Apriamo le porte di Garanzia Giovani anche agli studenti e alle scuole. Così si combatte la disoccupazione giovanile

Di Matteo Rigamonti
08 Luglio 2014
Roberto Pellegatta (Disal) rilancia la proposta del sottosegretario all'Istruzione Gabriele Toccafondi: «Quella della collaborazione istituzionale tra scuola e lavoro è la strada giusta»

Il governo Renzi vorrebbe che il piano Garanzia Giovani offrisse una concreta possibilità di impiego o formazione a tutti quegli italiani che hanno meno di trent’anni e non trovano lavoro. La realtà, però, è diversa. Garanzia Giovani, come ha recentemente dichiarato a tempi.it Michele Tiraboschi, è finora servita soltanto a «mettere 100 mila ragazzi in fila di fronte a una porta chiusa». Non sono più di 2-3 mila le offerte di lavoro consultabili sul portale attivato dai tecnici del ministero del Lavoro lo scorso 1° maggio. Di queste, poi, buona parte sono stage o contratti a termine. Pochissimi gli apprendistati.

ANCHE CHI STUDIA IN GARANZIA GIOVANI. Sembra ragionevole quindi la proposta che il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi ha recentemente fatto in un’intervista al Sole 24 Ore e cioè quella di «ripensare il sistema Garanzia Giovani, includendo gli studenti attraverso il coinvolgimento della scuola e dell’università». Una sostanziale «correzione di rotta per favorire una reale alternanza tra scuola e lavoro». Con la «School Guarantee», come l’ha ribattezzata Toccafondi, premiando l’impegno economico dell’impresa che riesce a creare occupazione giovanile, si restituisce a Garanzia Giovani il suo scopo primario: creare posti di lavoro in collaborazione con la scuola. Impostazione che invece è stata parzialmente snaturata dalla decisione di Renzi di estendere il termine entro cui è possibile usufruire della Garanzia dai 25 ai 29 anni di età.

ALLEANZA SCUOLA-IMPRESA PER L’OCCUPAZIONE. A rilanciare di recente la proposta di Toccafondi è stata Disal, l’Associazione dei dirigenti delle scuole autonome e libere.  «Già il decreto 20.09.2011, che ha trasformato le istituzioni scolastiche tecniche e professionali in agenzie di intermediazione per il lavoro, ha dato i frutti inaspettati con la sottoscrizione di numerosissimi tirocini lavorativi», spiega a tempi.it Roberto Pellegatta, presidente uscente di Disal. «La collaborazione istituzionale tra scuola e lavoro (per la quale manca in Italia un chiaro quadro normativo) è la strada giusta».
Quel decreto, prosegue Pellegatta è però «inoperante: ecco perché l’utilizzo dei fondi di Garanzia Giovani diviene importante. Consentirebbe di realizzare anche in Italia quella fattiva triangolazione tra scuole, aziende e organismi territoriali che funziona così bene in Germania, dove la disoccupazione giovanile è ferma al 6 per cento, mentre da noi è ancora al 46 per cento. Alcune Regioni, come la Lombardia, sembrerebbero intenzionate a muoversi in questa direzione, speriamo ciò accada presto e sul serio». Ma perché ciò possa accadere, serve forse quella «visione nuova», come dice sempre Toccafondi, «che veda la scuola come un investimento per il Paese».

@rigaz1

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