno dimostrato di volere la ricostruzione, non la distruzione del paese. Per il resto, è chiaro, c’è una parte di italiani che attende una rifondazione».
Chissà se ci crede Berlusconi, alla rifondazione. Lui, che un mese fa, a un amico giornalista che si complimentava perché finalmente aveva trovato un successore carismatico come lui, peccato fosse nel Pd, ha risposto sornione: «Vede, Renzi è un fenomeno al limite della temerarietà. Ma non è come me. È meglio di me».
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Posso sperare di vedere pubblicato la risposta a chi mi attacca sul piano personale – e se è fatto in maniera giustificabile, spiegandone le ragioni, è una cosa che si può ammettere -, ma guardandosi bene dal rispondere nel merito delle questioni? Grazie.
I cattolici sono una minoranza, quindi i casi sono due: o ci si candida nei partiti esistenti, non cattolici ma maggioritari (con il risultato, almeno finora, di contare come il due di coppe quando briscola e’ spade), oppure creare un partito coerente e battagliero (come speravo fosse l’NCD, che invece pare l’ennesima fuffa democristiana), che prenda quei pochi ma indispensabili voti per rompere le scatole alle maggioranze di turno mantenendo un saldo legame con i movimenti cattolici. Da questo punto di vista i radicali hanno fatto scuola.
In realtà chi si dichiara cattolico in Italia costituisce la maggioranza. A questo punto bisognerebbe capire perché non si costituiscono in un partito a difesa dei valori che sostengono. Mi sembra di capire che la vecchia DC non ha risposto a questo compito, almeno a sentire la maggioranza dei commentatori.
Evidentemente nel mondo cattolico ci sono diverse correnti di pensiero, a questo punto mi piacerebbe che qualcuno di voi definisse esattamente come si fa a difendere i valori cattolici in politica dove l’arte della mediazione è il requisito essenziale per rispettare la democrazia mentre non sembra che ci sia molta volontà di mettersi in discussione?
Filomena, per cortesia, in base a quali competenze di cattolicesimo lei chiede, pretende, esige dai cattolici quello che pare a lei o chiede, pretende, esige che i cattolici facciano quello che vuole lei e come vuole lei? Lei scopre il ‘pluralismo’ all’interno del mondo cattolico come fosse una novità di oggi, la cui paternità – o genitorialità in ordine crescente, plural-pluralistico, diffusa – si attribuisce, manco stesse parlando dell’interpretazione filosofica da ex liceale dei cavalli lei sa bene di chi.
Quello che abbiamo di fronte, non parlo solo dei cattolici, ma di tutte le diverse ‘anime’ e sfumature del Centro-Destra, non di rado inconciliabili e incompatibili fra di loro, non è Renzi o il Pd. Non è un problema politico, per cui una soluzione si trova, prima o poi. Assistiamo, da qualche decennio, a una omologazione culturale, direbbe Pasolini, di proporzioni inaudite. Il Pensiero Unico, che annulla tutte le differenze, a cominciare da quella fra Destra e Sinistra, riduce la democrazia rappresentativa alla rappresentazione della democrazia: rappresentazione nel senso di proiezione mediatica che diventa essa stesso un feticcio destinato a esaurire nelle sue figure ogni autentico valore di confronto (le primarie, la democrazia diretta della Rete, la ‘disaffezione’ alle votazioni di cui ci si rammarica a parole, ma che è funzionale alla perdita di valore della rappresentanza, sempre meno partecipata, fosse solo di una identificazione fra elettori e eletti, i primi che riconoscono in questi una stessa sensibilità, volontà, interessi). Si è visto come il politicamente corretto estenda l’ambito del potere anche al controllo delle forme del linguaggio: e si potrebbero fare diversi esempi dei divieti da tempo in uso, non si arriva dall’oggi al domani a esecrare nomi, pronomi, articoli e parole
come ‘padre’, ‘madre’, girls’, se non si fosse già percorso un bel tratto in cui i tabù lessicali e ideologici falsano il dibattito pubblico.
Comunque, non è il caso di dilungarsi. Ma chi ritiene che si possa ritrovare ‘la strada per la vittoria elettorale’ con un nuovo leader o con un nuovo progranmma, senza affrontare a viso aperto forze storiche in grado di orientare consenso e processi di traformazione globale, rimarrà, (piuttosto) presto o (forse) tardi, assai deluso.
Filomena, non è cattolico chi si dichiara tale, ma chi ha fede nella Chieda Cattolica. Basterebbe chiedere a chi si dichiara cattolico se frequenta i sacramant,i per passare dalla maggioranza alla minoranza. Comunque il problema è che su certi temi non si può mediare, come è evidente nel caso della TAV o della difesa della vita: una galleria o la si costruisce o non la si costruisce; una persona o la si ammazza o non la si amazza, non è che si può trovare un compromesso (discutere tempi e modi non è un compromesso, che al contrario riguarda la sostanza). Comunque il “problema strategico” è di tipo culturale, come osserva giustamente Raider.
Sarà anche vero che una galleria o si fa o non si fa e una interruzione di gravidanza pure ma ragionando sempre in assoluto senza possibilità di mettersi in discussione (chiaramente da entrambe le parti) porta solo al muro contro muro senza possibilità di incontro. Tu sarai convinto che l’aborto è un assassinio ma ci sono altri che sostengono il contrario e sono altrettanto convinti di aver ragione. Così non c’è soluzione. Il compromesso può essere solo comportarsi secondo la propria coscienza ed evitare di giudicare gli altri. E’ solo un esempio
Si può discutere senza mettersi in discussione, così, tanto per fare sfoggio di più o meno belle parole, ma se quello che conta è seguire la propria coscienza senza nemmeno accorgersi di contraddirsi, tanto vale non dialogare e fare come meglio pare e piace o come viene prima. Se si è santificata la propria coscienza, non si è nemmeno in grado di valersi dell’esperienza, anch’essa esaltata quando occorre e poi, però, quando uno se la trova sulla strada della propria coscienza, la si mette da parte con un calcio o girandole al largo come un ingombro: allora, alla propria coscienza non si sarà data alcuna speranza. Se di fronte a qualche centinaio di milioni di bambine abortite perché bambine i militanti di ogni causa al servizio del Pensiero Unico se ne stanno a casa, a tenere le ugole a riposo, la coscienza non dovrebbe sentirsi troppo bene: assolutizzarla a prescindere da ogni lezione dell’esperienza la rivela per quello che è: un alibi, la cui libertà è un’illusione che legittima un Pensiero Unico che ne assume il copyright.
Per tornare alle diatribe all’ordine del giorno: il derby Renzi/anti-Renzi può essere mai più ‘appassionante’ della vita di un bambino? Io sono sempre stato di Destra, ma esserlo per una specie di spirito da polisportiva non mi interessa. Le elezioni europee lo hanno dimostrato: la vittoria, pur parziale, di forze politiche marginali e demonizzate, ghettizzate, contro cui si è lanciato l’anatema ‘populismo’, sta smuovendo qualcosa. Cameron ha detto a alta voce alla Merkel che non accetterà un suo uomo alla guida dell’Ue. Ha l’aria di un pretesto, ma va bene. Il popolo e perfino il populismo, di Destra o di Sinistra, è quello che le élite eurocratiche temono di più. Hanno speso un sacco di soldi in pubblicità ridicole e arruolando troll col compito di attaccare via web ogni sito anche solo vagamente anti-eurocratico (buon lavoro, Filomeniche): e non è bastato. La strada giusta è questa, stare fuori dal format giochi senza frontiere dell’eurocrazia politicamente corretta.
Che lei sia ultraconservatore di destra, antieuropeo e anche populista, è piuttosto evidente a tutti.
Il problema è che pretende di avere ragione e con molta arroganza non rispetta le opinioni altrui. Nessuno ovviamente le vieta di criticare ma possibilmente senza dare più o meno implicitamente del cretino a chi esprime visioni diverse.
Non le mai venuto in mente che forse qualcuno può essere d’accordo con la politica sui diritti civili portata avanti dall’UE senza che si sia fatto fare il lavaggio del cervello, ma viceversa perché la ritiene giusta? Per lei siamo tutti egoisti perché favorevoli all’aborto? Bene siamo siamo egoisti, se ne faccia una ragione e finché le leggi dello stato lo consentono eviti di offenderci per questo.
Detto questo io continuerò ad esprimere il mio pensiero in modo educato (a differenza di lei) ma ignorerò il suo.
Saluti
Nulla mi diverte e qualche volta, mi creda, mio malgrado, nulla mi intenerisce, perfino, di più delle sue sfuriate in perfetta malafede, non corrotte, non sfiorate, anzi, da un minimo sussulto di ironia o di lucidità: mentre lei, se lo lasci dire, si rende antipatica quando fa la sostenuta, come in questo caso. Perchè? Chi glielo fa fare? Dimostra più serietà quando va a briglia sciolta, non quando accusa gli altri di maleducazione e poi, dopo averlo appellato tu, tu, tu, dà del ‘lei’ al maleducato. Le ho già spiegato, siccome lei mostrava di non rendersi conto neppure di questo, tanto per cominciare, che la buona educazione è buona con tutti e basta: e lei non può svilirla a ripicca puerile.
Vero, io ho preso spunto da una sua esilarante sortita su un mito platonico così che lei pareva scambiare la filosofia per il Derby del Kentucky per farne un tormentone: non lo farò più, visto che lei non risponde all’ironia, anche fastidiosa, con null’altro che considerazioni acide, risentite, un po’ malevole e anche peggio che malevole. Ma, come le ho sempre detto, lei può essere maleducata quanto, quando e come vuole, e del resto, lei ha fatto di peggio: ad esempio, quando, per dimostrare che lei non vuole fare la guerra alla religione, scriveva, non ricordo a chi, che quello che lei intendeva era ridurre all’irrilevanza politica, sociale, culturale la religione, ogni religione, in quanto stupidaggine che, per giunta, rifiuta il contraddittorio. Poi, non contenta di questo saggio sulla sua intolleranza, si mette a dare consigli e suggerimenti o richieste o a trarre conclusioni strampalate sui cattolici e la politica.
Ognuno di noi – lei, Amicone, io, Pillon, Platone- non pretende,ma ritiene di avere ragione e cerca di dimostrare che è così argomentando come sa e come può. Vale anche per me. L’arroganza, invece, consiste nel ritenere che gli altri vogliano avere ragione a tutti costi, anche più garbatamente ragione di quanto riesca a noi: come se noi e nella fattispecie, lei tenesse maledettamente a avere torto. Non sembra così.
Non ho mai sostenuto che chiunque difenda la ‘politica sui diritti civili’ portata avanti dall’Ue abbia subito il lavaggio del cervello: ho sostenuto, invece, che l’Ue vorrebbe fare il ‘lavaggio del cervello’ a tutti, a comincire dai bambini. Da come si esprime lei, a volte, penso che, nel suo caso, l’operazione sia sta coronata dal pieno successo.
Che lei si proponga fermamente di ignorare me, è cosa di cui le sono molto grato. Tanto che mi sento di darle un consiglio: stia attenta a non ignorare altro, soprattutto, quando deve difendere idee che nessuno ha messo in discussione e lei, prende e lo fa con un bel piglio e ragioni di cui nessuno le ha chiesto conto, ma che lei tira in ballo perchè, appunto, deve farsi ragione anche con gli argomenti sbagliati. Nello specifico, l’egoismo abortista – che c’è, ma non era in discussione – se lo è immaginato lei al solo scopo di dirmi che si può abortire in piena e perfino, buona coscienza, bontà coscienziosa degli abortisti di cui non ho mai dubittvo minimamente, perchè dovesse convincermene lei. Io, la informo, ho solo e per l’ennesima volta, posto il problema della coerenza della cultura gender che entra in contraddizione quando si tratta degli aborti selettivi che uccidono bambine: e invece di manifestare, prostestare on the road e online, risponde con un silenzio di tomba. Cosa che lei fa anche in questo caso, cambiando discorso giusto per aver l’agio di farsi ragione senza nemmeno nascondere un proposito che rimprovera agli altri; i quali, però,entrano nel merito del discorso, non escono all’aria aperta tanto per aprire bocca e non ammettere che hanno dovuta chiuderla per cessata attività cerebrale – detto per paradosso.
Infine, le parole di cui vorreste impadronirvi – a proposito di lavaggio automatico del cervello e della coscienze – sono, al momento, in grado di assicurare al polticamente corretto il potere di veto su opinioni e persone bollate come ultraconservatori di Destra; non solo, ma anche – sacrilegio! – com anti-europeiste; e – addiritttura! – populiste… Dato che lei è d’accordo con le direttive politiche dell’Ue, direi che lei non potrebbe rappresentare meglio lo stile di pensiero (unico), parole (da vidimare una per una) e opere (senza il vincolo insopportabile della sovranità popolare) delle élite che ci vorebbero tutti cittadini-modello come, per es., chi sa lei.
La cosa triste è che la tua coscienza narcotizzata non ti consente neppure di realizzare che quando uno fa l’apologia dell’omicidio di miliardi di innocenti non si rende colpevole solo di egoismo, ma di omicidio, e non solo agli occhi del Dio di cui neghi l’esistenza, ma soprattutto secondo la ragione umana da cui hai abdicato.
Convinta di non pagarne, prima o dopo, qualche conseguenza?
Bah, forse la lapidazione, il giorno che – grazie, anche, alla denatalità promossa da questa gente – gli immigrati islamici avranno preso il potere e ci avranno imposto la svaria..
Ovviamente, volevo scrivere “la sharia”, ma il solito idiotissimo “correttore automatico” è intervenuto!
Comportarsi secondo la propria coscienza non è un compromesso, a meno che tu intenda che i cattolici debbano comportarsi secondo la propria coscienza, ma un poì anche secondo la tua… i cattolici non giudicano gli altri, ma quello che gli altri fanno. Quindi se uno in coscienza considera l’aborto un omicidio, non ci si può aspettare che non giudichi come tale un’interruzione di gravidanza e un benefattore chi la compie. Dipodichè, sempre secondo coscienza, i cattolici credono che chiunque possa redimersi, perché il giudizio finale su una persona non è di questo mondo. Infatti solo i giacobini giudicano le persone, perchè non credono alla redenzione.
Se Tempi deve essere lo strumento aggragante per rifondare il centro destra io direi che la sua rappresentazione risulterebbe ultraconservatrice, incapace di mediare in qualsiasi situazione e soprattutto anacronistica. Forse….è meglio cercare uno strumento diverso se non vogliamo prendere un’altra batosta come ora.
Bah, se ti piace un “centro-destra” stile Carfagna, Brambilla, etc. etc., tienti quel che c’è rimasto di FI, NCD e via discorrendo. Se permetti, la mia analisi di ultrasessantacinquenne, che ha cominciato a interessarsi alla politica, a 12 anni non ancora compiuti, in occasione delle elezioni del 1958 (in cui, precoce “populista reazionario”, tifavo per il PMP di Lauro), prescinde, in sostanza, dai partiti, e parte da molto lontano.
In Italia esiste, direi da sempre, un’area, sociologica prima ancora e più che politica, definibile – con un linguaggio abbastanza discutibile, che risale a Parigi 1789 – “di centro-destra”. E’ un’area eternamente alla ricerca d’una classe politica che la rappresenti nelle istituzioni, e che viene regolarmente tradita dai politici a cui si affida. Accadde così nel 1848, quando s’affidò, ancora maggioritaria, alla DC di De Gasperi, e n’ebbe come risposta il “quadripartito”. Dieci anni dopo, in qualche modo ancora maggioritaria, anche se divisa in più partiti, sembrò alle soglie del potere con la formazione del governo Tambroni nel 1960; ma bastarono poche urla e sassate di quattro teppisti dell’estrema sinistra, perché la DC se la facesse nei calzoni, e ci regalasse, pochi anni dopo, il primo governo di centro-sinistra. Si risvegliò, in qualche modo, nel 1970, sottoscrivendo circa il triplo delle firme necessarie alla richiesta di referendum per l’abrogazione del divorzio, e dando alle elezioni di due anni dopo – elezioni anticipate indette solo per rinviare il referendum, non ci fu nessuna crisi di governo realmente motivata – la maggioranza parlamentare ai due partiti che avevano votato contro la Fortuna-Baslini. La risposta dei politici fu ancora quella di tergiversare, tirando fuori cavilli procedurali – incomprensibili per un profano di diritto come me – così da fare svolgere il referendum solo nel 1974, quando ormai i partiti divorzisti avevano saputo riprendere il controllo del proprio elettorato, e, forse, molti elettori missini e democristiani avevano approfittato della legge per “legalizzare” le proprie situazioni familiari irregolari. In tempi più vicini a noi, dopo il “terremoto” di “tangentopoli”, che aveva lasciato il vuoto nell’area della vecchia maggioranza pentapartitica, Berlusconi riuscì a riempire, in qualche modo, quel vuoto, si dice con un programma tratto da un sondaggio d’opinione, condotto col metodo del rilevamento dell'”audience” televisiva (!). Programma, in realtà, mai attuato; secondo lui, per il “boicottaggio” dei suoi alleati di governo; ma, forse, perché era il suo programma più o meno come lui era il “primo ministro ideale” per noi, povera e residua “destra cattolica”! Ovviamente, non lo è mai stato.
Oggi siamo di nuovo nel vuoto totale; eppure, quest’area – quasi certamente non più maggioritaria, perché erosa e corrotta dalla degradazione del costume, a cui anche le TV di Mediaset hanno dato un contributo non indifferente – esiste ancora. Va risvegliata, ricostruita, rimotivata a partire dal basso, dalle singole persone: perché pensare ancora di potersi affidare ai politici, sarebbe aver fiducia nelle operazioni di vertice; e, se così fosse, avrebbero avuto ragione i “golpisti” degli anni ’70, che volevano “raddirizzare l’Italia”, prendendo il potere… con 200 guardie forestali o con 53 generali in pensione!
Tempi, a mio modesto parere, potrebbe avere la capacità di “ri-coagulare” queste persone.
Il centro-destra, in Italia, non è un partito, e neanche una coalizione, auspicabile più che possibile. E’ un’area sociologica, prima e più ancora che “politica”. La “rifondazione” d’una realtà che possa rappresentarla nelle istituzioni può avvenire solo dal basso: “Tempi” potrebbe proprio essere lo strumento aggregante questa realtà, lasciando, chiaramente, i “politici di mestiere” al loro destino, in obbedienza alle parole di Nostro Signore: “Lasciate che i morti seppelliscano i morti”.
Caro Luigi, vedo che ti metti anche tu a ballare il bunga-bunga, per uscire da questa situazione bisogna solo essere cristiani. Ribadisco ci si pone contro; altrimenti il migliore sarà Renzi, Cattaneo (sindaco di Pavia), Salini (euro deputato NCD) Grillo, Lara Comi (euro deputato di FI). Attualmente è Renzi, pertanto il bunga-bunga continua divorzio brevissimo, aborto in Italia quota 6 milioni, gender vittoria prevista, gay avanti a tutto spiano, eutanasia in arrivo vengono riproposti i DAT, ai trans il vescovo dà la comunione, e così via. Siamo in pieno neo-paganesimo. Totus Tuus dice San Giovanni Paolo II.
Provo ad aggiungere una riflessione al commento di Aletti rivolto ad Amicone.
E’ un errore pensare di sovrapporre ESATTAMENTE i valori del centrodestra con quelli proposti dalla visione cattolica.
Ad esempio nessun governo di centro destra ha proposto l’abolizione dell’aborto, del divorzio. Anzi, il divorzio breve ha come correlatore un esponente di Forza Italia. Lo stesso Berlusconi ha aperto a unioni civili (articoli de il Giornale) e pure alla legge Scalfarotto(PD)/Leoni(FI) (intervista rilasciata a Tempi).
Semplicemente l’elettorato di CDX è complessivamente più “laico” di quello che si vuole ammettere e di questo la politica “classica” (consenso) ne tiene conto.
Questo senza togliere che, complessivamente, il centrodestra è una offerta politica più aderente ai valori cattolici (vedi Englaro e testamento biologico).
La proposta di Aletti non si tiene, nel senso che chi ha provato a fare un partito “100% cattolico”, Cristiano Magdi Allam elezioni 2013, si è fermato allo zero virgola. E un partito allo zero virgola, anche se li propugna, non è in grado di difendere i valori cattolici.
Secondo me, allora, se si vuole difendere i valori cattolici, non serve una proposta dirigistica dall’alto (partito “100% cattolico”), ma la cultura cattolica intesa come i movimenti ecclesiali (in primis CL nel cui carisma c’è anche una forte partecipazione civile/politica) e imprenditoriali (CDO) devono proporre un personale politico all’altezza delle aspettative come carisma e programma.
Serve dunque, come dice Amicone, proprio un “Cattaneo”: non calato dall’alto ai posti di vertice alla Toti/Olgettine, ma selezionato duramente dal basso e quindi “dal popolo”. E la meritocrazia è un bene, perchè seleziona il migliore.
Sta quindi ai cattolici e alla cultura cattolica, NON ai partiti e alla politica intesa in senso classico, proporre una figura forte che faccia da traino e proponga anche all’elettorato di CDX più distratto su questi temi, la validità di certi valori e sappia farli comprendere ed apprezzare anche ad un elettorato più vasto.
Insomma, magari un Renzi modello centrodestra_alla_Tempi in questo momento è al gruppetto di qualche SDC.
Non ai partiti e alle segreterie, ma ai cattolici, sta il compito di individuarlo e proporlo a TUTTA la società civile.
E se è veramente in gamba, il resto viene da se.